[15/10/2010] News toscana

Inceneritori mobili: a volte ritornano

FIRENZE. L'inceneritore mobile di ultima generazione sta nascendo ad Empoli. Come ci racconta il Sole 24 Ore, in grado di trattare 10.000 tonnellate di rifiuti l'anno, il mini-impianto nasce dalla ricerca di Nse (New sustainable energy), società toscana che assicura che nelle dimensioni di un piccolo container può esserci la soluzione a grandi problemi di smaltimento di rifiuti industriali, anche pericolosi, producendo energia elettrica e termica.

La sua caratteristica principale è il fatto di essere facilmente installabile e spostabile, così da "aggredire" e risolvere il problema ovunque questo si presenti, abbattendo i costi di stoccaggio e garantendo "chilometri zero" sul ciclo dei rifiuti che saranno trattati. Secondo il quotidiano economico, il brevetto di questa macchina si basa sul processo di pirogassificazione dei rifiuti, una trattamento chimico da cui si può ottenere energia e calore, che nasce per le biomasse dei rifiuti organici (quali scarti agricoli, scarti alimentari, biomasse forestali).

Quello che non ci dice, ma che un lettore anche non di settore si chiede subito - è come vengono effettuate la Via (Valutazione d'impatto ambientale) e la Vis ( Valutazione d'impatto sanitario) su un impianto di tipo "mobile": dovendo valutare i cambiamenti nel micro e macro clima che un impianto di smaltimento rifiuti produce, i processi di mitigazione devono essere necessariamente definiti in base alla posizione dell'impianto. Quindi a seguito dello spostamento da un luogo all'altro, è indispensabile azzerare e ripercorrere i procedimenti delle Valutazioni obbligatorie per legge. O no?

Ne discende che la caratteristica peculiare non è la "mobilità", ma la "velocità" con cui un cliente, magari industriale, può dotarsi di un impianto di termovalorizzazione rispetto alle lunghissime procedure previste da un qualunque Piano Provinciale dei rifiuti e dall'Ato ( Ambito Territoriale Ottimale, almeno finchè ci saranno) di riferimento.

Torna a mente quanto vissuto proprio in Toscana, e precisamente a Firenze, agli inizi degli anni novanta, in piena emergenza rifiuti: per smaltire tonnellate di rifiuti ospedalieri stoccati, fu portato (proveniente dalla Sardegna e progettato negli Stati Uniti) alla periferia del capoluogo toscano un inceneritore mobile, che avrebbe dovuto risolvere il problema. Lo chiamarono "bombolino" ma non fu mai messo in funzione per i dubbi tecnici e per le proteste di un comitato che ne contestò utilizzo e localizzazione.

Certo: altri tempi, altra tecnologia, altre leggi a tutela dei cittadini rispetto ad oggi. Differenze abissali. Proprio per questo, e non in difetto, sarebbe interessante sapere molto di più di questo "inceneritore in miniatura", conoscere in dettaglio le caratteristiche tecnologiche e capire, visto che parliamo di pirogassificazione, quali sono i rifiuti che possono essere trattati da questo tipo di impianto, oltre a moltissimi altri quesiti.

Sul sito della società che lo costruisce, per ora campeggia un bel "coming soon": speriamo non sia un film già visto.

 

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