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[28/09/2010] News toscana
LIVORNO. La situazione relativa al settore rifiuti in Toscana è a dir poco critica. La dotazione impiantistica già insufficiente, resa ancora più scarsa dagli ultimi eventi quali il sequestro dell'impianto di Falascaia e la mancata autorizzazione della discarica di Terranuova, potrebbe portarci vicino ad una situazione di emergenza. Ne abbiamo parlato con l'assessore regionale Anna Rita Bramerini (Nella foto).
Come pensa di affrontare questa situazione?
«Una sola riposta? Ci vogliono gli impianti. Dobbiamo spingere affinché gli Ato individuino un unico gestore e realizzino gli impianti previsti dal piano. Un'implementazione della raccolta differenziata ed il completamento del sistema impiantistico sono fondamentali per ridurre i conferimenti in discarica ed incrementare il trattamento ed il recupero. Non ci sono altre strade.
Come si sa, le discariche sono l'ultima soluzione nella gerarchia di azioni fissate dalla normativa comunitaria. Ma in Toscana ancora troppi rifiuti finiscono in discarica, circa il 50% del totale. La raccolta differenziata è importantissima, tanto che la Regione ha investito e ha in programma di continuare ad investire ingenti risorse per sviluppare quella di qualità, volta al recupero di materia dai rifiuti. Nel corso degli ultimi anni sono stati finanziati circa 140 progetti. Inoltre è stato dato un forte sostegno alla prevenzione della produzione dei rifiuti, con attivazione di risorse a favore delle Province per supportare specifiche azioni di riduzione, con cui sono stati finanziati circa 120 progetti. Ciò detto, il sistema non può funzionare senza una dotazione congrua di impianti, che al momento congrua non è. Il completamento del sistema impiantistico servirà a diminuire i conferimenti in discarica, a incrementare il trattamento ed il recupero e scongiurare l'emergenza».
Entro dicembre gli Ato cesseranno per legge la loro attività. E sempre per effetto di un'altra legge nazionale gran parte delle attuali concessioni dei servizi di gestione dei rifiuti andranno a decadere se non verranno fatte le gare per il partner privato. Quale decisione pensa di adottare la regione in merito agli Ato per i rifiuti?
«Pensiamo di dotarci di una legge ponte per gestire la delicata fase di transizione e riforma delle autonomie locali. Insomma, si tratterebbe di dare il via a una "gestione straordinaria" per garantire funzionalità e organizzazione in attesa della riorganizzazione.. Non verrà creata alcuna forma giuridica nuova, si tratta solo di creare le condizioni migliori per dotare la Toscana di un vero e definitivo riordino dei servizi pubblici. Almeno per acqua e rifiuti vorrei chiudere la partita entro due anni ma il momento per iniziare e agire è adesso, che la legislatura è appena iniziata, lontano dalle scadenze elettorali che generano spesso proclami e dibattiti di apparenza più che di sostanza. Sul tavolo c'è l'idea di una proposta di legge sui servizi pubblici che abbia come obiettivi il controllo e la qualità dei servizi, recuperando da un lato un forte ruolo di indirizzo regionale nella programmazione e rafforzando, dall'altro, quello della terzietà sul controllo.
Per quanto riguarda lo stato dell'arte dei rifiuti rispetto alle novità che saranno introdotte dal nuovo decreto Calderoli, ancora non definite, lo scenario è complesso perché potrebbero mutare le competenze oggi in capo agli enti locali. A seguito della legge di riordino del 2007 (n.61), solo l'Ato Sud (in cui insistono 9 gestori) ha ultimato le fasi per la gara per l'individuazione del soggetto gestore. Ato Costa (20 gestori) e Centro (11), hanno delimitato il perimetro di gara. Si sta dunque procedendo a rilento e sugli obblighi normativi, anch'essi imminenti, su partecipazioni e affidamenti, l'impressione è che "in molti Comuni non vi sia sufficiente comprensione delle novità introdotte dalla legge nazionale. Il tema è delicato perché sulle gestioni in house, se non congrue e giustificate, può intervenire l'Antitrust».
Il tema degli Ato si presenta anche per il settore della gestione dei servizi idrici e in questo caso c'è stata anche una eccezionale raccolta di firme per indire un referendum che vorrebbe far decadere la stessa legge che riguarda anche le concessioni dei servizi rifiuti e che prevede una quota del 40% da affidare ai privati. Quale approccio avrà la regione in merito?
«E' necessario un chiarimento preliminare: una questione è il referendum "Acqua Pubblica", altra questione è l'art. 23 bis del D.L. 112/2008, che impone la decadenza degli affidamenti cosiddetti in house al 31.12.2011, salvo che non sia privatizzata, entro tale data, almeno il 40% della società.
Quest'ultima disposizione è oramai legge di Stato, e va rilevato che l'impostazione governativa di penalizzare le società in house è stata poi ulteriormente e pesantemente ribadita con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante Regolamento di attuazione dell'art. 23 bis, licenziato con il parere negativo delle Regioni il 29 aprile. Il motivo, le penalizzazioni imposte alle società in house (anche se non tutti sono d'accordo su questo punto, ndr).
Per quanto invece attiene ai quesiti referendari, le argomentazioni formulate dai referendari non sono pienamente condivisibili tenendo conto che, indipendentemente dal fatto che la gestione sia interamente pubblica, mista pubblico privata o anche interamente privata, tutte le leggi confermano da anni che l'acqua è un bene pubblico. Non solo, gli impianti idrici sono tutti di proprietà pubblica ( nella stragrande maggioranza dei casi dei Comuni); l'organismo di controllo ( ATO ) è pubblico; e la formazione delle tariffe è in mano pubblica. Comunque sia, l'effetto dell'approvazione dei tre quesiti referendari avrebbe effetti dirompenti su tutto il sistema di regolazione e gestione del servizio idrico, soprattutto perché torneremmo alla situazione precedente la L. 36/1994, che mirava alla ridefinizione delle regole del settore per il superamento dell'inefficacia dei precedenti modelli di gestione. Le conseguenze sarebbe un inevitabile aumento del debito pubblico, perché gli enti locali, quali titolari delle aziende di gestione, dovrebbero garantire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione delle infrastrutturazioni del settore; e una paralisi generale nell'attuazione dei piani degli investimenti.
Ricordato che la scelta della forma di gestione del servizio idrico integrato compete ai sindaci nelle opportune sedi istituzionali ( Autorità di Ambito territoriali ottimali, seppur con le criticità della loro decadenza dal 1 gennaio 2011) non si può che dare atto che in regione Toscana i gestori attuali hanno evidenziato le migliori performance su scala nazionale, sia in termini di investimenti realizzati, nella stragrande maggioranza assolutamente necessari ed urgenti, che di miglioramento di ella qualità del servizio reso ai cittadini. In raffronto alle altre Regioni si possono fare queste considerazioni. la Regione Toscana è quella dove maggiormente si è investito con 808, miloni di euro di investimenti (al 2008) seguita dall'Emilia Romagna con 494 e dal Piemonte con 362. La Toscana è al 5^ posto in termini di rispetto delle programmazioni ed ha anche il più alto livello di investimenti in relazione alla popolazione interessata, pari a 230 Euro/abitante, a fronte di un valore media nazionale di 107 Euro/ab, ovvero l'incidenza in Toscana è il 218% rispetto al valore media nazionale».
Il nostro paese ha presentato se pur in ritardo il piano nazionale per gli obiettivi europei 20-20-20 che prevede poi una ripartizione degli impegni anche a livello regionale, i cosiddetti burden sharing, per efficienza, risparmio e implementazione delle fonti rinnovabili. La toscana ha già in pratica delineato nel Pier questi impegni, ma come si intrecceranno con il distretto energetico della costa di cui si parla molto e che sembra più improntato sul versante gas e sulle biomasse a filiera lunga?
«Le cose non sono in contraddizione tra loro. Il distretto energetico della costa è, da un lato, una realtà, poiché è qui che sono concentrale le principali produzioni di energia regionali, compresa la geotermia, e, dall'altro, una scommessa e uno working progress, perché il prossimo anno entrerà in funzione il rigassificatore OLT, poi arriverà il metanodotto algerino Galsi ed è in discussione il rigassificatore di Edison, che significa soprattutto una razionalizzazione dell'area industriale di Solvay. Ma questo gas non è destinato alla nostra regione, bensì all'Europa. A noi compete far si che queste infrastrutture si collochino nei nostri territori favorendo il contesto economico, sociale ed occupazionale. In tal senso lo sviluppo delle rinnovabili e l'efficienza energetica costituiscono efficaci elementi di compensazione, assieme ad interventi rivolti alla riduzione dei costi energetici».
Nel dibattito riapertosi in Toscana sull'ambiente, l'urbanistica e in buona sostanza sul governo del territorio si è tornati a parlare anche dei parchi. Ciò avviene peraltro in una fase quanto mai critica sul piano nazionale tanto che anche Napolitano ha avuto modo di dire la sua. Con la passata giunta non si riuscì a far tagliare il traguardo alla nuova legge regionale sui parchi nonostante vi avessero lavorato ben due assessori e si è anzi tolto ai parchi il nulla osta che rilasciavano da anni. Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova giunta? Si riuscirà finalmente a reimmettere i parchi in quel circuito che la legge del 2005 sul governo del territorio gli ha in parte precluso?
«Alla revisione della Legge regionale lavoreremo dal prossimo anno sapendo che il calendario degli impegni è già fatto (Testo Unico sulla difesa del suolo, servizi pubblici, etc...)
Ripartirò dal lavoro della passata legislatura, anche perché la legge attualmente in vigore, la 49/95, va rivista. E' nostra intenzione recuperare il ruolo centrale che i parchi e le aree protette della Toscana hanno sempre avuto a livello nazionale.
Quanto ai parchi, io considero allo stesso livello sia quelli regionali che quelli nazionali e provinciali, perché il sistema regionale delle Aree Protette è un grande insieme di emergenze e particolarità ambientali che copre il 10% dell'intero territorio della Toscana.
Gli aspetti naturalistici si coniugano con quelli paesaggistici, storici e culturali e tutti questi aspetti devono essere considerati nel loro insieme come una cosa unica, per cui ritengo sicuramente necessario che la normativa di riferimento debba tener conto di tutto ciò in un unico testo che sarà la nostra nuova legge sulle Aree Protette».