[20/10/2010] News

Marea Nera del Golfo del Messico: 6 mesi e 68 milioni di dollari dopo...

LIVORNO. Il 20 ottobre segna sei mesi esatti dall'esplosione e dall'affondamento della piattaforma offshore della Bp Deepwater Horizon che il 20 aprile costò la vita ad 11 lavoratori e produsse lo sversamento di milioni di galloni di petrolio nel Golfo del Messico. Si è parlato molto della responsabilità delle multinazionali petrolifere e degli investimenti necessari per bonificare mare, fondali e coste, ma da allora le Big Oil hanno versato decine di milioni di dollari in lobbying e campagne politiche per evitare qualsiasi riforma o la responsabilità per le loro industrie. Secondo un documentato rapporto presentato del Center for american progress action fund, i gruppi di interesse legati all'industria petrolifera hanno investito almeno 68, 5 milioni di dollari nella campagna per le elezioni di mezzo termine.

Secondo il rapporto online interattivo "Big Polluters' Big Ad Spending", curato dalla ricercatrice Rebecca Lefton e da Noreen Nielsen, Energy communications director for progressive Media dell' American Progress, «Le Big Oil ed i suoi alleati particolarmente interessati hanno speso in tutto più di 68,5 milioni dall'inizio del 2010 per ingannevoli e falsi annunci televisivi progettati per le elezioni di mid term e per promuovere la loro agenda anti-clean energy reform. La posta in gioco per il nostro futuro ad energia pulita è alta per gruppi pro-petrolio e carbone che spendono sempre di più e per i candidati negazionisti climatici che corrono contro i climate champions in questa serrata gara».

Cliccando sui nomi di compagnie e fondazioni si scopre da dove vengono i dollari per gli spot televisivi  che tuonano contro l'approvazione di leggi su clima ed energia. La spesa elettorale dei gruppi di interesse quest'anno è cresciuta in gran segreto, dopo la sentenza Citizens United della Corte Suprema  di gennaio che ha permesso questi gruppi e imprese di spendere somme illimitate di denaro per sostenere alle elezioni I repubblicani. Il rapporto spiega che «I gruppi conservatori hanno realizzato un aumento della spesa cinque volte superiore alle elezioni del 2006 e cercano  di influenzare le prossime elezioni di medio termine. Molti dei gruppi che distribuiscono denaro si dichiarano no-profit, come  Americans for Job Security, e non devono rivelare nulla sui loro finanziatori-donatori.

Il grafico pubblicato sul sito del Center for american progress action fund presenta i 17,3 milioni di dollari spesi in spot televisivi dagli special interest groups in tutti gli Usa, a partire da agosto e fino ad ottobre.

Lefton e Nielsen  avvertono che «Però, il grafico è solo un assaggio del capitale messo a disposizione dalle  Big Oil e dalle Big Coal. Il Center for american progress action fund documenta nel suo rapporto "Dirty Money" che i 20 più grandi finanziatori, petrolio, attività minerarie e compagnie pubbliche elettriche, dal  gennaio 2009 al giugno 2010 hanno speso 242 milioni dollari in lobbying. Le associazioni di categoria generalmente contrarie alle politiche clean energy hanno speso altri  290 milioni di $. Il lobbying e la pubblicità sono solo due strumenti del'arsenale delle Big Oil e delle Big Coal per sconfiggere l'energia pulita e la legislazione per la riforma del petrolio che credono comprometta i loro profitti».

Sulla questione interviene anche il direttore di Sierra Club, Mochael Brune: «Dopo il disastro Bp, centinaia di migliaia di americani hanno invitato i nostri dirigenti ad evitare tragedie future, portando l'America fuori dalla dipendenza dal petrolio. Sei mesi e 68 milioni di dollari dopo, siamo delusi nel vedere lo standard  dell'industria petrolifera in termini di soluzioni energetiche pulite che ci avrebbero aiutato a finirla con la dipendenza dal petrolio. Grazie all'influenza delle Big Oil sul Congresso e nelle elezioni, non abbiamo ancora visto le misure di cui abbiamo bisogno per aiutare la Gulf Coast a recuperare. Non abbiamo ancora visto un'azione reale per prevenire i disastri petroliferi futuri e creare posti di lavoro nell'energia pulita. Gli elettori non deve lasciare che le nostre elezioni siano pagate dalle Big Oil. Secondo il rapporto pubblicato oggi dal Center for American progress action fund, l'industria del petrolio e gli interessi particolari hanno già versato 68,5 milioni dollari nella campagna di questa stagione elettorale. L'industria energetica sporca ha versato milioni in sostegno a candidati che, se li lasciamo arrivare a Washington, ostacoleranno certo l'innovazione e i posti di lavoro nell'energia pulita e posti di lavoro. Spargono petrolio sulle nostre spiagge e ora spargono il loro denaro sulle nostre elezioni. Votando per i sostenitori dell'energia pulita, possiamo inviare un messaggio chiaro alle aziende che inquinano che devono farsi da parte e per metterci al lavoro per creare un'economia dell'energia pulita».

Torna all'archivio