[12/11/2010] News

Al G20 solo finanza: di green solo lo sfondo della foto di rito

FIRENZE. Cala il sipario sul G20 di Seul, un vertice finanziario più che di grandi strategie economiche, dove purtroppo di green economy non si è intravista nemmeno una sfumatura. Il modello finanziario ci ha portato alla crisi e nonostante i proclami della prima ora quel modello rimane come riferimento. «La cosa più importante per gli Usa è crescere. Noi siamo il mercato globale più importante, un motore per tutti i Paesi», ha sottolineato Barack Obama che poi ha precisato «Negli Usa abbiamo fatto una riforma della finanza dura: ci aspettiamo lo stesso senso di urgenza dagli altri Paesi del G20».

I leader mondiali hanno ribadito la necessità che nessuna istituzione finanziaria «dovrebbe essere troppo grande per fallire e che il contribuente non dovrebbe sostenere i costi dei fallimenti». Il G20 ha quindi concordato che le banche che hanno una rilevanza sistemica globale «dovrebbero essere soggette a un processo sostenuto di programmazione internazionale obbligatoria di salvataggio e soluzione delle crisi».

Sempre tesi poi i rapporti tra Washington e Pechino in tema di scambi commerciali. Obama insieme all'Ue ha chiesto alla Cina di rispettare gli impegni sulla rivalutazione dello yuan, mentre il presidente cinese Hu Jintao ha bocciato la proposta Usa di porre un tetto ai surplus commerciali. La Cina ha poi presentato un piano in quattro punti per realizzare una crescita solida, sostenibile e bilanciata a livello globale.

Il programma dovrebbe puntare su miglioramento della crescita complessiva attraverso il libero commercio, la promozione di politiche di sviluppo coordinate, la riforma del sistema finanziario e la riduzione degli squilibri sul fronte dello sviluppo. In tema di esportazioni proprio a Seul alcuni funzionari giapponesi hanno rilanciato un'accusa alla Cina: le spedizioni di terre rare di Pechino verso il paese del Sol Levante sarebbero state interrotte dallo scorso settembre e mai ripristinate.

Anche gli Stati Uniti denunciano una discontinuità nei rifornimenti. In effetti il Dragone ha più volte annunciato l'inasprimento delle regole per l'esportazione delle terre rare e di ridurre considerevolmente l'entità delle esportazioni, adducendo di volta in volta motivazioni anche molto diverse tra loro. La più nota è quella dell'impatto ambientale dell'estrazione di questi metalli. Sono in molti però a pensare che quella della protezione ambientale sarebbe solo una scusa, mentre Pechino che detiene praticamente il monopolio globale di questi metalli indispensabili per la produzione di moltissimi meccanismi tecnologici di ultimissima generazione, stia usando le terre rare come una potente arma di contrattazione politica.

 

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