
[26/10/2010] News
LIVORNO. La presidente argentina Cristina Fernández ha ri-inaugurato il Complejo Tecnológico Pilcaniyeu, nella provincia di Río Negro, nel sud dell'Argentina, ed ha detto che «Il recupero dell'uranio arricchito è per il popolo». Poi ha annunciato che presto sarà avviata la centrale nucleare Atucha II, «Dalla quale otterremo il prossimo anno il primo campione di uranio. Il Paese ha il diritto di gestire le risorse strategiche». Ma almeno il nucleare argentino non si nasconde dietro paraventi "privati": «La politica dello sviluppo dell'energia nucleare con fini pacifici è una politica di Stato in Argentina», ha detto la Fernández. Il Complejo tecnológico Pilcaniyeu sorge a 1.600 km a sud-est di Buenos Aires ed è gestito dalla Comisión nacional de energía atómica (Cnea).
La presidente dell'Argentina ha spiegato davanti ad una piccola folla di tecnici: «Con quanto stiamo mettendo in marcia, dopo tanti anni di paralisi, con questo impianto di arricchimento di uranio, stiamo dando al Paese un diritto al quale non dovevamo rinunciare, come quello di gestire le risorse strategiche di carattere nucleare che sono state abbandonate durante il decennio degli anni ‘90».
Secondo la presidente allora l'Argentina rinunciò al nucleare «Forse perché in quegli anni il petrolio era molto a buon mercato o perché avevamo molto gas, si era rinunciato ad un Paese con uno sviluppo dell'energia nucleare e scientifico e soprattutto di fare uso pacifico dell'uranio, che l'Argentina ha garantito».
Ma la cosa che preoccupa più gli ambientalisti argentini è l'annuncio della fine dei lavori nel 2011 alla centrale nucleare di Atucha II, una vecchia struttura che era stata abbandonata, invece la Fernández ha presentato il "rinascimento" nucleare argentino con la consueta prosopopea nazionalista, come una decisione che «Segna la storia di una Nazione, di una società che recupera la capacità di pensare sé stessa in termini strategici ed a largo raggio per poter far parte della società del XXI secolo. La messa in marcia del progetto atomico con fini pacifici permetterà che lo Stato faccia parte dei dieci Paesi che producono uranio. Questo programma è collegato con il rilancio del Plan Nuclear del 2006 ed ha anche a che vedere con l'impulso della Cnea e in generale con tutti gli organismi di carattere scientifico e tecnologico ed anche alla creazione del ministero della scienza e della tecnologia. Questi obiettivi, che in qualche maniera costruiscono un Paese diverso, pongono l'accento sulla scienza e la tecnologia. Questo lo facciamo senza trascurare altri aspetti dello sviluppo del Paese che vanno dalla biotecnologia, all'industria ed al software che controlla e gestisce tutto questo impianto che è dell'industria nazionale».
Ma la Fernandez in realtà ha rimesso in funzione un ferrovecchio nucleare inattivo da anni, più che un riavvio concreto si è trattato di una cerimonia propagandistica per i 60 anni della Cnea «Perché dobbiamo darle visibilità e segnali chiari del ruolo che hanno per lo Stato le attività come quelle delle quali ci stiamo occupando», ha ammesso la stessa Presidente che poi ha messo le mani avanti: «Questa è anche una politica dello Stato in Argentina e questo significa che dovrà esserlo per tutti i governi che verranno di qui in avanti e per questo chiedo alla società che esiga il mantenimento di questa realizzazione collettiva».
La cosa non convince per nulla gli ambientalisti, a cominciare da Greenpeace Argentiona che da anni denuncia i progetti nucleari del governo che vuole estendere la durata di vita della vecchia centrale atomica di Embalse ripartire con Atuche II e fare una quarta centrale, Atucha III, a Zárate. Per Greenpeace il "rinascimento" nucleare della Fernández è semplicemente «Irrazionale dal punto di vista economico e uno sproposito energetico». Quando è stato votato il Piano nucleare in Senato, Juan Carlos Villalonga, direttore delle campagne di Greenpeace Argentina, disse: «Il governo nazionale presenta questo progetto mentendo circa un supposto rinasimento dell'energia nucleare e sulla sua bontà per mitigare il cambiamento climatico. Questo rinascimento non esiste e queto è il modo più caro ed inefficiente per ridurre le emissioni di gas che danneggiano il clima. Questo annuncio è semplicemente falsa propaganda della lobby nucleare e dimostra una totale mancanza di prospettiva da parte del governo nazionale in materia energetica». Ma il rilancio nucleare argentino ammantato di orgoglio nazionalista ha pochi nemici politici;: il Parlamento lo ha approvato con 151 voti a favore, 10 contrari e 3 astenuti. Nonostante gli oppositori avessero svelato la trappola economica che obbligherà la società a sostenere la nuova avventura nucleare con sussidi permaneti.
Villalonga spiega che «E' un'industria che in più di 50 anni non ha potuto sviluppare un solo progetto senza contare su immensi sussidi dello Stato. Tutti noi argentini stiamo pagando 1,5 milioni di dollari al giorno per terminare Atucha II, un monumento allo spreco, che sarà l'impianto nucleare più caro del mondo, solo perché la Comisión nacional de energía atómica possa continuare a divertirsi un po'. Il potenzaile argentino in materia di energie pulite, sicure e rinnovabili è immenso - conclude Villalonga - e gli investimenti sono significastivamente minori a quelle per proseguire aumentando il rieschio nucleare in Argentina o per aumentare le fonti di emissioni di gas serra come il carbone».
Il governo di Buenos Aires invece si rilancia nell'avventura nucleare e non sostiene le energie rinnovabili, come l'eolico che in Argentina avrebbe potenzialità enormi, ma costruisce inquinanti centrali a carbone come quella di Río Turbio.