[25/10/2010] News

Giappone e Cina: accordo su energia e terre rare nonostante lo scontro sulle isole Diaoyu /Senkaku

LIVORNO. Il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è arrivato ieri in Cina su invito del presidente Hu Jintao proprio mentre i rapporti tra Cina e Gippone sono tesissimi a causa dello scontro sulla sovranità su un arcipelago, che i cinesi chiamano Diaoyu e i giapponesi Senkaku (e gli americani Pinnacle Islands). Ma mentre le cannoniere solcano minacciose il Mar Cinese Orientale, questo non ha impedito ai due Paesi che si contendono il posto di seconda potenza economica del mondo di firmare ieri un accordo (ignorato dalla stampa cinese) su 44 progetti congiunti in campo energetico ed economico. Ad annunciarlo è stato infatti  il ministro giapponese dell'economia, del commercio e dell'industria, Akihiro Ohata, che ha spiegato dagli schermi del network televisivo Nhk che «Il Giappone e la Cina si scontrano attualmente con diversi problemi nelle loro relazioni. Dobbiamo fare tutto il possibile per consolidare i legami strategici tra i nostri due Paesi». Ohata si è detto preoccupato soprattutto per la sospensione dell'esportazione di metalli e terre rare dalla Cina verso il Giappone. L'accordo apre spiragli in questa direzione.

Le relazioni sino-giapponesi sono precipitate, provocando una fiammata di nazionalismo in Cina, dopo il sequestro il 7 settembre di un peschereccio cinese da parte della marina militare di Tokyo mentre navigava nelle acque dell'Arcipelago conteso del Mar Cinese Orientale. Il primo ministro cinese Wen Jiabao si è rifiutato di incontrare il suo college Naoto Kan alla riunione dell'Asean  di Hanoi.

I due dirigenti si erano invece incontrati all'inizio di ottobre al vertice Ue-Asia a Bruxelles e Wen  aveva detto a Kan che le Diaoyu sono parte integrante del territorio cinese. Ma i due premier avevano concordato di non interrompere gli scambi tra i due popoli e le comunicazioni tra Pechino e Tokyo. Questo però non ha impedito ai cinesi di colpire il Giappone dove fa economicamente più male: la fornitura di terre rare essenziali per la produzione di elettronica di consumo e di altra componentistica per l'alta tecnologia. Il Giappone sta cercando disperatamente altri fornitori di metalli rari per liberarsi dalla dipendenza dall'ingombrante vicino-rivale, ma il problema e che quasi tutte queste risorse strategiche sono  in mano a Pechino che a luglio ha tagliato addirittura la loro produzione (anche se ha annunciato il ritrovamento di altre riserve), riducendo così la quota delle esportazioni di queste materie e provocando una fiammata dei prezzi sui mercati mondiali.

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