[17/11/2010] News

Tempi duri per il nucleare francese in America: accuse di favorire la proliferazione atomica. Edf pensa al ritiro

LIVORNO. Secondo una lettera inviata il 15 novembre al presidente Barack Obama da 16 personalità americane, gli Usa non dovrebbero concedere prestiti ai progetti nucleari delle due multinazionali statali francesi Areva ed Edf finché il governo di Parigi non adotterà norme più severe per la vendita di tecnologia nucleare ai Paesi terzi. Tra i firmatari ci sono Henry Sokolski, direttore del Nonproliferation policy education center; Charles Ferguson, presidente della Federation of american scientists, gli ex commissari della Nuclear regulatory commission (Nrc) Peter Bradford e Victor Gilinsky.

Secondo Sokolski «Gli Usa dovrebbero chiedere agli altri Paesi di fare affari solo con Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, che sono stati disposti a rinunciare all'arricchimento e al ritrattamento dell'uranio in cambio dell'autorizzazione ad acquistare reattori nucleari avanzati. Tali standard prevedono la massima protezione dalla proliferazione di materiali nucleari che possono essere utilizzati nelle armi».

Gli Emirati Arabi Uniti e gli Usa nel 2009 hanno firmato un accordo di cooperazione nucleare che ha spianato la strada al Paese della penisola araba (che per chi lo avesse dimenticato è la federazione di 7 piccole petro-dittature monarchiche) per stipulare contratti con società sudcoreane per quattro reattori nucleari che dovrebbero soddisfare la domanda crescente di energia elettrica e esportare più petrolio. E' abbastanza singolare che nella loro lettera le associazioni Usa definiscano questa avventura nucleare, con centrali (e basi militari) piazzate proprio davanti alle coste dell'irascibile Repubblica islamica dell'Iran «Una svolta importante di non proliferazione».

E' ancora più incredibile che si dica che i prestiti di garanzia a società di proprietà del governo francese premieranno multinazionali che hanno «dato alla politica di non proliferazione degli Stati Uniti un sostegno insufficiente». Obama è fresco reduce da un viaggio in India dove ha confermato un trattato di cooperazione nucleare stipulato da George W. Bush con l'India, Paese che non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare e il confinante Pakistan (nelle stesse condizioni di proliferazione atomica non autorizzata) ha sviluppato le sue armi nucleari grazie al sostegno e alla complice noncuranza degli alleati americani.

Insomma, Edf e Areva non dovrebbero fare quello che fanno i piazzisti nucleari americani in giro per il mondo, e non dovrebbero avere progetti negli Usa con partner come la Constellation Energy, con la quale aveva ottenuto un prestito per costruire il terzo reattore nucleare a Calvert Cliffs, nel Maryland. Areva ha invece avuto all'inizio di quest'anno un conditional loan guarantee di 2 miliardi di dollari per realizzare un impianto di arricchimento dell'uranio in Idaho (a proposito di non proliferazione....). La lettera sottolinea che i prestiti federali dovrebbero essere subordinati all'adozione da parte della Francia di norme più severe sulla non-proliferazione e il portavoce di Areva, Jarret Adams, ha risposto che «L'accordo con gli Emirati Arabi Uniti è un ottimo modello per tali vendite» e anche Edf si è detta subito disponibile.

La roba puzza terribilmente di gioco delle parti e di coltellate tra lobby, visto che le multinazionali francesi parteciparono tranquillamente (anche insieme agli americani) alla gara per il nucleare degli Emirati che i sudcoreani si aggiudicarono per aver fatto un prezzo stracciato e perché l'Epr francese è ormai considerato un costoso bidone nucleare, non certo per la loro adesione ai principi di non proliferazione atomica, che d'altronde scordano anche loro appena mettono piede in Medio Oriente, in India o in Vietnam per opiazzare le loro centrali nucleari.

Anche Edf ha capito che il clima politico negli Usa non è buono e sta pensando di bloccare il suo piano di sviluppo delle centrali atomiche. Lunedi in un'intervista telefonica a Bloomberg il capo dell'ufficio finanziario di Edf, Thomas Piquemal, ha detto: «Quando avremo una migliore visone del contesto normativo e dell'andamento dei prezzi, saremo in una posizione migliore per vedere se andremo avanti con i progetti Usa».

Edf ad ottobre ha sborsato circa 249 milioni dollari per acquistare dal Constellation energy group le quote della ornai ex joint venture franco-statunitense per sviluppare tre reattori Epr negli Usa, compreso quello del Maryland, che è fallita a causa del ritiro della Constellation che ritiene l'operazione insostenibile dal punto di vista economico, anche per gli interessi da pagare sui prestiti federali. I francesi sono ora alla ricerca di un nuovo partner industriale Usa che sostituisca Constellation, anche perché l'avventura americana è già costata 1,1 miliardi di euro ed ora secondo lo stesso Piquemal la prospettiva per i prezzi dell'energia elettrica e per il reattore di Calvert Cliffs è «Meno favorevole».

L'America comincia ad essere economicamente rischiosa per Edf che al 30 settembre aveva fatturato 52,9 miliardi di euro, parecchio di più dei 48,4 miliardi di euro del catastrofico 2009. Una boccata di ossigeno che riassesta parzialmente i conti e dovuta soprattutto agli investimenti e alle vendite in Francia e Gran Bretagna. La produzione dei suoi 58 reattori nucleari francesi è aumentata di 9,2 terawatt-ora raggiungendo i 299 terawatt-ora ed Edf punta ai 415 terawatt-ora, visto che l'utilizzo degli impianti è vicino al 78,5% a causa «Delle soste impreviste in ottobre».

Il capo di Edf, Henri Proglio, aveva promesso che la produzione nucleare francese nel 2010 sarebbe aumentata raggiungendo l'obiettivo dell'85% dei reattori disponibili per la produzione di energia elettrica entro il 2015, ma ha ammesso che per raggiungere questo livello di utilizzo tutto dovrebbe filare più che liscio, cosa che i recenti incidenti negli impianti e le montanti proteste antinucleari in Francia e Germania non sembrerebbero far presagire.

Secondo l'analista di Citigroup Sofia Savvantidou «Ci potrebbe essere una pressione al ribasso» rispetto alle bank's forecast di Edf, che invece si dice sicura di raggiungere un utilizzo dell'80,3% nel 2011. «La situazione in Francia sta migliorando - ha ribattuto Piquemal. - Edf ha 10 reattori fermi, rispetto ai 16 nello stesso periodo dell'anno scorso». Ma nel 2011 Edf prevede di fermare almeno 9 reattori francesi per le necessarie ispezioni che durano un centinaio di giorni, il 50% in più rispetto alla media degli ultimi anni e la cosa non migliorerà certo con il progressivo invecchiamento delle centrali.

Anche le trattative in corso per rafforzare la problematica partnership tra i due colossi statali nucleari francesi, con un acquisto di quote di Areva da parte di Edf, dipendono soprattutto dalla sostenibilità economica di un nuovo accordo industriale. Anche qui la situazione è paradossale e praticamente incomprensibile per gli americani, che infatti accusano i francesi di "socialismo nucleare": lo Stato francese detiene l'84,8% di Edf che ha una quota del 2,4% in Areva, della quale lo Stato detiene oltre il 90% delle quote.

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