[10/11/2010] News
LIVORNO. Il rapporto World energy outlook (Weo 2010) presentato dall'International energy agency (Iea) prende atto che è in corso un forte mutamento del sistema energetico globale ma sottolinea che «E' necessaria una più forte azione per accelerare la trasformazione». Ieri a Londra il direttore esecutivo dell'Iea, Nobuo Tanaka, ha detto che «L'Accordo di Copenaghen e l'accordo tra i Paesi del G20 per eliminare gradualmente le sovvenzioni sono importanti passi avanti. Ma, queste mosse rappresentano ancora un tratto di strada molto breve rispetto a quanto è necessario per metterci sulla via di un sistema energetico veramente sostenibile. Il mondo dell'energia si trova ad affrontare un'incertezza senza precedenti ha detto il signor Tanaka. La forza della ripresa economica è la chiave di come i mercati energetici si svilupperanno nel corso dei prossimi anni. Ma Weo 2010 dimostra che è quel che fanno i governi, e come tale azione interessa la tecnologia, il prezzo dei servizi energetici e il comportamento degli utenti finali, che darà forma al futuro energetico a lungo termine. Abbiamo bisogno di utilizzare l'energia in modo più efficiente e abbiamo bisogno di emanciparci dai combustibili fossili con l'adozione di tecnologie in grado di lasciare una carbon footprint molto più piccola».
Lo scenario centrale dell'Outlook Iea di quest'anno (the New Policies Scenario) tiene conto degli impegni politici di ampio respiro e dei piani che sono stati annunciati da tutti i Paesi del mondo.
«Abbiamo preso i governi in parola, presumendo che attueranno effettivamente le politiche e le misure, anche se in maniera cauta, per garantire che gli obiettivi che si sono prefissati siano rispettati», ha spiegato Tanaka. Nello scenario previsto dall'Iea la domanda mondiale di energia primaria crescerà del 36% tra il 2008 e il 2035, cioè l'1.2% all'anno. Meno dei precedenti 27 anni, quando la domanda energetica è cresciuta del 2% all'anno.
Nel New Policies Scenario i Paesi non-Ocse rappresentano il 93% dell'aumento della domanda mondiale di energia primaria. I dati dell'Iea confermano che la Cina nel 2009 ha superato gli Usa, diventando il più grande utilizzatore di energia del mondo (cosa negata da Pechino), e che la Repubblica popolare, nonostante il suo basso consumo di energia pro capite, contribuirà al 36% della prevista crescita del consumo energetico globale. Tanaka ha spiegato che «E' difficile sopravvalutare l'importanza crescente della Cina nel settore dell'energia a livello mondiale. Come reagirà il Paese alle minacce alla sicurezza energetica globale e al clima poste dal crescente uso di combustibili fossili avrà conseguenze di vasta portata per il resto del mondo». Il rapporto sottolinea che però la Cina è all'avanguardia degli sforzi per aumentare la quota delle nuove tecnologie energetiche low-carbon, compresi i veicoli alternativi, il rapido sviluppo cinese aiuterà a ridurre i costi delle nuove tecnologie energetiche aumentando così la loro diffusione in tutto il mondo.
Però nel periodo preso in considerazione dal rapporto i combustibili fossili rimarranno dominanti a livello mondiale, anche se la loro quota nel mix energetico diminuirà a favore delle fonti energetiche rinnovabili e dell'energia nucleare. «Il petrolio - si legge nel Weo 2010 - rimane comunque il principale combustibile nel mix energetico entro il 2035, seguito dal carbone. Dei tre combustibili fossili, il consumo di gas cresce più rapidamente, la sua quota di energia totale utilizzata raggiungerà quasi quella del carbone».
L'Iea conferma che il prezzo del petrolio è destinato a salire, «Riflettendo la crescente insensibilità della domanda e dell'offerta al prezzo». Il New Policies Scenario stima che il prezzo medio del passerà da poco più di 60 dollari al barile nel 2009 a 113 $ nel 2035. La domanda di petrolio continuerà a crescere costantemente, raggiungendo entro il 2035 circa 99 milioni di barili al giorno (mb/ g) 15 mb/g in più rispetto al 2009. La crescita della domanda verrà tutta dai Paesi non-Ocse, quasi la metà dalla sola Cina. Nei Paesi sviluppati dell'Ocse la domanda calerà addirittura di oltre il 6 mb/g. Secondo il Wei 2010 «Entro il 2020 la produzione di petrolio greggio raggiungerà un "undulating plateau" a poco meno di 69 mb/g mentre la produzione di gas naturale liquido (Gnl) e di petrolio non convenzionale, in particolare le sabbie petrolifere canadesi, crescerà fortemente. I Paesi Opec avranno una quota crescente della produzione mondiale, con i maggiori incrementi in Arabia Saudita e Iraq. Aumenteranno considerevolmente anche la produzione e le esportazioni di petrolio e gas della regione del Mar Caspio. Al G20 verrà presentata un'analisi dell'Iea che rivela che nel 2009 ai combustibili fossili sono andati sussidi per 312 miliardi di dollari. «Per ottenere il prezzo giusto - ha detto Tanaka - la singola misura più efficace è quella di eliminare le sovvenzioni ai combustibili fossili, riducendo così la domanda di energia nei Paesi che insistono su di loro, portando così altri vantaggi economici immediati».
In questo scenario di "altipiano ondulato" delle energie fossili, secondo Tanaka «L'energia rinnovabile può svolgere un ruolo centrale nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nella diversificazione dell'approvvigionamento energetico, ma solo se verrà messo a disposizione un sostegno forte e costante».
Il Weo 2010 prevede che l'intervento dei governi a sostegno delle fonti rinnovabili (energia elettrica e biocombustibili) aumenterà dai 57 miliardi $ nel 2009 a 205 miliardi $ entro il 2035. «La quota di energia primaria delle moderne fonti di energia rinnovabile, incluso anche l'idroelettrico sostenibile, l'eolico, il solare, la geotermia, le biomasse e l'energia marina, triplicherà tra il 2008 e il 2035 e la loro quota combinata della richiesta totale di energia primaria raddoppierà dal 7% al 14%».
Gli scenari del Weo 2010 partono però dalla convinzione che il rispetto degli attuali impegni nazionali di riduzione dei gas serra avrà un certo impatto, ma che «Sono complessivamente insufficienti per soddisfare l'obiettivo globale di Copenaghen di tenere l'aumento della temperatura globale al di sotto dei 2° C».
La domanda di combustibili fossili continuerà a salire insieme alle emissioni di CO2, rendendo quasi impossibile raggiungere l'obiettivo dei 2 gradi, perché «Le necessarie riduzioni delle emissioni dopo il 2020 sarebbero troppo ripide». Secondo il rapporto le tendenze in atto spingono a pensare ad una stabilizzazione dei gas serra in atmosfera a più di 650 parti per milione (ppm) di CO2 equivalente, «Con un conseguente probabile aumento a lungo termine della temperatura di più di 3,5° C».
Esattamente l'incubo degli ambientalisti che si avvera, visto che uno scenario non superiore a 450 ppm CO2-eq (ben più delle 350 ppm, richieste a gran voce dagli scienziati e dai Paesi più vulnerabili). Si otterrà solo con una rapida evoluzione tecnologica-energetica. Ma per questo occorre mettere in atto alla lettera sia gli obiettivi più ambiziosi dell'Accordo di Copenhagen sia la rimozione delle sovvenzioni ai combustibili fossili concordata dal G-20.
«Ad esempio - spiega l'Iea - il picco della domanda di petrolio sarà appena prima del 2020 a 88 mb/g, a soli 4 mb/g sopra dei livelli attuali, e diminuirà a 81mb/g nel 2035. Il picco della domanda del carbone sarà entro il 2020. La domanda di gas raggiungerà il picco entro la fine del 2020. Nel 2035 le fonti rinnovabili e nucleare raddoppieranno l'attuale quota combinata al 38%. La mancanza di ambizione negli impegni di Copenaghen ha aumentato il costo stimato per raggiungere l'obiettivo dei 2° C di 1 trilione di dollari e senza dubbio reso meno probabile che l'obiettivo sia effettivamente raggiunto. In questo modo sarebbe necessaria una spinta politica fenomenale da parte dei governi di tutto il mondo. Oggi esiste la tecnologia per consentire un tale cambiamento, ma il livello richiesto di trasformazione tecnologica sarebbe senza precedenti». Secondo Tanaka «Il messaggio è chiaro. Dobbiamo agire ora per garantire che gli impegni sul clima vengano interpretati in modo più forte possibile e perché vengano adottati impegni molto più forti da attuare entro il 2020, se non prima. In caso contrario, l'obiettivo dei 2° C potrebbe essere fuori dalla nostra portata».