[10/11/2010] News toscana
LIVORNO. La green economy, il piano interprovinciale dei rifiuti, lo sviluppo e l'occupazione. Sono i temi al centro del Tavolo strategico della provincia che si riunirà venerdì al museo di storia naturale, a Livorno. Nell'incontro, enti locali, sindacati e associazioni di categoria discuteranno delle prospettive del territorio con l'obiettivo di affermare "una strategia che consenta di uscire dalla crisi".
Un progetto che prende in considerazione debolezze e punti di forza del territorio per avanzare alcune proposte di lavoro raccolte dalle amministrazioni comunali interpellate. Le parole d'ordine sono: innovazione, sostenibilità, coesione sociale. Vediamo, nel documento che siamo in grado di anticipare, i principali temi sul tappeto. Dopo un'analisi delle potenzialità del territorio, sono elencati i "limiti del tessuto economico". Non sono pochi.
Tra i più difficili da affrontare secondo questo piano c'è la scarsità di aree disponibili per l'insediamento di attività produttive e conseguente incidenza sul costo delle medesime aree (non siamo molto d'accordo, e la sensazione è che sia un mettere le mani avanti per chiedere nuovo cemento...).
Altri temi caldi sono l'esigenza di messa in sicurezza (frane, regimazione acque, erosione costiera); le bonifiche dei due Sin (Siti di interesse nazionale) provinciali; le carenze infrastrutturali. Un punto è dedicato ai rifiuti per i quali "il nuovo Piano interprovinciale dei rifiuti deve rappresentare un'
occasione imperdibile sia per la programmazione in tema di rifiuti solidi urbani sia quale momento di confronto tra tutti gli attori del territorio per l'analisi e la pianificazione della gestione dei rifiuti speciali".
E poi via di seguito, sempre tra i limiti, c'è l'acqua (troppo scarsa) e infine l'energia. "La questione energetica pone problemi sia sul piano dei consumi che su quello dei costi. Il gap competitivo costituito dal "caro energia" è evidente nel nostro territorio, caratterizzato dalla presenza di aziende particolarmente energivore. Occorre operare una dichiarata opzione, nell'ambito del piano energetico provinciale, verso il mix di combustibili per rispondere alle esigenze del sistema produttivo locale".
Sempre sul piano energetico, anche se in una formulazione ancora tutta definire, vi è un ampio spazio dato alla green economy. "Anzitutto va considerato che nella provincia di Livorno insistono centrali per la produzione di energia da fonti tradizionali ed il territorio è punto di arrivo e transito di metano". Qui ci sarebbe da approfondire e capire che ne sarà delle due centrali di Livorno e Piombino a oli combustibili, oggi utilizzate solo parzialmente e lontane da una possibile riconversione a gas.
"Al contempo, e come già osservato in precedenza, nel territorio si riscontra un forte consumo di energia delle fonti tradizionali. Ciò impone di invertire la tendenza in atto per ottemperare ai criteri di risparmio energetico e sostenibilità ambientale e di rivolgersi verso sistemi di produzione di energie alternative come azione strategica della Regione Toscana. Si intravede, quindi, l'opportunità di agganciare la ripresa economica ed il conseguente aumento dell'occupazione allo sviluppo di settori green in espansione, attraverso l'attrazione di investimenti sul nostro territorio con il radicamento di imprese industriali per la produzione di impiantistica di energie alternative, che sfruttino anche i benefici dell'innovazione di prodotto e di processo e della ricerca applicata".
Una chiosa per dire che la green economy non è solo questo. "Da tutti questi elementi - si legge nel documento - esce rafforzata la convinzione che si debba puntare molto su ricerca ed innovazione e sull'attrazione di aziende che siano legate alla cultura del risparmio energetico e che, operando nel settore di produzione di energie alternative, siano pertanto in grado di dar vita alle relative filiere in una logica di distretto energetico. Ciò in una logica di salvaguardia della sostenibilità economica, ovvero la capacità di sviluppare processi e tecnologie che assicurino la produzione di energia a costi compatibili con il mercato e per i quali la redditività sia sempre meno legata a forme di incentivazione. Le fonti rinnovabili non potranno che essere, per caratteristiche e per esigenze di dispacciamento, un complemento nell'ambito di una scelta oculata del mix di fonti energetiche verso cui puntare per lo sviluppo del territorio".