[22/11/2010] News
PISA. Giovanni Valentini commentando su Repubblica l'incontro del Fai sui temi dell'agricoltura in rapporto al paesaggio e al turismo ha annotato criticamente che nell'occasione il ministro Prestigiacomo (Nella foto), a differenza di Galan, l'ha snobbato. Aveva litigato poco prima con Tremonti e forse non voleva bis. D'altronde gli era già accaduto con la Brambilla quando la rossa sottosegretaria pensò brillantemente che una bella cura di campi da golf - per cassaintegrati come commentò allora Bossi - ai parchi avrebbe fatto bene. Anche se lo spettacolo dati i tempi e i problemi non è tra i più edificanti potrebbe essere considerato alla stregua di molte altre beghe governative che riguardano molti altri comparti e di cui sono zeppe le cronache.
Ma questa vicenda - come sottolinea giustamente Valentini - se la si considera tutta ruotante intorno al braccio di ferro su qualche milione di euro in più o in meno rischia di sconfinare nella compiacenza. Insomma brava la Prestigiacomo che tra tanti cattivoni qualcosa a casa ci porta. E la ragione è molto semplice, anche se finora è stata quasi del tutto elusa o ignorata anche dove non dovrebbe esserlo, e cioè la latitanza di una politica di governo del territorio come presupposto indispensabile per la protezione del suolo che allaga ed è cementificato in maniera dissennata, dei monumenti che crollano, del paesaggio che va in malora e con esso anche la natura dentro e fuori i parchi.
Ecco perché farne una mera questione tutto sommato di ‘spiccioli' che riguarderebbe poi solo i parchi nazionali è un gravissimo errore.
Lo è intanto perché se i parchi nazionali sono in ambasce e a rischio chiusura anche se arriveranno i 35 milioni che serviranno a pagare il personale e poco più, anche gli altri non se la spassano davvero. In Sicilia è allarme rosso ma nel Lazio, in Campania, in Piemonte e molte altre regioni le cose non vanno granché meglio e ovunque manca la possibilità di fare dei parchi un sistema. Anzi, la prospettiva è che già dall'anno prossimo venga meno qualsiasi possibilità di una politica nazionale. E non è certo un caso mentre si sente ripetere che la legge è datata e sarebbe bene cambiarla i parchi che devono fare i piani non potranno più occuparsi del paesaggio (dopo la Convenzione europea), a molti è già stato tolto anche il nulla osta sui beni culturali, le aree protette marine navigano in acque sporche e tenute alla cavezza di un ministero che fa il tifo per una legge che estrometterebbe del tutto le regioni dalla loro gestione a cui sta lavorando colpevolmente la commissione ambiente del senato. D'altronde Calderoli aveva tentato di abrogare i parchi regionali con un tratto di penna e in varie regioni la Lega presenta proposte di abrogazione dei parchi regionali o come nel Veneto si sta scannando con il Pdl per la presidenza del parco del Delta.
Qui la compiacenza di cui parla Valentini sarebbe ed è una colpevole complicità. E non si scomodi l'impegno bipartisan perché le patacche restano tali con qualunque etichetta.
Dopo il crollo di Pompei di Bondi si discuterà in aula alla Camera. Possibile che per i parchi e il resto non ci sia neppure una Mozione che chieda conto al governo di questi disastri?
E per finire; possibile che i parchi non riescano a far sentire la loro voce come si deve a Roma e nelle regioni? L'hanno fatto molto dignitosamente i sopraintendenti perché i parchi devono essere da meno.