[26/08/2009] News
LIVORNO. Il monopolista pubblico russo degli oleodotti, Transneft, che è anche il più grande trasportatore di petrolio del mondo, a giugno aveva annunciato la costruzione del secondo troncone della Baltic Pipeline System2, dopo che i primi due spezzoni erano stati collegati ad Unetcha, nella regione di Briansk.
La nuova condotta petrolifera baltica in realtà punta proprio ad aggirare i Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) che Mosca considera poco affidabili ed ostili, ma anche la problematica Ucraina e la fedele Bielorussia, garantendo il rifornimento delle maggiori città della Russia europea.
Il primo troncone della Bts, destinato a trasportare il petrolio prodotto nel nord della Russia, in Siberia occidentale, negli Urali meridionali ed in alcuni Stati ex sovietici, è entrato in servizio nel 2001 proprio per eliminare la dipendenza della Russia dal transito nei Paesi baltici, ma alla fine del 2006 la sua capacità di trasporto di 74 milioni di tonnellate di greggio all'anno cominciavano a non essere più sufficienti.
Alla fine la Baltic Pipeline System2 (Bts2), lunga 1.170 km, collegherà entro il 2012 Unetcha ad Ust-Luga, nelle vicinanze di San Pietroburgo. Il costo del progetto è di 13° miliardi di rubli (circa 3 miliardi di dollari) e nel 2009 è previsto un investimento di 46 miliardi di rubli (un miliardo di euro).
Ieri a Mosca, dopo un incontro con il premier Vladimir Putin, il presidente di Transneft Nikolai Tokarev, ha annunciato che i lavori di costruzione del secondo troncone del Bts2 termineranno nel primo trimestre del 2012: «Sono certo che termineremo il lavoro in tempo, probabilmente anche prima dei termini. Secondo un'ordinanza del governo, l'oleodotto deve essere operative nel terzo trimestre del 2012, io penso che saremo capaci di terminare I lavori nel primo trimestre».
I lavori per il Bts2 sono iniziati il 10 giugno scorso e Transneft ha già posato 104 km di tubazioni ed assicura di aver sbloccato tutti i fondi destinati al progetto. Per la verità si tratta di un ritardo (probabilmente finito sotto i rimproveri di Putin), visto che solo il primo luglio scorso il vice-premier Segei Ivanov assicurava che l'oleodotto sarebbe stato operativo entri o il 2011. Il nuovo oleodotto trasporterà all'inizio 30 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, per arrivare a 50 milioni a pieno regime.
Eliminata così, dopo il crollo dell'Urss, la dipendenza dai porti lettoni ed estoni, Mosca e San Pietroburgo verranno ulteriormente rifornite dal nuovo oleodotto che entro la fine di quest'anno dovrebbe avvalersi anche di un terminal di greggio da 7 milioni di tonnellate nel porto di Ust-Luga, riducendo così le esportazioni di petrolio russo attraverso i porti estoni che attualmente sono ancora di 17 milioni di tonnellate all'anno.
Inoltre il nuovo porto petrolifero russo sarà dotato di un terminal per container e di un traghetto che lo collegherà alla Germania. Sembra proprio un brutto colpo (e forse una punizione per le politiche antirusse e la discriminazione delle comunità russofone interne) per l'economia dei Paesi baltici.