[15/10/2010] News
FIRENZE. Nuovo allarme per gli ecosistemi fluviali: l'antropizzazione e i cambiamenti climatici stanno alterando le catene alimentari dei fiumi e mettendo in pericolo la loro sopravvivenza. Questa volta l'input arriva da uno studio pubblicato su Science da un gruppo di ricerca coordinato dall'americano John Sabo della Arizona State University in Tempe. Esaminando 36 fra ruscelli e fiumi degli Stati Uniti, i ricercatori hanno scoperto che il prosciugamento delle acque e le esondazioni accorciano le catene alimentari fluviali perché queste dipendono dal volume delle acque e dalla forza delle correnti.
«Le inondazioni semplificano la catena alimentare perché eliminano alcuni componenti intermedi di essa e i pesci grandi che sono i maggiori predatori iniziano a mangiare prede che sono più in basso nella catena alimentare, un fatto che abbassa gli stessi predatori nella rete di cibo - ha spiegato Sabo -. Con l'abbassamento dei livelli d'acqua dei fiumi gli effetti sulla lunghezza della catena alimentare sono gli stessi, ma cambia il meccanismo perché i predatori in cima alla catena muoiono non tollerando i livelli di ossigeno più bassi e le temperature più alte delle acque dovuti al prosciugamento dei fiumi».
Siccità ed inondazioni collegati anche ai cambiamenti climatici ma pure alla costruzione di dighe e al prelievo di acqua per l'irrigazione, secondo i ricercatori potrebbe influenzare la gestione delle reti alimentari nei fiumi mettendo in pericolo il già fragile equilibrio della fauna fluviale.
Dopo le ricerche pubblicate su "Nature" e gli ultimi rapporti di Unep (United nations environment programme e Iucn (International union for conservation of nature) ora questo nuovo studio che ribadisce lo stretto rapporto tra usi antropici delle risorse idriche ed il sistema ecologico. Se come universalmente riconosciuto la biodiversità ha un valore, anche economico, è necessario che i decisori politici adottino le azioni opportune per conservarla.