[02/11/2010] News toscana

Il Comune di Campo nell’Elba: le zone di protezione ecologica in mare grazie al nostro Odg

MARINA DI CAMPO (Livorno). Il Comune di Campo nell'Elba accoglie con favore (e con qualche settimana di ritardo) un provvedimento del Consiglio dei ministri che prevede una maggiore attenzione alla tutela del mare e delle coste italiane in applicazione di precise direttive europee.

Secondo il comune elbano «Una misura proposta dal ministro dell'Ambiente Prestigiacomo che recepisce di fatto l'ordine del giorno del Consiglio Comunale di Campo nell'Elba del 26 maggio scorso con il quale si chiedeva al Governo l'approvazione di un decreto ministeriale per interdire, nel canale di Pianosa e per un raggio di cinque miglia attorno all'isola, il traffico marittimo di petroliere, navi da carico o passeggeri di stazza lorda superiore alle 10.000 tonnellate. L'ordine del giorno, introdotto da Yuri Tiberto, invitava le altre amministrazioni comunali dell'Elba, ma anche Unione dei Comuni, Parco e Regione a fare proprio quel documento. Fu votato all'unanimità e muoveva le mosse dal disastroso incidente della British Petroleum avvenuto il 20 aprile nel Golfo del Messico e di fronte alle coste della Louisiana. Una catastrofe ambientale dalle conseguenze inimmaginabili sull'ambiente ma anche sulle economie della zona che non poteva far riflettere su un eventuale parallelo con l'Elba e le altre isole dell'Arcipelago. Oggi la mano tesa del Governo che si muove nella direzione tracciata dal Consiglio comunale campese. Nella fattispecie il provvedimento, licenziato dal Consiglio dei ministri, istituisce un'area di protezione oltre il limite del mare territoriale in un ampio tratto dell'alto Tirreno e del mar Ligure - spiegano dal ministero - su cui insiste anche il Santuario dei Cetacei. Per queste aree, con l'obiettivo di prevenire scarichi di sostanze inquinanti in acque internazionali ma contigue alle coste italiane, viene disposta l'istituzione di zone di protezione ecologica a partire dal limite esterno del mare territoriale italiano entro le quali saranno applicate tutte le misure di prevenzione e repressione dell'inquinamento marino, nonché di protezione dei mammiferi, della biodiversità e del patrimonio archeologico e storico.

Secondo il vicesindaco di Campo nell'Elba, Lucia Soppelsa, «E' un grande risultato che premia l'impegno e la sensibilità della nostra amministrazione e del consiglio comunale che hanno inteso fare tesoro della terribile esperienza della British Petroleum. Giusto ieri sera nuove inchieste giornalistiche hanno denunciato come le nostre acque subiscano ancora oggi gli effetti nocivi del disastro della petroliera Haven, esplosa nel 1991 a largo di un tratto di costa compreso tra Savona e Genova. Nuove tragedie rappresenterebbero per il nostro territorio e le nostre economie un danno esiziale, per questo è importante salvaguardare con forza i nostri mari».

Il Comune elbano fa bene ad essere soddisfatto e molto probabilmente lo saranno anche gli altri Consigli comunali elbani che hanno approvato ordini del giorno simili dopo che Legambiente ha lanciato l'allarme sulle concessioni per ricerche petrolifere rilasciate alla Puma Petroleum tra l'Elba e Montecristo, ma a dire il vero  il Consiglio dei Ministri (come scrisse subito green report) ha varato il provvedimento il 7 ottobre ed ecco cosa dice il comunicato stampa del consiglio dei ministri del 7 ottobre 2010 e nel comunicato ufficiale si leggeva: «Il Consiglio ha approvato i seguenti provvedimenti: (...) su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo: - uno schema di regolamento, sul quale sarà acquisito il parere del Consiglio di Stato, per istituire la Zona di protezione ecologica del Mediterraneo nord-occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno (Santuario dei cetacei) nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, fatta a Montego Bay il 10 dicembre 1982. Nelle predette zone lo Stato eserciterà la propria giurisdizione per proteggere e preservare l'ambiente marino, i mammiferi e le biodiversità dai rischi di catastrofi ecologiche dovute a scarichi di sostanze inquinanti da parte di navi mercantili o ad incidenti di navigazione, conformemente a quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 e dalla Convenzione Unesco del 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo».

Lo stesso ministero dell'ambiente spiegò che «due importanti provvedimenti in materia di difesa dell'ambiente marino. Il primo provvedimento è uno schema di decreto del Presidente della Repubblica che istituisce di zone di protezione ecologica oltre il limite del mare territoriale. L'area interessata al provvedimento è un ampio tratto di mare (fra cui la zona dell'alto Tirreno e del mar Ligure sui cui insiste anche il "Santuario dei Cetacei") nella parte nord del mediterraneo. Per tali aree, con l'obiettivo di prevenire scarichi di sostanze inquinanti in acque internazionali ma contigue alle coste italiane, si dispone l'istituzione di zone di protezione ecologica a partire dal limite esterno del mare territoriale italiano entro le quali saranno applicate tutte le misure di prevenzione e repressione dell'inquinamento marino, nonché di protezione dei mammiferi, della biodiversità e del patrimonio archeologico e storico. Il secondo provvedimento è un decreto legislativo di recepimento della Direttiva Europea 2008/56 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo delle politiche per l'ambiente marino La direttiva che si recepisce impone agli Stati membri di raggiungere entro il 2020, sulla base di un approccio eco-sistemico, il buono stato ambientale per le proprie acque marine. Allo scopo, ciascuno Stato membro deve mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una fase di preparazione e di un programma di misure. Il provvedimento rappresenta una strategia per combattere l'inquinamento che consentirà di raggiungere un "equilibrio dinamico" tra un "buono stato ambientale" delle acque marine e uno sviluppo "sostenibile", al fine di ridurre od eliminare le "pressioni" e gli "impatti" connessi a tutte le politiche e tematiche settoriali suscettibili di provocare effetti sull'ambiente marino, quali, ad esempio, la politica della pesca, la politica agricola ed i trasporti. Nell'ambito di tale strategia assume un ruolo centrale il Ministero dell'ambiente, cui è demandato, in quanto autorità competente ai fini della attuazione della direttiva, il coordinamento delle attività previste dal provvedimento».

Forse l'ordine del giorno campese (che non viene citato dal ministero dell'ambiente, così come non viene citata l'interdizione delle 5 miglia) ha contato, ma abbiamo impressione che le direttive europee, le richieste dell'Unesco e le polemiche di Legambiente e Greenpeace sul Santuario dei cetacei abbiano contato e conteranno ancora di più in futuro.

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