[24/11/2010] News

Emissions Gap Report. Onu e scienziati: colmare il gap tra ciò che è necessario e quel che stiamo facendo

Emissions Gap Report. Onu e scienziati: colmare il gap tra ciò che è necessario e quel che stiamo facendo

LIVORNO. L'Emissions Gap Report presentato dall'Unep è molto preoccupante, tanto che il segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon, nonostante la grave crisi  militare che coinvolge il suo Paese, è intervenuto per incoraggiare «Tutte le Parti a mantenere i loro impegni nazionali in materia di attenuazione del cambiamento climatico, a far avanzare i negoziati e ad accentuare gli sforzi sul territorio per ridurre le emissioni. Non c'è tempo da perdere. Colmando il baratro che esiste tra le proiezioni scientifiche e le attuali ambizioni nazionali, potremo cogliere l'occasione per inaugurare una nuova era di prosperità low-carbon e di sviluppo sostenibile per tutti».

Secondo  il rapporto «Per mantenere le temperature mondiali e ridurre gli effetti del cambiamento climatico, bisognerebbe che le emissioni cumulate dei gas serra non sorpassino le 44 gigatonnellate di CO2. Ora, se non viene fatto nulla per ridurre maggiormente i gas serra, le emissioni mondiali annue potrebbero raggiungere le 56 gigatonnellate di CO2 entro il 2020». L'applicazione degli impegni presi al summit di Copenhagen del dicembre 2009 porterebbero le emissioni mondiali annue di CO2 a 49 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) entro il 2020.

Il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, sottolinea che «Questo lascia uno scarto di circa 5 gigatonnellate di CO2, cioè una lacuna che potrebbe essere colmata con un innalzamento delle ambizioni dei Paesi sviluppati ed in via di sviluppo e con politiche che puntino a tutta una serie di inquinanti, come il metano proveniente dai rifiuti. La riunione dell'Onu a Copenhagen potrebbe essere considerata più come un successo che come un fallimento, se tutti gli impegni, tutte le intenzioni e tutti i finanziamenti promessi, compreso quello di sostenere pienamente gli impegni dei Paesi in via di sviluppo, fossero rispettati. Esiste un baratro innegabile tra la scienza ed il livello di ambizioni nazionali attuali. Ma quello che dimostra soprattutto questo rapporto è che le opzioni attualmente sul tavolo dei negoziati possono condurci a percorrere circa il  60% del cammino. E' una buona prima tappa». Questa partnership senza precedenti sui  modelli climatici ha reso chiaro ed inequivocabile un punto: mantenere i cambiamenti climatici entro limiti gestibili è fattibile, ma la finestra per i costi di un'azione efficace si sta riducendo per ogni anno di ritardo. Cancun rappresenta la prossima opportunità per colmare le lacune e tenere la finestra aperta per portare il mondo verso un nuovo trattato internazionale».

L'amministratore delegato dell' European climate foundation, Jules Kortenhorst, è convinto che «Questo rapporto, che ha tra i suoi co-autori i maggiori scienziati del mondo su questo argomento, contiene due messaggi clamorosi. Primo, quello che i negoziati producono. Le norme che questi Paesi negoziano per gestire le cose promesse, sono quasi altrettanto importanti dei numeri stessi. Gli impegni possono essere pregiudicati da norme contabili indulgenti. Secondo. che c'è ancora molto da fare. Per il recente rapporto Iea (international energy agency, ndr)  e altri, è chiaro che tutti i Paesi devono aumentare le loro ambizioni, se vogliamo salvaguardare la salute del nostro pianeta per i nostri figli».

Pel il segretario esecutivo dell'Unfccc, Christiana Figueres, «Il rapporto sottolinea sia la fattibilità della riduzione delle emissioni che l'importanza della cooperazione internazionale per rilevare il livello attuale degli impegni, che è troppo debole. A Cancun, i governi avranno bisogno sia di riaffermare gli impegni che hanno preso a Copenhagen sia di lavorare rapidamente per mettersi d'accordo sui modi per ridurre le emissioni in maniera che l'aumento globale delle temperature resti sotto il livello dei 2 gradi centigradi».

Juan Rafael Elvira, ministro all'ambiente del Messico, ha sottolineato che «Il livello di sforzo espresso con l'Accordo di Copenaghen, in termini di riduzione delle emissioni, è quasi tre volte superiore che quello che è stato raggiunto con il Protocollo di Kyoto, il che è di per sé molto positivo e dimostra qualche miglioramento. Tuttavia, abbiamo bisogno di formalizzare e, se possibile, aumentare gli impegni attuali e tradurli in impegni per i Paesi sviluppati e in azioni riconosciute per Paesi in via di sviluppo».

Uno dei principali autori del Gap report, Niklas Höhne, direttore della politica energetica e climatica di  Ecofys, in Germania,  ha spiegato che «Il rapporto fa chiarezza sulle possibilità che i Paesi hanno a Cancun di raggiungere un accordo che sia compatibile con la limitazione dell'aumento delle temperatura fino a 2 ° C o 1,5 ° C. I Paesi possono chiarire a Cancun lo status delle proposte di riduzione delle emissioni. L'ambiguità e le condizioni di alcune delle proposte formulate ne rendono difficile la valutazione».

Un altro dei ricercatori che ha collaborato al rapporto, Joeri Rogelj, del Politecnico federale di Zurigo, evidenzia che «Il messaggio che esce da questo rapporto è inequivocabile e chiaro: con un'alta probabilità, l'attuale livello di ambizioni per il 2020 non è coerente con la limitazione dell'aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 ° C. Nonostante le molte incertezze e interpretazioni diverse su come le politiche di mitigazione dei gas serra saranno attuate in futuro, la scienza attuale dimostra che i Paesi dovrebbero rafforzare le loro ambizioni nazionali di mitigazione per il 2020 e che, così facendo, metterebbero le basi di una diminuzione netta delle emissioni dopo il 2020».

Per il ministro finlandese all'ambiente, Paula Lehtomäki, «Questo rapporto conferma i risultati che abbiamo sentito da altri studi scientifici più individuali nel corso di quest'anno. L'attuazione degli impegni di Copenaghen è fondamentale, ma non è abbastanza per raggiungere il nostro obiettivo comune. A Cancun si dovrebbe quindi dare, mettendo da parte le nostre differenze, lo start per iniziare a lavorare al fine di compiere progressi nei negoziati. Un risultato ideale dovrebbe includere l'ancoraggio agli impegni di Copenaghen ed una decisione sulla Reducing emissions from deforestation and forest degradation, Redd+».

Kelly Levin, ricercatore senior del World resources institute di Washington, e uno dei principali autori dell'Emissions Gap Report, conclude: «Questo rapporto dimostra chiaramente che siamo su una strada pericolosa per le emissioni e che abbiamo bisogno di un'azione più aggressive per rallentare l'aumento delle temperature sulla Terra. I negoziatori devono venire a Cancun armati di impegno e di robuste regole contabili e andare Avanti cin impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni per chiudere il gap tra ciò che è necessario e quel che stiamo facendo attualmente». 

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