
[10/11/2010] News
SEOUL. Il G20 ha preso iniziative per stabilizzare le banche e per contrastare la crisi economica e finanziaria: una ripresa è in corso, anche se in molti luoghi è ancora fragile. Ma quale può essere il futuro ruolo del G20 nel comprendere un passaggio fondamentale ad un'economia globale più sostenibile che guardi oltre l'attuale, ristretta definizione di ricchezza e del Pil?
Questa settimana a Seoul può essere lo spartiacque per gli affari finanziari ed economici internazionali, dove la promessa, fatta al G-20 a Londra, di una ripresa verde e più sostenibile si sposti dal comunicato all'impegno concreto?
Ci sono segnali incoraggianti, non da ultimi quelli dei coreani che ospitano il G20, il cui pacchetto di stimolo economico ha stanziato quasi il 90% cento dei suoi fondi per una prospettiva di crescita verde a breve e lungo termine. I leader del paese hanno anche colto il legame inscindibile che esiste tra il ruolo di leadership delle politiche pubbliche per favorire gli investimenti del settore privato nel clean tech e negli altri settori verdi.
Per la prima volta a un summit del G20, circa 100 amministratori delegati si riuniscono in un business summit, che dovrebbe fornire un contributo prezioso per plasmare il risultato sottoscritto dai leader mondiali.
Finanza e commercio sono due dei temi chiave per gli amministratori delegati, ma tanto, troppo, devono fare per far avanzare la crescita verde e la responsabilità sociale delle imprese.
Riguardo ai temi indicati per il futuro - forse più tradizionali - le crisi economiche possono essere minimizzate anche prendendo in considerazione quelle ancora più grandi e più complesse che emergono come le conseguenze del cambiamento climatico, il degrado ambientale e lo sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali del pianeta.
Il business, nel senso più ampio, è sicuramente alla ricerca difficile di risposte più lungimiranti e fantasiose e di lungo periodo da parte dei governi, come è chiaramente emerso il mese scorso a Nagoya, in Giappone, alla Convention on biological diversity.
Un numero crescente di banche e fondi pensione vedono aumentare i rischi per i loro investimenti per la perdita di ecosistemi, come le foreste e le zone umide, e dei servizi multimiliardari che producono. E un numero crescente di persone ora vede l'interruzione delle forniture alimentari, delle catene dei rifornimenti e le altre sfide legate alle perdite delle risorse naturali, come una minaccia più grande di quella del terrorismo internazionale.
Questo drammatico cambiamento è in parte legato ai risultati del The economics of ecosystems and biodiversity (Teeb), una valutazione richiesta dai ministri dell'ambiente del G8 e dei Paesi in via di sviluppo. Sono state calcolate le perdite globali e multimiliardarie in dollari che dovranno essere sostenute e portati alla luce gli enormi guadagni, compresi quelli sociali come nuovi posti di lavoro verdi, dell'investire e del reinvestire nei sistemi naturali. Alcuni Paesi hanno iniziato a prendere l'iniziativa. Per esempi, Brasile e India hanno annunciato che si faranno carico a livello nazionale di studi Teeb: un primo passo verso il "factoring and mainstreaming" dell'economia della natura nel processo decisionale politico.
Giappone e Unione europea hanno espresso interessamento, così come l'Asian development bank per un a "continentwide assessment". La World bank, in partnership con organizzazioni tra le quali l'Unep, assiste inizialmente fino a 10 Paesi in via di sviluppo che vanno dalla Colombia al Messico per uno sviluppo nazionale dei green accounts. Se agisce di concerto e in cooperazione, il G20 nel suo insieme ha il potenziale per diventare un fattore chiave e fondamentale di queste transizioni.
In termini di lotta al cambiamento climatico e di ripristino degli stock ittici, la cancellazione o la graduale diminuzione delle sovvenzioni globali che totalizzano rispettivamente fino a 700 miliardi di dollari e oltre 27 miliardi $ l'anno, sarebbe un buon inizio.
Tuttavia, la sostenibilità finanziaria, la prospettiva di un'occupazione più sostenibile e sfide più ampie quali la riduzione della povertà nel XXI secolo non si realizzeranno solo fissando le contraddizioni insite negli attuali modelli economici. Potranno avvenire solo se le politiche pubbliche e gli investimenti del settore privato saranno allineati in modo da rispondere a breve termine alle sfide della ripresa e con una visione a più lungo termine delle opportunità per molti e non solo per pochi.
Un anno fa a Londra, i leader del G20 hanno articolato questa visione come la costruzione di una "inclusiva, ripresa sostenibile e verde".
A Seoul, questa visione ha bisogno di evolvere non solo verso una ripresa verde, ma inclusiva, ad una crescita verde sostenuta dalle tecnologie pulite e dall'importanza economica di mantenere i multimiliardari servizi della natura.