[05/11/2010] News
LIVORNO. Mentre parte dall'impianto nucleare di Areva di La Hague il treno che oggi e domani attraverserà Francia e Germania carico di scorie nucleari vetrificate tedesche, contenute in 11 container Castor, Réseau "Sortir du nucléaire" e la Bürgerinitiative Umweltschutz Lüchow-Dannenberg (iniziativa civica B.I. Lüchow-Dannenberg) prendono una posizione comune contro il progetto di direttiva presentato dalla Commissione europea sulla gestione delle scorie nucleari che considera l'interramento a grandi profondità la migliore opzione. Infatti, l'invito agli Stati membri a costruire il più velocemente possibile dei centri di stoccaggio delle scorie e ad indicare i siti definitivi, che in Italia sembrano essere ostacoli politici e tecnici quasi insormontabili per avviare il "rinascimento nucleare", in Paesi come Francia e Germania rischia di accelerare la costruzione di siti già previsti.
La B.I. Lüchow-Dannenberg, avanguardia del movimento antinucleare a Gorleben, in Bassa Sassonia, e "Sortir du nucléaire", una federazione di 876 associazioni francesi, «Denunciano un orientamento pericoloso e profondamente antidemocratico. La Commissione europea passa oltre i dubbi già espressi sui rischi delle fughe radioattive nell'ambiente; inoltre, omette significativamente di tener conto delle opinioni delle popolazioni, che non sono quasi mai state consultate sui progetti di interramento. Di fronte al rischio nucleare, a Bure come a Gorleben, tedeschi e francesi si dichiarano solidali. A Bure (Meuse) come a Gorleben (Bassa Sassonia, le popolazioni si confrontano con l'impasse dell'interramento delle scorie radioattive».
Per Wolfgang Ehmke, portavoce di B.I. Lüchow-Dannenberg, «Dal 1986, hanno costruito un centro di stoccaggio definitivo per le scorie radioattive nella grotta salina di Gorleben, camuffata da "prospezione del sito". Fino a qui, hanno rifiutato che la popolazione potesse dire la sua, ignorando sistematicamente il diritto di ricorso. Tutti i risultati negativi (contatto possibile con l'acqua, presenza di depositi di gas...) sono stati ignorati e dal primo ottobre, malgrado una moratoria, i lavori sono ripresi a Gorleben. In fin dei conti, è la popolazione che sopporterà i rischi».
La portavoce di "Sortir du nucléaire", Nadine Schneider, traccia un parallelo tra la situazione tedesca e quella di Bure: «In questo villaggio dell'est della Francia situato in una zona poco popolata, c'è un progetto di mettere a 500 metri sotto terra le scorie ad attività molto alta provenienti dalle centrali nucleari e dalle attività militari. Nessuna indagine indipendente è stata realizzata e la popolazione locale non è mai stata consultata. Il sottosuolo argilloso di Bure, che contiene delle faglie, è un'immensa riserva d'acqua che alimenta la Senna e la Meuse. Essendo inevitabili le fughe di radioattività, l'interramento porterà alla contaminazione radioattiva di intere regioni».
E' partita la mobilitazione franco-tedesca contro quello che viene definito "Tchernobyl roulant" o "train d'enfer", il trasporto radioattivo Castor e la Schneider sottolinea che «Le scorie nucleari non sono né biodegradabili, né riciclabili. Il "ritrattamento" è uno specchietto per le allodole che in realtà produce quantità considerevoli di scorie supplementari ed importanti scarichi radioattivi, e "ricicla" solo una quantità infima di materiale. L'interramento non è che un modo di mascherare un problema ingestibile. La sola opzione ragionevole è quella di smetterla di produrre scorie nucleari, ma i nostri dirigenti si rifiutano di pensare a questo». Secondo Ehmke, «La decisione di prolungare la durata di sfruttamento delle centrali adottata dal governo tedesco blocca lo sviluppo delle energie rinnovabili, che sarebbe invece realizzabile e indispensabile. Viene proprio ad assicurare i profitti dei 4 grandi marchi energetici, E.on, EnBW, Vattenfall e Rwe».
In occasione del passaggio del trasporto di scorie nucleari più radioattive di tutti i tempi, "Sortir du nucléaire" e B.I. Lüchow-Dannenberg hanno fatto appello insieme a Greenpeace ad una forte mobilitazione per protestare contro il nucleare e i rischi prodotti dalle sue scorie. «Questo trasporto - spiegano le due associazioni - concentra almeno due volte più radioattività del totale degli inquinamenti radioattivi emessi dalla catastrofe di Chernobyl!». La reale consistenza della radioattività del convoglio si è conosciuta solo grazie all'intervento di un deputato tedesco che ha permesso che gli ambientalisti ottenessero dal ministro dell'ambiente della Bassa Sassonia l'inventario ufficiale della radioattività del "train d'enfer". «Raggiungerà i 917,4 petabecquerel (pbq), vale a dire 3 miliardi e 917, 4 milioni di becquerel - dice "Sortir du nucléaire" - A cosa paragonare un ammontare così elevato di radioattività?»
Secondo uno studio del dipartimento dell'energia Usa, la radioattività emessa durante l'incidente di Chernobyl è stata di 1.900 pbq, il "train d'enfer" trasporta quindi una radioattività di oltre due volte superiore a quella della più grande catastrofe nucleare civile conosciuta.
Gli antinucleari francesi ce l'hanno soprattutto con Areva, che come sempre scarica tutte le responsabilità, infatti in caso di incidenti dei convogli nucleari le responsabilità finanziarie della multinazionale pubblica del nucleare francese arrivano fino ad un massimo di 22,9 milioni di euro, che nel caso di un disastro sarebbero probabilmente solo una goccia nel mare delle operazioni di soccorso e bonifica.
Gli ambientalisti franco-tedeschi non hanno dubbi: «Questo trasporto viaggerà senza una reale assicurazione. L'industria nucleare funziona grazie ad un regime derogatorio permanente, offerto dallo Stato senza alcuna consultazione democratica, a rischio di contaminare l'Europa per decine di migliaia di anni! Lo sfruttamento nucleare non si assumer le sue responsabilità. Quindi, possiamo comprendere meglio perché l'elettricità prodotta dai reattori nucleari sembri economicamente competitiva. La "trasparenza" del nucleare francese ha mostrato una volta di più tutti I suoi limiti».
Proprio in base alla "loi sur la transparence en matière nucléaire" (Tsn), Réseau "Sortir du nucléaire" ha scritto ad Areva e all'Autorité de sûreté nucléaire (Asn) per conoscere il livello di radioattività del convoglio Castor, ma nessuna delle due ha risposto, solo i tedeschi hanno fornito informazioni. Areva non si è nemmeno degnata di notificare il trasporto all'Asn, come avrebbe dovuto fare per legge. Eppure l'Asn sarebbe il "gendarme du nucléaire", ma non è stata nemmeno in grado di farsi rispettare dall'industria nucleare francese.