[19/11/2010] News toscana

Difendiamo le Alpi Apuane

Le Alpi Apuane, dal profilo aspro e tormentato, alte sul mare, sono un vero "tesoro" che l'uomo sta saccheggiando e distruggendo. In esse spiccano strutture "dolomitiche", creste accidentate, cime nude e pareti impervie, torri che sprofondano vertiginosamente: il Pizzo d'Uccello, il Garnerone, il Grondilice, i Torrioni del Corchia, la Cresta degli Uncini dell'Altissimo ..... Qui, in quello che a ragione può dirsi il "Giardino d'Europa", vivono le piante più rare. Delle circa 6000 specie di fiori note in Italia, più della metà sono sulle Apuane e ben 16 sono gli endemismi che si trovano soltanto qui.

Le acque che filtrano nelle fessure delle rocce alimentano profondi acquiferi: alcune riaffiorano calde con pregiate proprietà curative come a Equi Terme, altre danno vita a numerose sorgenti. La più grande sorgente idropotabile della Toscana è quella del Frigido con una portata di 1500 litri al secondo; la Pollaccia, in quel di Stazzema, ha una portata di quasi 1000 litri al secondo. E non solo. Nel suo interno la montagna cela abissi e grotte che al mondo non hanno l'eguale. Ne sono testimoni la Grotta del vento o l'antro del Corchia che, sprofondando per più di 1000 metri, dilunga e intrica i suoi cunicoli per un centinaio di chilometri.

Ma è il marmo l'oro bianco delle Apuane. È il marmo che dà identità, tradizioni, cultura e storia. Ai grandi bacini marmiferi di Carrara si uniscono, senza soluzioni di continuità, quelli della Versilia e della Garfagnana. È con questo marmo, pario e pentelico ad un tempo, che i romani scolpirono i loro monumenti, costruirono palazzi e ville, templi e terme, teatri e arene, colonne e archi di trionfo. Senza questo marmo il '400 italiano non sarebbe stato lo stesso. È stato il marmo, per le sue capacità, a dare espressione all'arte e all'architettura, a dare un volto alla nostra civiltà e alla nostra cultura: le cattedrali romaniche e gotiche, i pulpiti di Giovanni e Nicola Pisano, le sculture di Michelangelo, le opere del Bernini e le sculture del Canova. E Thorwaldsen e Moore. E ancora, e ancora ... E' questo marmo che riflette, insieme alla luce, l'anima e l'intelligenza dell'artista e, sconfiggendo l'effimero, consegna alla memoria il frutto del lavoro e dell'arte. Ma oggi questo bene, così straordinario e prezioso, è a rischio di sparizione. Le Alpi vengono trasformate in giacimenti di detriti di carbonato di calcio. Quei monti, in cui uomo e natura si sono misurati costruendo insieme un paesaggio di incomparabile bellezza, vengono frantumati e ridotti in pietraie informi e polverose. Si consuma così un disastro immane sotto il profilo culturale, paesaggistico, naturalistico e ambientale.

Inquietante, poi, è l'aggressione subita dall'acqua: l'impiego di macchinari e mezzi di lavoro tanto efficienti quanto distruttivi, ostruisce quelle fessurazioni capillari che portano l'acqua delle precipitazioni nelle profondità della terra e la mescola e inquina con fanghi e velenosi oli e-sausti. L'attività di cava, nelle forme in cui si svolge oggi, è un atto distruttivo non più sostenibile. È un saccheggio, continuo e incontrollato, che distrugge monti, svuota ravaneti, provoca disastri: frane sulle pendici e alluvioni al piano.

Noi chiediamo che le cime delle montagne non siano più scapitozzate, la produzione sia con-tingentate, si adottino e si rispettino regole valide per tutti gli agri marmiferi, sia quelli del ver-sante massese che quelli dei versanti versiliese e garfagnino.

Chiediamo che vengano riconosciuti gli Usi Civici, garanti di una gestione disciplinata del ter-ritorio a beneficio delle comunità.

Chiediamo che il Parco, finora di scarsa o nulla utilità, dal cui ambito sono state tolte le cave, adotti finalmente quel Piano che ancora oggi non ha, e sappia integrarsi con la costa e le colline apuane e versiliesi, le Cinque Terre, l'Appennino, il Parco di San Rossore.

E, soprattutto, chiediamo che le cave siano ricomprese nel Parco delle Apuane e che i Piani di Coltivazione siano concepiti e adottai in un'ottica sistemica.

Qualche anno fa, uomini di cultura lanciarono un appello, "Pietà per il marmo. Il marmo per la Pietà", purtroppo inascoltato. Noi, oggi, lo vogliamo riproporre.

* presidente del Consilio regionale della Toscana di Italia Nostra

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