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[26/11/2010] News
LIVORNO. La buona notizia è che all'orizzonte non c'è alcuna crisi alimentare. E se lo dice la Fao è giusto crederci. Quella cattiva è che - gli oltre 75 paesi membri della FAO, riuniti ieri presso la sede dell'Organizzazione a Roma - hanno affermato che i recenti bruschi ed improvvisi picchi dei prezzi «rappresentano una grave minaccia per la sicurezza alimentare» ed hanno raccomandato di continuare a lavorare per affrontarne le cause di fondo.
In particolare tra le cause di fondo della volatilità, il gruppo di esperti ha identificato «il legame crescente con mercati esterni, in particolare l'impatto della ‘finanzializzazione' dei mercati a termine». Tra le altre cause anche «le informazioni insufficienti, la mancanza di trasparenza dei mercati, i cambiamenti imprevisti provocati dalla situazione della sicurezza alimentare a livello nazionale, e le alterazioni del mercato innescate da febbre d'acquisti o di tesaurizzazione».
Come si evince da questa analisi, anche la sicurezza alimentare continua ad essere sotto il fuoco nemico della speculazione a dimostrazione che quanto accaduto nel 2008 non è stato assolutamente dirimente nell'ottica di un drastico cambio di approccio. Le materie prime, che siano alimentare o energetiche o comunque utili al metabolismo economico mondiale, sono completamente manipolate dagli speculatori che ne gonfiano o ridimensionano gli stock a piacimento.
Fortuna vuole che ancora non siamo all'assalto ai forni e confidiamo che mai ci arriveremo, ma la Fao su quanto c'è (o ci sarebbe) da fare ha le idee chiare: «l'offerta globale di cereali e la domanda appaiono ancora abbastanza in equilibrio», e «i fattori principali dietro la recente escalation e volatilità dei prezzi mondiali sono stati l'imprevista perdita dei raccolti in alcuni grandi paesi esportatori, seguiti da risposte nazionali e da comportamenti speculativi, piuttosto che i fondamentali del mercato». Per questo raccomandano di esplorare «approcci alternativi per mitigare la volatilità dei prezzi alimentari», e «nuovi meccanismi per rafforzare la trasparenza e gestire i rischi associati con le nuove fonti di volatilità del mercato».
Tra le altre proposte emerse dalla riunione la richiesta di intensificare il lavoro di raccolta delle informazioni e diffusione a tutti i livelli da parte della FAO. La riunione ha sollecitato lo sviluppo di capacità per quanto riguarda il monitoraggio delle intenzioni di semina, lo sviluppo delle colture, le informazioni sui mercati nazionali e le differenti dimensioni del comportamento dei mercati a termine, inclusa la partecipazione di operatori non commerciali.
Gli esperti hanno ricordato che il Vertice Mondiale sulla Sicurezza alimentare ospitato dai Paesi Membri della FAO nel 2009 aveva concordato «di astenersi dal prendere misure non conformi con le norme dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che comportano effetti negativi sulla sicurezza alimentare a livello nazionale, regionale e mondiale». Ed hanno espresso solidarietà ai paesi di recente colpiti da disastri naturali.
Le proiezioni per il 2010 sulla produzione cerealicola mondiale sono di 2.239 milioni di tonnellate, solo l'uno per cento in meno dell'anno scorso ed il terzo più abbondante raccolto mai registrato, la leggera flessione da addebitarsi alla minore produzione di cereali nei paesi della Comunità di Stati indipendenti (CSI).
Il rapporto della Fao rileva anche che in contrasto con il forte rialzo dei prezzi del grano (tra il 60-80 per cento) e del mais (del 40 per cento), il prezzo del riso tra luglio e settembre di quest'anno è aumentato solo del sette per cento. Ma anche con questi aumenti i prezzi dei cereali sono tuttavia più bassi di un terzo rispetto ai picchi raggiunti nel 2008.
L'approccio alternativo che richiede la Fao non riguarda, secondo noi, solo la sicurezza alimentare che è cosa vitale sia ben chiaro, ma l'economia intera intesa come modello di sviluppo economico. Già una riduzione della finanziarizzazione dell'economia (che la Fao chiama finanzializzazione ma è solo un sinonimo) attraverso regole ferree e mondiali che colpiscano in modo decisivo le speculazioni, a favore invece di economie meno depauperanti di energia e materia, sarebbe un primo e decisivo passo avanti. L'Europa a tratti qualche segnale lo dà, bisognerebbe lavorare tutti - a partire dall'Italia magari con un prossimo e più illuminato governo - in questa direzione per far diventare il segnale, una via maestra.