[25/08/2009] News
LIVORNO. Il Pil (prodotto interno lordo), "non può costituire la chiave di lettura di tutte le questioni oggetto di dibattito pubblico" - soprattutto in questo periodo di crisi economica - perché non misura la sostenibilità ambientale o l'inclusione sociale. Il Pil è considerato un indicatore dell'intero sviluppo societario e del progresso in generale, ma non è stato concepito per misurare con accuratezza il progresso economico e sociale a più lungo termine e, in particolare, la capacità di una società di affrontare questioni quali i cambiamenti climatici, l'uso efficiente delle risorse o l'inclusione sociale.
Il Pil ha dei limiti e di tali limiti "occorre tenerne conto" nei dibattiti politici e nell'uso nelle analisi. Lo afferma la Commissione europea - dopo il piano europeo di ripresa economica -nella convinzione che la crisi andrebbe vista come un'opportunità per passare in maniera più decisa ad un'economia a bassa emissione di carbonio, che faccia altresì un uso efficiente delle risorse.
La comunicazione fatta al Consiglio e al Parlamento europeo "Non solo Pil. Misurare il progresso in un mondo in cambiamento" infatti, ha l'obiettivo generale di elaborare indicatori più completi che forniscano una "base di conoscenze più affidabile per una migliore definizione delle politiche e dei dibattiti pubblici".
La Commissione propone la messa in atto di cinque misure che sarà possibile ripensare e ampliare in occasione della revisione prevista per il 2012: completare il Pil con indicatori ambientali e sociali; informazioni quasi in tempo reale a sostegno del processo decisionale; informazioni più precise su distribuzione e diseguaglianze; elaborare una tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile; estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali.
Attualmente non esiste un indicatore ambientale globale che possa essere utilizzato nei dibattiti politici assieme al Pil. Esistono l'impronta ecologica e quella di carbonio, ma il loro campo di applicazione è limitato, perché la prima non misura ad esempio l'impatto sulle acque e la seconda sintetizza unicamente le emissioni dei gas a effetto serra.
Ecco dunque che la Commissione si impegna a presentare entro il 2010 una versione pilota di un indice della pressione ambientale che rispecchierà l'inquinamento e altri danni all'ambiente all'interno del territorio Ue. L'indice dunque incorporerà gli aspetti più importanti della politica ambientale come i cambiamenti climatici e il consumo d'energia, la natura e la biodiversità, l'inquinamento atmosferico e le ripercussioni sulla salute (a tale proposito l'Ue prende in considerazione la possibilità di elaborare un indicatore globale della qualità ambientale che permetta di conoscere, per esempio, il numero di cittadini europei che vivono in un ambiente sano), l'utilizzo e l'inquinamento delle acque, la produzione di rifiuti e l'uso delle risorse.
Assieme al Pil e agli indicatori sociali, l'indice della pressione ambientale dovrebbe consentire ai cittadini di valutare se le politiche nazionali e dell'Ue (congiuntamente all'impegno dei singoli e delle imprese) garantiscono il raggiungimento del livello di protezione ambientale che essi si aspettano. E allo stesso tempo dovrebbero consentire alle stesse istituzioni di valutare la coerenza delle proprie azioni. I vari indicatori hanno, appunto anche la funzione di fornire una base di conoscenze comprovate sulle quali fondare l'analisi politica, oltre a quella di aiutare a identificare sinergie e scambi tra obiettivi politici diversi (per esempio alimentando la valutazione ex-ante dell'impatto delle proposte politiche).
Non a caso, nelle sue conclusioni di giugno 2006, il Consiglio europeo ha invitato l'Ue e gli Stati membri a estendere i conti nazionali ai principali aspetti dello sviluppo sostenibile.
I conti nazionali dovrebbero essere integrati da una contabilità economico-ambientale atta a fornire "dati del tutto coerenti" da rendere disponibili man mano che verranno concordati i metodi. Una contabilità economico-ambientale che dovrà essere completata -a più lungo termine - da conti aggiuntivi relativi ad aspetti sociali.
A tale proposito la Commissione farà in modo che questo lavoro sia portato avanti nel quadro delle future revisioni del sistema internazionale dei conti nazionali e del sistema europeo dei conti. Si prevede che a più lungo termine una contabilità ambientale, sociale ed economica più integrata fornirà la base per "nuovi indicatori di altissimo livello" anche attraverso la collaborazione con le organizzazioni internazionali, il dialogo con la società civile e i progetti di ricerca.
L'Italia con il precedente governo Prodi si era portata avanti con il lavoro proprio sulla contabilità ambientale, ma il nuovo governo non ha proseguito sulla virtuosa strada e tutto è legato solo alla buona volontà dell'Ispra che appunto, in modo volontario, continua il percorso con esiti incerti.