[21/10/2010] News

BirdLife International e Lipu a Nagoya: «Una Svolta per salvare la biodiversità»

LIVORNO. Dopo il fallimento dell'obiettivo globale fissato al 2010 dai capi di Stato e di Governo e quello dichiarato dall'Unione Europea che ne voleva arrestare il declino delle specie, «Basterà Nagoya per invertire la tendenza alla perdita di biodiversità a livello mondiale?». Lo chiedono e se lo chiedono BirdLife International e Lipu alla decima Conferenza delle Parti (C0p 10) della Convenzione della diversità biologica (Cbd) in corso in Giappone.

Secondo Lipu-BirdLife «Il vertice dovrà approvare un ambizioso piano strategico da implementarsi entro il 2020, con la definizione di precisi target da raggiungere. E non potrà prescindere da altri fondamentali interventi quali l'aumento di aree protette e nuove sinergie tra le politiche di difesa dai cambiamenti climatici e quelle di salvaguardia della biodiversità. Le parti sono chiamate a un grande accordo mondiale che fissi obiettivi vincolanti e non più rinviabili per salvare specie ed ecosistemi a livello mondiale, oggi in grave sofferenza».

BirdLife International propone al summit di Nagoya di affrontare quattro punti se si vuole invertire la tendenza alla perdita di biodiversità: «Il primo è quello della messa a punto di un Piano strategico esauriente, ambizioso e realizzabile, con associati target da raggiungere entro il 2020, che tenga conto dell'importanza del legame tra la conservazione della biodiversità e il miglioramento dei livelli di vita e di reddito delle popolazioni più svantaggiate. Il secondo è concordare meccanismi che assicurino per ogni Paese risorse sufficienti per un'efficace implementazione della Convenzione sulla diversità biologica, e che vi sia un forte aumento di fondi dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo (almeno decuplicati entro il 2020). Terzo punto è l'espansione del network di aree protette, con particolare enfasi sull'ambiente marino attualmente sottorappresentato, compreso il nostro Mediterraneo, arrivando anche a coprire tutte le aree di particolare importanza per la biodiversità. Il quarto punto, infine, è quello di concordare azioni chiare per promuovere sinergie tra la Convenzione sulla Diversità biologica e la Convenzione sui cambiamenti climatici dell'Onu, perché biodiversità ed ecosistemi favoriscono la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici ma nello stesso tempo subiscono gli effetti negativi dei cambiamenti climatici».

La Lipu sottolinea che «A Nagoya si discute dell'importanza delle aree protette per la salvaguardia della biodiversità, ma il Governo italiano, pur portando con sé la nuova Strategia nazionale per la biodiversità, attesa da quasi 20 anni, si presenta al vertice internazionale con un taglio del 50% dei fondi ai parchi nazionali, che pregiudica fortemente la sua azione a difesa delle specie animali e vegetali».

Il presidente della Lipu Giuliano Tallone, sottolinea: «Abbiamo presentato alcune osservazioni alla Strategia Nazionale poi approvata dal governo. in particolare sono stati recepiti i nostri punti sulle aree protette e sull'impatto del sistema italiano sulla biodiversità mondiale. Ma purtroppo, fatti salvi i tentativi, per ora improduttivi, del ministro dell'ambiente, il recentissimo pesante taglio ai parchi nazionali dimostra una scarsa attenzione del Governo verso la conservazione della natura. Chiediamo dunque il ripristino dei fondi soppressi e una politica nazionale coerente con le esigenze di tutela della biodiversità che vengono espresse già in questi primi giorni al vertice di Nagoya».

«È necessario fissare nuovi e concreti obiettivi internazionali in materia di biodiversità - ha dichiarato in serata su quanto sta accadendo a Nagoya Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente - e che sia definito un piano strategico condiviso da tutti i soggetti capaci di influenzare questo andamento, dai governi alle ONG, passando per i settori produttivi come agricoltura e pesca. È inoltre importante che vengano identificati i costi necessari e le fonti di finanziamento, con un adeguato sistema di monitoraggio dei risultati ottenuti».

In tema di salvaguardia della biodiversità, negli ultimi anni Legambiente ha curato alcuni progetti di conservazione come quello di tutela del camoscio appenninico (in collaborazione con il Parco Nazionale della Majella, d'Abruzzo Lazio e Molise, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso e Monti della Laga e del Parco Regionale Sirente Velino), grazie al quale una comunità di soli 500 esemplari sull'Appennino ha raggiunto oggi quota 1500.

Un contributo importante viene dato, inoltre, dalle strutture locali di Legambiente: grazie al Centro di recupero di tartarughe marine dell' Oasi di Lago Salso in Puglia, per esempio, solo nell'ultimo anno sono state recuperate e salvate circa 103 esemplari di tartarughe danneggiate dalle attività di pesca.

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