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[25/08/2009] News toscana
FIRENZE. Al 2010, al netto dell'attuazione degli obiettivi regionali in materia di riduzione della produzione di rifiuti e dell'incremento della differenziata, è previsto che il territorio che comprende le province di Firenze, Prato, Pistoia, e la zona dell'empolese - Valdelsa produca in totale circa 477.000 tonnellate/anno di rifiuti urbani indifferenziati. Di questi, una buona parte è (e sarà) costituita da materie plastiche che sono passate indenni attraverso le maglie delle reti della Rd e che, pur ancora potenzialmente recuperabili, sono allo stato attuale destinate invece allo smaltimento.
Il progetto Ariel (acronimo di «Advanced recycling implementations to elide landfilling», iniziative avanzate di riciclo per ridurre il conferimento in discarica), di cui greenreport aveva parlato in occasione della presentazione avvenuta nel marzo scorso, prevede di giungere al 2012 ad un recupero del 3-5% di questa materia una volta giunta negli impianti, riportando quindi potenzialmente nel ciclo produttivo circa 14.300-23.800 tonn/anno di rifiuti plastici recuperabili.
Un quantitativo che gli stessi gestori (l'iniziativa è portata avanti da Publiambiente, Quadrifoglio, Asm, dal consorzio Helios - che riunisce le tre aziende - e dalla società di project management Pia, partecipata da Publiambiente) definirono «limitato, ma ugualmente interessante perchè rappresenta un flusso di massa importante da sottrarre allo smaltimento finale».
Il progetto prevede cioè il trattamento dei rifiuti indifferenziati a valle della raccolta e del conferimento agli impianti, cioè una ulteriore differenziazione che, all'interno della filiera del riciclo/recupero, si aggiunge a quelle già presenti per i rifiuti urbani e che fanno seguito a quella attuata dai cittadini. Per ora, infatti, l'indifferenziato è sottoposto, negli impianti, solo a tre tipi di trattamento: una prima separazione della frazione organica degradabile (poi usata per produrre terra di copertura per le discariche), cui segue una "deferrizzazione" attuata con magneti - fase che è l'unica in cui si attua un reale recupero di materia - e infine la separazione della frazione secca, da destinarsi poi al recupero energetico o allo smaltimento in discarica.
Col progetto Ariel si dovrebbe sommare, quindi, una ulteriore fase di trattamento dell'indifferenziato finalizzata al recupero di materia, in questo caso di materie plastiche. La lavorazione è prevista svolgersi presso gli impianti Asm di Prato, dove è prevista la realizzazione di un impianto-pilota da circa 15.000 t/anno.
Insomma, anche se parliamo di rifiuti urbani (che sono solo una frazione - circa 1/4 - dei rifiuti totali) e se i numeri in ballo sono ridotti, l'iniziativa è da sostenersi, poiché comunque costituisce un'evoluzione tecnologica nella filiera del ciclo integrato dei rifiuti che potrà poi aprire la strada ad ulteriori passi in avanti. Il punto fondamentale, comunque, è il modo in cui far sì che le materie recuperate possano essere effettivamente piazzate sul mercato: e il progetto Ariel, infatti, comprende ampi settori dedicati allo studio e all'approfondimento di questo aspetto, con particolare focus sullo studio dei mercati di materie prime seconde già sviluppati e al modo in cui attuare questo modello su scala territoriale e locale.
E' positivo, quindi, il fatto che la "partita di scacchi" costituita dalla gestione del ciclo integrato dei rifiuti sia affrontata, almeno nell'ambito del progetto Ariel, portando avanti in maniera organica tutte le pedine, e non solo alcune: e in questo senso è da sottolineare come anche ad un altro ambito fondamentale (e cioè la comunicazione) siano destinate ampie risorse logistiche ed economiche. Il progetto, partito a gennaio 2009, giungerà a termine nel febbraio 2012, e avrà un costo totale di circa 2.150.000 euro, di cui circa un milione sarà co-finanziato dall'Ue attraverso lo strumento dei fondi Life+.