[26/11/2010] News
ROMA. «Sostenere che Greenpeace promuova il marchio Fsc (Forest Stewardship Council) facendo una sordida operazione di marketing è un errore grossolano che non ci aspettavamo da un organismo di certificazione come il Pefc. Greenpeace è un'organizzazione indipendente che non promuove marchi, ma politiche virtuose». Così Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace, risponde alle dichiarazioni di Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia, che greenreport ha pubblicato alcuni giorni fa (vedi link a fondo pagina).
Nella guida verde "Foreste a rotoli" per l'acquisto responsabile di carta igienica, rotoloni, tovaglioli e fazzoletti usa e getta, Greenpeace, oltre alle fibre riciclate, spiega di valutare positivamente anche quelle certificate Fsc «perché al momento è - secondo l'organizzazione - l'unica certificazione che fornisca garanzie su altissimi livelli di sostenibilità per i prodotti di origine forestale».
«Monitoriamo costantemente il processo di miglioramento degli standard Pefc e non escludiamo, anzi ci auguriamo - continua Campione -, che questa certificazione riesca a darci le stesse garanzie del Fsc. Al momento attuale non è così».
In realtà il nodo centrale di querra tra certificatori è la multinazionale App (Asia pulp and paper), che secondo Greenpeace e altre associazioni ambientaliste mondiali è una delle peggiori minacce per la tutela delle ultime foreste torbiere indonesiane, e che invece dichiara di poter garantire la sostenibilità dei propri prodotti anche grazie alla certificazione Pefc. «Fsc si è dissociata da App già nel 2007. Quando PEFC farà lo stesso?» conclude Campione.