[31/08/2009] News

I temi ambientali alla festa del Pd

PISA. L'intervista di Mostardini a Ceccantini di venerdì su greenreport (vedi link) poneva l'accento sulla necessità di far capire all'opinione pubblica - ma anche al Pd - la necessità della riconversione ecologica. Detta in altri termini è la conferma che le politiche economiche e quelle ambientali non appartengono più a due ambiti, comparti, mondi  distinti e separati.

Politiche economiche sbagliate producono disastri anche ambientali oltre che crolli finanziari. Politiche ambientali serie e nuove - vedi appunto le energie rinnovabili ecosostenibili - possono rilanciare anche una economia senza bolle e crolli.

Ora, una prima condizione anche per le forze politiche e specialmente per il Pd è di non riservare ai temi ambientali  nicchie distinte dal resto tipo ecodem perché questo si ispira alle tradizioni meno brillanti di taluni raggruppamenti verdi finiti in un angolo da cui non riescono ad uscire. D'altronde basta vedere cosa sono riusciti ma soprattutto non riusciti a fare gli ecodem per capire che conviene imboccare e alla svelta strade diverse.

E qui si tocca una prima questione di fondo che anche il Pd non ha risolto neppure in Toscana. Quelle nuove politiche non più separate - non è certo un caso che quelle comunitarie che trattino delle coste o dei tanti altri comparti parlino sempre di gestione ‘integrata' - richiedono un governo del territorio, politiche di programmazione e pianificazione che guardino ben oltre la gestione urbanistica.

Ma se quelle norme, leggi e politiche che in questi anni dai bacini idrografici, ai parchi, al paesaggio hanno puntato a gestioni non di settore, ma capaci di raccordare - appunto integrare - ambiente nelle sue diverse declinazioni ed economia, interventi cioè non solo di cementificazione vengono colpite, smantellate e anche il Pd tace o quasi a Roma e in parlamento, ma spesso anche in Toscana e nelle altre istituzioni vuol dire che c'è qualcosa che ancora non gira nel verso giusto.

Quando è stata azzoppata la legge 183 da Matteoli e il bacino dell'Arno è stato ridisegnato in maniera balorda non ricordo di avere registrato molte proteste, proposte correttive e altre iniziative. Quando con il nuovo Codice dei beni culturali è stato azzoppato il piano del parco che già prevedeva due versioni che bisognava semmai unificare - ambiente e appunto economia-  ne viene inventata invece una terza edizione paesaggistica ho registrato più  compiacimenti che  preoccupazioni. Che i piani dei bacini e dei parchi ma anche paesaggistici che per la prima volta riconducevano l'ambiente ad una gestione non separata dal resto vengano messi in soffitta ( in Toscana con una legge del 2005 i piani dei parchi regionali erano già stati fortemente ridimensionati e penalizzati) e poi ci si illuda che tutto possa essere ricondotto ai livelli regionali, provinciali e comunali non si va lontani.

Il Pd a Roma e non solo su questo terreno non ha ancora le carte in regola. Chi, dove e come queste politiche della tanto decantata green-economy dovrebbero e potrebbero essere gestite?  Con quali strumenti, sulla base di quali confini ambientali e non solo amministrativi?

E non si scomodino i rapporti di forza che non ci sarebbero favorevoli, qui si tratta di idee che peraltro sono -credo- anche una condizione per cambiare i rapporti di forza e non prendere altre sberle

Anche per questo a Livorno sarà bene non girare intorno al lume.

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