
[24/09/2010] News
LIVORNO. Marzo 2008: esiste in Italia un potenziale di efficienza ampiamente ottenibile entro il 2020 e superiore al 20 per cento che, se realizzato, produrrebbe benefici economici netti. Per realizzare il potenziale economicamente conveniente occorrerebbero, nel complesso, investimenti in tecnologie e programmi per circa 80 miliardi di euro - 5,7 miliardi/anno circa negli anni dal 2007 al 2020 - con un beneficio economico che si protrarrà nel tempo fino al 2040.
Ci sarebbe anche una ricaduta occupazionale che viene stimata nell'ordine dei 60mila posti di lavoro in 14 anni (valore medio). Con l'efficienza energetica è possibile tagliare 50 milioni di tonnellate di CO2 rispetto allo scenario tendenziale. 23 settembre 2010: l'efficienza energetica è un'opportunità di crescita per l'Italia e può avere un impatto positivo sull'occupazione e sulla bolletta energetica.
Un piano di efficienza decennale 2010-2020, fondato su certezza normativa e incentivi al consumo di beni ad alta efficienza energetica per circa 16 milioni, stimolerebbe un aumento della domanda di circa 130 miliardi, un aumento della produzione industriale di 238,4 miliardi e una crescita occupazionale di circa 1,6 milioni di nuovi occupati. Una strategia che consentirebbe, inoltre, una riduzione di emissioni di Co2 pari a oltre 207 milioni di tonnellate con un risparmio economico di circa 5,19 miliardi.
Investire in efficienza avrebbe anche un impatto sul benessere complessivo del Paese con un guadagno netto di oltre 14 miliardi di euro: risultato che si ottiene confrontando i benefici del risparmio in bolletta pari a 25.616 milioni, più il risparmio in costi di emissioni per 5.190 milioni, dedotto il costo degli incentivi di 16.667 milioni.
Che c'è di strano? Che le affermazioni del marzo 2008 sono di Greenpeace e quelle di ieri sono di Confindustria. Già questo per chi l'ambientalismo lo agisce come movimento di pressione per la riconversione ecologica dell'economia è un premio piuttosto grande. Perché è il riconoscimento di un lavoro che non ha niente a che vedere con i "no" sistematici, cassandre e compagnie cantanti.
Ma l'aspetto più interessante è che se verrà recepito questo piano - fattibile qui ed ora - a differenza del nucleare ma in parte anche delle rinnovabili, possiamo ottenere risultati in tempi finalmente brevi e anche centrare gli obiettivi dell'Ue. Non ci sono da trovare siti idonei, da discutere con sovrintendenze, da battibeccarsi con i comitati del no sempre e comunque. Certo non è la soluzione a tutti i mali ma un buonissimo punto di partenza peraltro da sempre messo al primo posto dalle associazioni ambientaliste quali appunto Greenpeace, Legambiente e Wwf.
Efficienza e risparmio, peraltro, dovrebbero essere le parole d'ordine di ogni gestione dei servizi pubblici o privati che siano in quello che auspichiamo sarà il governo di domani. Che non vuol dire tagli indiscriminati, né populismo di bassissima lega, né che fatto questo si sia risolta la crisi ecologica e quella economica. Però è da qui che si deve passare, perché anche concettualmente un conto è mettere un freno al depauperamento delle risorse del pianeta, un conto cercarne di nuove pensando ad una crescita infinita impossibile in un mondo finito.
E' proprio in queste, che per alcuni possono sembrare addirittura sfumature, che c'è invece l'orizzonte (o magari l'utopia come dice oggi lo scrittore Cristian Raimo sul Manifesto) che noi ecologisti economici vorremo venisse posto al centro di un pensiero politico aggregante e potenzialmente di governo. Dice bene Raimo quando sostiene che il vero punto dolente (del Pd in questo caso ma in generale della sinistra diciamo noi) è che «per riuscire a convincere qualcuno della realtà di un sogno occorre che per primo io stesso ne sia ammaliato. Berlusconi e Bossi sono i testimoni più credibili del sogno bijou che mi stanno vendendo. I leader della sinistra dovrebbero cominciare a credere loro per primi che un mondo (un mondo intero) con più uguaglianza potrebbe essere, oltre che possibile e giusto, anche meraviglioso».
Che Confindustria mettendo in secondo piano il nucleare, sposi e promuova a livello nazionale per uscire dalla crisi e per raggiungere gli obiettivi Ue sulle emissioni un piano energetico che sembra quello di un'associazione ambientalista, sembra un sogno. E se lo è non svegliateci.