[15/11/2010] News
ROMA. Ci sono alcune parole che con il tempo perdono di significato e non sono più idonee a descrivere quello che sta accadendo. Energia rinnovabile e macchina elettrica, ad esempio, non sono sufficienti a rappresentare la portata del cambiamento che potenzialmente possono indurre. E questo significa che poche persone possono capire quali opportunità si aprono. Opportunità di lavoro e di nuove professioni legate ai servizi connessi a questi sistemi.
L'energia solare, anzi le tecnologie legate al sole, ha almeno un secolo di storia per non risalire troppo indietro nel tempo fino ad Archimede. Anche i pannelli fotovoltaici hanno qualche decina di anni e l'automobile elettrica ha più di un secolo.
Nessuno di loro ha prodotto rivoluzione e nessuno di loro sembra produrla. Dopo la speranza di una green economy che potesse salvare il pianeta e risolvere la crisi finanziaria, oggi i capi di stato dei paesi più potenti sembrano cambiare idea e cercano di affidare la soluzione dei problemi a qualche grande impresa che, storicamente, si trova più nel settore delle energie tradizionali che in quello delle rinnovabili.
D'altra parte tutti i sondaggi effettuati fra i consumatori in ogni parte della terra chiaramente dimostrano come il consumatore chiede nuovi prodotti, specialmente le auto elettriche, soprattutto se queste sono alimentate da energie rinnovabili.
Per colmare questa distanza dobbiamo "riaggiornare" le parole alla luce dello stile di vita degli uomini su questo pianeta, soprattutto delle nuove generazioni che, ricordiamolo, sono antropologicamente definite "native digitali".
Prendiamo il caso più semplice delle automobili: se mostriamo ad un ragazzo le prime macchine elettriche a forma di supposta, difficilmente questo sarà entusiasmato e riuscirà a vedere la differenza fra un'auto elettrica ed una con un motore a combustione interna. E questo problema lo hanno anche molte case automobilistiche che cercano più di adattare la loro visione dell'auto tradizionale ad un sistema di trazione con motore elettrico.
Se invece diciamo a un ragazzo che vorremo realizzare un'auto digitale, immediatamente questo capisce che si tratta di una macchina che è in grado di muoversi ma che può svolgere molte più funzioni. E non mi riferisco più solamente al fatto che un parco di auto elettriche rappresenta un sistema di accumulo distribuito che è il vero fattore che permette di realizzare una smart grid. Ne mi riferisco solamente alle funzioni connesse con la gestione delle reti sociali, cioè al fatto di essere connessa con il network, ma anche a quelle funzioni di realtà aumentata che cominciano a essere disponibili in molte città e luoghi del mondo.
Per comprendere questo scenario possiamo riferirci ai telefoni cellulari. Inizialmente questi servivano solo per telefonare, al limite per avere una propria rubrica di indirizzi. Poi sono arrivati i giochi e la possibilità di scattare fotografie. Oggi con il telefono si pagano le corse sugli autobus, si mandano mail e si gestiscono le relazioni dei social network, si naviga in posti sconosciuti con il satellite, si accede alle informazioni di realtà aumentata, ecc.. Ogni giorno ci sono nuove applicazioni e la competizione industriale si è spostata su questi servizi aggiuntivi a quello della telefonia. Solo che a gestire questi servizi non sono più le compagnie telefoniche che, in un certo senso, non sono più le protagoniste assolute della scena.
Ora è più facile capire quale tipo di auto con motore elettrico vorrebbe un "Nativo digitale". Ma in questo modo è anche intuibile quale direzione dovrebbero intraprendere coloro che si occupano di energie rinnovabili.
Le tecnologie rinnovabili, per arrivare a essere di interesse per il mercato dell'utente finale, ossia per i ragazzi e le famiglie che devono installarle nella propria abitazione o per le piccole imprese che le vogliono mettere nella propria sede, devono evolversi secondo questa logica di multifunzione. Una logica che deve essere basata su due aspetti: il primo è il design e il secondo sono le funzioni accessorie. Entrambi legati all'interfaccia fra tecnologia e uomo.
Per molte famiglie l'abitazione rappresenta il maggiore investimento economico "brutte" che rovinano il sogno coltivato per anni di una casa come elemento legato alla propria identità e al ruolo nella comunità in cui si risiede. L'integrazione architettonica non è sufficiente a descrivere questa complessa relazione. E forse è il momento di non "nascondere" ma di esaltare un impianto rinnovabile attraverso una rilettura "artistica" della tecnologia.
Ma il fatto di avere una tecnologia energetica così connessa alla nostra vita dovrebbe anche fornire altri servizi legati al benessere psico-fisico e alla gestione di una serie di altre informazioni legate alla gestione dell'energia all'interno della nostra abitazione. Probabilmente anche la parola "domotica" deve essere riaggiornata alla luce di quanto detto.
Se si fa fare questo salto generazionale alle tecnologie legate alla mobilità e alla produzione energetica, improvvisamente si arriverà a modificare il comportamento e lo stile di vita di milioni di persone e con esso si cambieranno i numeri contenuti nei piani energetici di molti paesi del mondo.