[19/11/2010] News toscana

In consiglio provinciale a Firenze si รจ parlato di "flashflood"

FIRENZE. Il caso delle "flashflood" (le cosiddette bombe d'acqua) è approdato in Consiglio provinciale a Firenze. Già nei giorni scorsi, il segretario generale dell'Autorità di bacino dell'Arno Gaia Checcucci, aveva sottolineato che i territori del Mugello e del Valdarno fiorentino sarebbero esposti a rischio di esondazione se si verificasse questa tipologia di eventi.

Secondo i consiglieri provinciali del Pd Stefano Prosperi, Piero Giunti e Franco Pestelli la prevenzione passa «essenzialmente dalla pianificazione urbanistica e territoriale» e quindi hanno chiesto alla Giunta provinciale, titolare tra l'altro del Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) quali azioni intenda mettere in moto «per la messa in sicurezza del Mugello e del Valdarno nella malaugurata ipotesi di eventi di flashflood».

Sul tema ha risposto l'assessore provinciale all'Ambiente Renzo Crescioli: «Con il termine "flashflood" ci si riferisce solitamente ad eventi idrologici dotati di notevole intensità e concentrati in brevi lassi di tempo. Riportati in effetti al suolo, gli eventi del tipo flashflood presentano due tipi di criticità: innesco di frane superficiali a cinematica veloce del tipo scivolamenti di terra evolventi in colate detritiche; crisi di tipo idraulico lungo il reticolo idrografico minore».

Eventi di questo tipo sono in aumento anche in Toscana e in provincia di Firenze, probabilmente collegabili agli effetti locali del cambiamento climatico globale. «La mitigazione del rischio idrogeologico può essere perseguita secondo due tipi di strategie- ha continuato Crescioli: con l'adozione di misure strutturali, innanzi tutto. Le misure strutturali consistono nel realizzare opere ingegneristiche in grado di mitigare pericolosità, vulnerabilità ed esposizione degli elementi sottoposti al rischio. Fra queste si possono citare le opere di sostegno per le frane e le casse di espansione per gli eventi di tipo idraulico. D'altra parte si possono adottare anche misure non strutturali. Sono quelle che essenzialmente agiscono sugli elementi a rischio e ne diminuiscono la loro esposizione e vulnerabilità tramite informazione (cartellonistica, predisposizione di sistemi di allarme), in generale azioni di protezione civile e decisioni in materia di pianificazione territoriale».

L'assessore ha poi informato sugli interventi in corso utili per mitigare anche gli effetti "flashflood". «La provincia ha in corso la progettazione lungo il reticolo degli affluenti dell'Arno di tutte le casse d'espansione previste dal "Piano stralcio rischio idraulico" dell'Autorità di Bacino dell'Arno. In particolare, il 7 aprile 2010, la Giunta provinciale ha approvato il progetto preliminare relativo alle casse di espansione per il Mugello (Lotto 1), redatto dagli uffici dell'Ente e attualmente all'esame dell'Autorità di bacino. Alcuni di questi progetti, posti nelle parti apicali più alte dei bacini, potrebbero fornire buone risultanze anche dal punto di vista della mitigazione a livello locale di fenomeni del tipo "flashflood"».

L'assessore ha poi spiegato che passando dalle parti di fondovalle a quelle più montane dei bacini si verifica un progressivo aumento della concentrazione in termini di trasporto solido dei flussi che si originano su versanti ed aste torrentizie e da eventi di tipo idraulico si passa a fenomeni del tipo trasporto di massa maggiormente ascrivibili alla pericolosità da frana. Le frane imputabili ad eventi idrologici del tipo "flashflood" sono in particolare inquadrabili in frane superficiali (che interessano due tre metri di suolo - soil slip) e dotate di velocità rapida.

Crescioli ha poi parlato di pianificazione territoriale, strettamente connesse ai temi di difesa del suolo: «Il ruolo della pianificazione e della gestione del "territorio aperto" può risultare importante secondo due specifiche funzioni. La prima è quella tipica della pianificazione tradizionale che corrisponde a porre vincoli allo sviluppo edificatorio in zone sottoposte a pericolosità. L'altra importante funzione è quella invece di gestione e manutenzione del territorio in senso lato. Ciò può essere perseguito incentivando la buona organizzazione dello smaltimento delle acque di pioggia nelle parti apicali dei bacini (i cosiddetti "zero order basin"), pratiche solitamente riferite ad una gestione dei fondi boschivi ed agricoli. Molta attenzione deve essere inoltre posta nella corretta organizzazione dello smaltimento delle acque nelle strade di montagna, evitando la dispersione di quest'ultime lungo i versanti. I sopraccitati modelli di stabilità hanno infatti evidenziato che utilizzando nella stima della pericolosità da frana anche elementi riferiti alla presenza, lungo i versanti, di tagli realizzati in conseguenza della costruzione di strade di montagna (tipicamente strade vicinali o comunali) è possibile migliorare notevolmente la rispondenza di quanto predetto dal modello di stabilità con quanto effettivamente osservato in campagna, come censimento frane» ha concluso l'assessore.

Nella replica, Giunti ha rilevato: «c'è un aspetto in più da cogliere: quando la montagna era vissuta, quando la campagna era vissuta da una serie di realtà, penso alle aziende agricole, penso a chi viveva in quei posti, c'era una cura nel regimare certe zone e questo faceva sì che anche in caso di evento accidentale, tutta l'acqua arrivava da monte a valle con molta più lentezza».

 

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