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[26/10/2010] News
LIVORNO. La Digos di Brindisi è intervenuta oggi nel Petrolchimico della città pugliese e ha messo sotto sequestro 7 torce che bruciano i fumi di scarico: 5 della Basell Chimica e 2 della Polimeri Europa, del gruppo Eni, ed altre tra loro collegate dalle diverse utilities che l'insediamento industriale nel suo complesso garantisce (energia elettrica, condotte per il trasporto di fluidi, gas, impianti di sicurezza, telefonia, ecc). In un comunicato la Digis sottolinea che «Entrambe le società rientrano nel campo di applicazione del d.lgs 334/99 (Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose)». Questo comporterà la fermata dell'intera fabbrica, dove nel 2008 lavorano circa 1100 unità, 300 delle quali dell'indotto, mentre 120 circa sono quelli di Basell, poco più di 100 quelli della centrale termoelettrica a gas Enipower che tuttavia è esclusa dai provvedimenti, e il resto sono personale principalmente di Polimeri Europa, Syndial e Chemgas.
Il tutto nasce da un'indagine partita nell'agosto 2008, quando ripetute interruzioni dell'energia provocavano l'attivazione dei sistemi di sicurezza del petrolchimico «Il cui esclusivo scopo è concludere il processo produttivo convogliando tutti i fluidi coinvolti nei differenti processi di produzione verso le torce di sicurezza installate per la successiva combustione "controllata" in atmosfera - spiega il comunicato Digos - L'azione delle torce di sicurezza è descritta nei diversi progetti predisposti dalle aziende Polimeri e Basell, nonché richiamata nei rapporti di sicurezza obbligatori ed è disciplinata nel punto dal D.lgs nr. 152 dall.art. 269 c. 14 lettera i) che dispone l'effettivo impiego delle stesse nei casi di "..necessità di garantire la salute, l'ambiente.." e per motivi di emergenza non altrimenti prevedibili. Diversamente, l'impiego delle torce si traduce in un mero sistema di combustione il cui funzionamento è peraltro subordinato a differente regime giuridico ed autorizzatorio».
L'inchiesta prendeva il via dopo le richieste di intervento e denunce, tra le quali quella del presidente della provincia di Brindisi, Michele Errico, della Guardia di Finanza di Brindisi che denunciava che «Circa 63 militari della Gdf nel corso di una esercitazione di tiro svolta in località Torre Cavallo (Brindisi) nei pressi del petrolchimico, venivano investiti da sostanze gassose nocive verosimilmente provenienti dall'insediamento industriale proprio nel momento in cui le torce erano in funzione». La Digos di Brindisi si insospettiva per l'inusuale frequenza delle accensioni delle torce e altrettanto faceva l'autorità giudiziaria che sollecitava altri accertamenti. «Ed è proprio la ripetizione dei blocchi di energia e conseguente massiva attivazione dei sistemi di " emergenza " che suscitava nella popolazione il diffuso allarme sociale reso più acuto dalla importante presenza sul territorio di più insediamenti a rischio di incidente rilevante ai sensi della richiamata normativa "Seveso" (334/99), tanto da determinare l'intervento dell'Ufficio Territoriale del Governo di Brindisi che, nello stesso anno (2008), predisponeva opportuni protocolli per veicolare le informazioni tra gli enti deputati all'intervento ed al controllo onde così assicurare tempestivi interventi per individuare le ragioni sottostanti dette circostanze», spiega la Digos brindisina. ». Secondo gli investigatori, ogni accensione delle torce immetteva nell'aria tonnellate di sostanze chimiche nocive come gli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa).
Le indagini e le perizie riscontravano «Innumerevoli occasioni di accensione delle torce, con particolare riguardo alla torcia avente sigla RV 101 C. Eventi non segnalati dai gestori degli impianti come invece stabilito dal protocollo prefettizio, così persistenti da qualificare inevitabilmente gli impianti di sicurezza (torce) come sistemi di combustione con conseguente immissione costante di gas non controllati in atmosfera». Le telecamere installate dalla Digos all'esterno del Petrolchimico hanno registrato un'accensione delle torce con una periodicità "quasi programmata" e questo porta a dire che «Pertanto, parte del processo produttivo risultava strutturato nella soluzione finale assicurata dalle torce, consistente appunto nel sistematico incendio in atmosfera dei fluidi residui e non già limitato alle estreme ragioni di sicurezza industriale dichiarate nelle ipotesi progettuali. E' stata così ritenuta fondata, dall'esito delle indagini complessivamente svolte, la violazione dei principi stabiliti dal D. lgs 152/2006 per aver gestito senza alcuna autorizzazione gli impianti così detti di sicurezza per lo smaltimento mediante incenerimento dei reflui residui dei processi industriali ed in seguito nell'immissione in atmosfera dei gas prodotti dalla combustione».
L'indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio Negro, ha individuato responsabilità a carico del direttore e del responsabile della sicurezza dello stabilimento Polimeri Europa e del direttore di un dirigente e del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'impianto della Basell di Brindisi.
Sulla base delle indagini della Digos e delle accuse contestate la Gip Paola Liaci ha disposto «Il sequestro preventivo delle torce esistenti nel polo petrolchimico (nr. 5 Polimeri Europa e nr. 2 Basell di cui una di tipo ground flare)». Gli impianti sono stati affidati in custodia giudiziale ai due amministratori delegati: Alberto Maria Alberti per la Polimeri Europa e Marcello Sciota per la Basell Brindisi.