[16/11/2010] News toscana

Niente “norma Prato” nel decreto sicurezza

FIRENZE. Era attesa, ma non è arrivata. La cosiddetta "norma Prato" non compare nel decreto sicurezza pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale: era stata promessa dal ministro Maroni quale strumento incisivo di lotta dell'amministrazione comunale laniera contro "capannone selvaggio". Niente che faccia riferimento alla confisca dei capannoni  che ospitano imprese abusive e nemmeno alla confisca di macchinari e merci intestati a persona diversa da quella che commette  violazioni amministrative. Le nuove sanzioni avrebbero permesso di colpire in parallelo i proprietari dei capannoni e bloccare le attività abusive.

A Prato il  modello espansivo del manifatturiero segue una metodologia precisa e consolidata: i titolari dei laboratori abusivi cinesi avvicinano i titolari dei capannoni sotto utilizzati e, contanti alla mano, chiedono il subentro, allargando l'attività e spesso cambiando tra la prima e la seconda struttura i riferimenti di chi gestisce l'azienda. In tutto questo percorso poca attenzione è prestata dai nuovi affittuari alle condizioni delle strutture, che andrebbero in gran parte rimesse  a norma secondo le leggi sulla sicurezza, con costi e investimenti notevoli per i proprietari. A Prato molti sarebbero ancora oggi i capannoni con strutture in cemento amianto che andrebbero bonificati. Questa espansione trasforma, come un'onda che avanza inarrestabile, il tessuto sociale, dando vita ad una presenza che per ritmi, abitudini, rumori, densità di persone che utilizzano giorno e notte i laboratori, non coincide con le abitudini degli "indigeni", che preferiscono intascare i loro proventi ed abbandonare la zona.

La norma "Prato" avrebbe consentito, con le confische,  di portare alla luce con maggior facilità tutta la parte amministrativa legata al tipo di attività, alle autorizzazioni, al rapporto proprietario/affittuario, fino ad un controllo più preciso del pagamento di alcuni servizi pubblici locali quasi sempre disattesi dalle imprese non in regola. I laboratori abusivi producono ad esempio rifiuti, anche non assimilabili, la cui destinazione è spesso sconosciuta (ma i cui effetti negativi i gestori vedono nei contenitori dislocati anche a grande distanza dal luogo di lavorazione, indipendentemente dal fatto che siano destinati a materiali differenziati o residui indifferenziati).

E' di poco tempo fa la notizia data dall'ASM, l'azienda ambientale pratese, circa il grande sforzo fatto con Sori - la società recupero crediti - per individuare e recuperare quasi 300.000 euro di tariffa ambientale non corrisposta da utenze "fantasma". Questa norma avrebbe permesso di incidere ancora di più in questa lotta all'evasione, allargando la base contributiva a beneficio  di tutti i cittadini, incidendo sulla concorrenza sleale, vera spina nel fianco delle aziende in regola. Secondo il sindaco Cenni il dietrofront di Maroni potrebbe essere dovuto "al riscontro che la norma avrebbe potuto dare a livello nazionale." Ma il primo cittadino, passata la delusione, assicura che le azioni di deterrenza proseguiranno comunque,  intensificando ancora di più i controlli ed utilizzando lo strumento fin qui adottato: inagibilità dei capannoni a seguito di ordinanza sindacale.

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