[29/10/2010] News

Il global warming cambia l'Artico troppo velocemente

LIVORNO. Proprio mentre una spedizione scientifica nel grande nord russo conferma l'importanza del permafrost, un nuovo rapporto del Programma Onu per l'ambiente (Unep) dice che nell'Artico è in corso uno dei cambiamenti ambientali più rapidi del mondo, causato dal global warming. A rischio sono soprattutto le centinaia di specie di uccelli migratori che nidificano nell'Artico e ne fanno una tappa importantissima del loro ciclo migratorio. La biodiversità artica è messa in pericolo soprattutto dallo scioglimento dei ghiacci che costituisce un rischio crescente per gli orsi polari e sta mutando l'habitat dei mammiferi marini e della tundra.

Il direttore dell'Unep, Achim Steiner, ha spiegato che «Siamo testimoni di cambiamenti senza precedenti nell'Artico, che avranno importanti conseguenze non solo per la stessa regione ma per il resto del mondo. I rapidi cambiamenti nell'Artico sono forse l'esempio più lampante di come il nostro mondo è interconnesso, e come le politiche in una parte del mondo possono influenzare la biodiversità, ambiente e mezzi di sussistenza in un'altra». Lawrence Hislop, a capo del Polar Programme all'Unep/Grid-Arendal, ha detto che «Il rapporto mette in evidenza chiaramente come le conseguenze delle attività umane in tutto il mondo abbiano un impatto drammatico sui rapidi cambiamenti che attualmente si vedono nell'Artico La regione si comporta come uno specchio delle nostre azioni».

Le rapporto "Protecting arctic biodiversity: Strengths and limitations of environmental agreements" propone diverse iniziative per salvaguardare la regione. Secondo l'Unep «Per prima cosa la protezione dell'Artico necessita di un rafforzamento degli investimenti nella cogestione e della messa in atto di un approccio globale di coordinamento». L'agenzia ambientale dell'Onu chiede anche di estendere le aree protette e in particolare la salvaguardia «Delle zone costiere e dell'ambiente marino».

Peter Prokosch, managing director di Unep/Grid-Arendal in Norvegia, è convinto che «Potremmo ottenere molto da sforzi di conservazione specificatamente mirati ad alcune specie di uccelli migratori Queste specie artiche svernano in habitat al di fuori l'Artico e, di conseguenza, c'è una seria minaccia per la perdita della biodiversità e degli habitat ben oltre le regioni polari».

Secondo i ricercatori e gli esperti che hanno redatto il rapporto bisogna anche che l'Arctic Council (al quale aderiscono Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Usa) rafforzi i suoi strumenti regolamentari. L'Unep chiede anche un maggiore coinvolgimento Ong e le associazioni che difendono i diritti dei popoli autoctoni che partecipano alle attività del Consiglio Artico e l'inclusione di nuovi Stati membri che non hanno frontiere con l'Artico ma che possono contribuire a proteggere le specie che transitano da e verso la regione. «Le sfide che pone la conservazione della biodiversità sono anche un'opportunità per rafforzare la cooperazione tra i Paesi e per riformare la governance ambientale», sottolinea il rapporto

Il rapporto rileva che gli attuali accordi ambientali multilaterali che riguardano anche la regione artica, come ad esempio il Protocollo di Kyoto o la convenzione di Basilea sui rifiuti transfrontalieri, se adeguatamente attuati potrebbero essere efficaci contro le minacce causate dalle attività locali, nazionali o regionali come l'estrazione e lo sfruttamento di petrolio e gas, «Questo è fondamentale perché le minacce alla biodiversità polare artica, perché il cambiamento climatico, gli agenti inquinanti transfrontalieri e la frammentazione degli habitat sono essenzialmente di natura globale - spiega l'Unep - Affrontare queste minacce richiede l'individuazione di accordi internazionali che sono rilevanti per la biodiversità, ma in modi nuovi e non convenzionali».

Il rapporto sottolinea che «Da parte di politici, scienziati e altri soggetti interessati sarà necessario un pensiero più globale, intersettoriale e interdisciplinare per affrontare la sempre maggiore pressione sulla biodiversità artica». Kathrine Ivsett Johnsen, a capo del team che ha redatto il rapporto, spiega che «Le specie artiche possono comprendere diversi valori economici, sociali e spirituali per i diversi popoli, possono sorgere diversi conflitti quando i valori si scontrano, come abbiamo descritto negli studi su foche e ghiottoni. La sfida è conciliare la salvaguardia con l'utilizzo sostenibile delle risorse biologiche».

L'Unep auspica che «Il Consiglio artico lavorerà per un ruolo ancora più progressivo che assicuri la protezione e l'uso sostenibile delle risorse biologiche naturali nell'Artico».

La conferma dell'importanza della stabilità climatica dell'Artico viene anche dal rapporto presentato dalla spedizione sull'isola Taimyr, nel Mar di Kara, in Russia, sulla possibilità di conservazione dei prodotti alimentari nel terreno ghiacciato. Nel 1973 dei ricercatori sovietici scoprirono uno stock di alimenti lasciato sotto il permafrost di Taimyr 110 anni prima da una spedizione del barone tedesco-baltico Edouard von Toll, ed avevano deciso di continuare l'esperimento. La spedizione russa dell'agosto 2010 ha estratto una parte delle provviste stoccate nel 1973 per studiarne dei campioni. I risultati dimostrano che il permafrost permette di conservare diversi tipi di prodotti alimentari per una durata che va da 6 a 10 anni.

Secondo Ananstasia Semionova, dellIstituto dell'industria della carne russo, «Le condizioni del permafrost, ove le temperature si avvicinino ai 30 gradi sotto 0, potrebbero permettere di migliorare l'approvvigionamento alimentare degli abitanti delle regioni artiche Tali depositi dovrebbero essere creati. Potrebbero assicurare la conservazione dei prodotti per una durata importante». Global warming permettendo...

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