[24/09/2010] News
LIVORNO Si è conclusa la sessione della Clinton global iniziative (Cgi) dedicata all'energia e all'ambiente ed alla quale ha partecipato anche la segretaria esecutiva dell'United Nations framework convention on climate change (Unfccc), Christiana Figueres che ha spiegato perché la Convenzione dell'Onu per il clima non è riuscita a fare grandi progressi verso il raggiungimento di un accordo internazionale per il taglio di gas serra. Secondo quanto scrive l'Un Dispatch, la Figueres ha detto che le due principali ragioni che hanno determinato la situazione di stallo dei negoziati climatici sono le tensioni tra i Paesi sviluppati e in via di sviluppo e il disinteresse delle imprese private che non stanno facendo molto per il clima.
La cosa ha sorpreso e imbarazzato non poco l'imprenditore "verde" Richard Branson (Nella foto con la direttrice Unfccc), noto per la Virgin, i megastores musicali, le marketing tactics, le sponsorizzazioni sportive... che stava partecipando sul palco della Cgi al dibattito con la Figueres.
Secondo la signora costaricense che da luglio ha sostituito Yvo de Boer a capo dell'Unfccc, «Le imprese non stanno prendendo provvedimenti abbastanza audaci per ridurre la loro carbon footprint (impronta di carbonio), perché restano in attesa che i governi passino alla realizzazione di un quadro normativo completo. E i governi si stanno guardando nervosamente i piedi, perché "il business non ci sta spingendo". Siete voi a dover ballare un po' per primi, voi per primi, voi per primi...». ha detto, come in un mantra, la Figueres alla platea di business man abbastanza spiazzati e di rappresentanti di Ong col sorriso sulle labbra.
La segretaria dei negoziati intergovernativi sul clima è convinta che il business dovrebbe dimostrare subito la sua capacità di leadership per la protezione del clima. Ha fatto l'esempio della rivoluzione della telefonia, che ha diffuso rapidamente e decentrato la moderna comunicazione: «Il primo cellulare è stato inventato nel 1973 e pesava 2,5 libbre. Entro la fine del 2010, ci saranno 5 miliardi di telefoni cellulari sul marcato, tutti che peseranno meno di 4 once».
Ma lasciare che i governi e il business volteggino da soli allacciati nella sala da ballo planetaria ha i suoi rischi, come dimostra proprio anche il "virtuoso" esempio dell'esplosione della telefonia cellulare. Le critiche alla Figueres su questo punto vengono da una fonte inaspettata: l'amministrare delegato di Google Erich Smith, ma anche da altri della Clinton global iniziative. Secondo Smith l'entusiasmo della direttrice dell'Infccc non tiene conto di quel che succede ai telefoni quando hanno saturato l'accesso ai mercati poveri dell'informazione mondiale. «Paesi in via di sviluppo come l'India, la Cina e il Sudafrica sono ora di fronte ad una marea tossica di e-waste di pericolosi resti di telefoni cellulari, computer e altri dispositivi elettronici - riassume Un Dispatch - Quest'anno i telefoni cellulari in India produrranno 1.7000 tonnellate di rifiuti elettronici, una cifra che il Programma dell'Onu per l'ambiente si aspetta che aumenti di 18 volte nel prossimo decennio. Si tratta di una potenziale bomba per la salute umana in un Paese con un sistema di riciclaggio molto informale: i poveri, le caste basse indiane, i "rag pickers" (raccoglitori di stracci) rovistano tra la spazzatura alla ricerca di metalli preziosi, tracce mescolate ai materiali tossici all'interno dei circuiti dei cellulari. Anche nel mondo sviluppato , i programmi basati sul mercato per gestire l'e-waste e altre minacce per l'ambiente e la salute umana sono difficili da gestire senza il catalizzatore dell'azione di governo».
Al meeting della Cig è spuntato anche un altro tenebroso fantasma che una buona parte del business vorrebbe tenere in un angolo buio e silenzioso, quelle che UN Dispatch definisce «Le false promesse dell' energia nucleare che possono essere l'esempio più utile di quello che succede quando il business va avanti senza regole e senza risolvere i dettagli». Al meeting della Clinton global iniziative si è preso atto che se è vero che dagli anni '70 l'energia nucleare ha prodotto terrawatts di energia senza emissioni di CO2, ha anche prodotto uno stock sempre crescente di scorie radioattive e che, in quasi tutti i Paesi dotati di centrali nucleari, troppo spesso la politica non è riuscita a trovare siti di stoccaggio a lungo termine per questi materiali mortali. E se la crescita non regolamentata di e-waste può potenziale creare un problema di rifiuti tossici nei Paesi in via di sviluppo, quella delle scorie nucleari sarà probabilmente di proporzioni ingestibili. Esempi come quello del nucleare evidenziano che solo se la produzione diffusa e decentralizzata di energia pulita rendesse inutili i grandi impianti di produzione di energia fossile centralizzata, innescando un rapidissimo sviluppo in Africa e altrove, allora forse l'esempio della telefonia mobile della Figueres potrebbe rivelarsi calzante.
Ma a queste speranze ed a questi risultati si arriverà probabile solo se la ricerca scientifica avrà il pieno sostegno e i finanziamenti necessari da parte dei governi. «I miliardi di Branson impallidiscono a confronto delle migliaia di miliardi di dollari di investimenti potenziali che hanno i governi del mondo», sottolinea Corbin Hair su UN Dispatch. Eppure, secondo la Figueres «La psicodinamica dei negoziati adesso si concentra sui costi della prevenzione del clima. Quali sono le opportunità di muoversi verso il futuro? Questa parte della conversazione non è presente. Inoltre è scomparso dai colloqui il guadagno che otterrebbero i governi investendo oggi miliardi in energie pulite e meno inquinanti, per evitare domani migliaia di miliardi in costi di mitigazione del clima. Abdicare alle responsabilità per la protezione del clima per il mercato rischia di farci portare nella direzione sbagliata da parte delle imprese, che sono necessariamente più concentrate sui loro ricavi trimestrali che sul futuro del pianeta».