[25/08/2009] News

Rdc, il ministro dell’ambiente a Greenpeace: «Sulle concessioni forestali mentite»

LIVORNO. A fine luglio Greenpeace Africa aveva inviato a José Endundu Bononge (Nella foto), ministro dell'ambiente, conservazione della natura e turismo della Repubblica democratica del Congo (Rdc), una pesantissima lettera-dossier polemicamente intitolata «Forêts de la République Démocratique du Congo: Où est la réforme?» che denunciava una grave mancanza di trasparenza nelle concessioni forestali e un diffuso lassismo, fino alla corruzione ed alla violazione dei diritti delle popolazioni autoctone, nell'applicazione della riforma del settore forestale.

L'atteggiamento della Rdc verso questa dettagliata denuncia sembrava improntato alla prudenza, invece, ad un mese di distanza dall'invio della lettera aperta, Endundu Bononge ha dato un vero e proprio schiaffo in faccia a Greenpeace, rigettando sprezzantemente ogni accusa contro il suo operato.

Durante una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi a Gombe, il ministro dell'ambiente della Rdc ha presentato un documento che risponde in 55 punti alle accuse degli ambientalisti e «dimostra le intenzioni inequivocabili  di questa Ong che crede di difendere meglio le foreste della Rd Congo, dimenticando che il governo della Repubblica  ha disposto, attraverso il ministero  de l'Environnement, Conservation de la Nature et Tourisme, un programma collegato il cui leitmotiv è la lotta contro la povertà e la miseria del popolo congolese delle foreste e che ha come obiettivo centrale che lo sviluppo del settore contribuisca assolutamente a ridurre la povertà».

Greenpeace evidenziava opacità e mancanza di trasparenza nelle concessioni di almeno 65 grandi licenze per abbattere aree forestali, ma Endundu ha ribattuto che il rilascio delle concessioni «non è una procedura poliziesca fatta con l'obiettivo di attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica sugli eventuali delinquenti che sarebbero gli sfruttatori forestali delle licenze considerate convertibili. La concessione dei permessi di taglio rientra nella gestione corrente dello sfruttamento forestale e non ha bisogno di una pubblicazione chiassosa».

Un atteggiamento alquanto prudente e garantista per le multinazionali del legno che tutti i rapporti internazionali accusano di deforestare molto più di quanto previsto dalle concessioni regolari, ma su una cosa il ministro ha ragione, fino ad ora questo avveniva senza chiasso, magari con il sottofondo del protettivo crepitare dei kalashnikov che evidentemente fanno meno rumore di una lettera aperta.

Ma Endundu Bononge ha respinto anche le accuse di Greenpeace sulle zonazioni delle concessioni ed ha spiegato che il suo ministero «Non ha atteso l'arrivo di Greenpeace nel 2008 per attivarsi. Queste attività sono iniziate nel Paese dal 2003. Il caso del "processus de zonage pilote" nel triangolo Lisala-Bumba-Businga, nell'area paesaggistica  Lopori-Maringa-Wamba, Salonga-Lukenie-Sankuru e Ituri-Epulu-Aru è stato avviato e spinto alla realizzazione dal ministero dell'ambiente con l'appoggio di Usaid-Carpe, della Fao e delle Ong Awf, Wwf e Wcs».

Quanto alla differenza di ben 2,9 milioni di ettari tra la superficie convertibile annunciata nel 2009 e quella reale calcolata dal Système d'information géographique (Sig), il ministro ha detto che Greenpeace evidentemente «ignora le disposizioni legali e regolamentari relative alla revisione legale delle concessioni» ed ha sottolineato che la differenza è stata segnalata dal suo ministero e noi on dall'associazione ambientalista. Comunque Endundu ha dovuto ammettere che «Le superfici Sig non d saranno tenute di conto c che dopo la loro convalida da parte delle diverse parti interessate». Il  ministro se la prende con Greenpeace, ma quei dati al ribasso erano stati forniti alla stampa dallo stesso governo di Kinshasa di cui Endundu fa parte.

Gli ambientalisti avevano anche fatto esempi concreti di violazioni e di utilizzo di concessioni prive di validità, come il caso della Trans-M, ma secondo il ministro le accuse di Greenpeace non hanno basi solide: «Può darsi che ci sia una qualche piccola cosa nascosta, ma è solo un buco nell'acqua, perché la riforma del settore forestale è una preoccupazione della politica del governo».

Endundu ci ha pensato un po' prima di rispondere a Greenpeace, ma poi è stato costretto ad uscire allo scoperto da indiscrezioni di stampa che lo sospettavano direttamente implicato nel giro di concessioni forestali, anche per questo il ministro ha mandato una contro-lettera-dossier che risponde punto per punto a quella di Greenpeace direttamente al primo ministro della Rdc. Resta ora da vedere cosa faranno e risponderanno gli ambientalisti ad un Endundu che si difende attaccando e accusandoli di mentire.

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