[29/11/2010] News
LIVORNO. Oggi a Teheran, nel quartiere Velenjak a nord della capitale iraniana, ci sono stati due attentati contro noti scienziati dell'università Shahid Beheshti. Secondo la tv iraniana in lingua araba al-Alam, «Uno dei due professori, Majid Shahryari, è rimasto ucciso e sua moglie è stata ferita dopo che la loro auto era stata imbottita di tritolo e collegata a un detonatore che si è azionato con l'accensione del veicolo. Anche il secondo docente, Fereydoun Abbasi, è rimasto ferito poco dopo sempre a Teheran in un attentato analogo». Shahriari era un membro del Dipartimento di ingegneria nucleare dell'università Shahid Beheshti. Il 12 gennaio era stato ucciso Massoud Mohammadi, un docente universitario di fisica nucleare all'università di Teheran, in un attentato realizzato con una bomba davanti alla sua casa di Gheytarieh, un quartiere a nord della capitale iraniana.
Tutti i sospetti cadono su Israele e sui suoi agenti segreti del Mossad. i media iraniani accusano i servizi segreti stranieri «Di aver utilizzato i loro mercenari, che, su motociclette, avrebbero posizionato gli ordigni sulle auto dei due».
Il sito Irib Nws accusa direttamente i servizi segreti israeliani: «In un atto criminale terroristico, gli agenti del regime sionista hanno attaccato due eminenti professori universitari che si recavano al lavoro».
Il capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi ha avvisato i nemici dell'Iran: «Non giocate con il fuoco. La nazione iraniana può sopportare questi atti ostili fino a un certo punto».
Il 27 novembre è entrata in funzione la centrale nucleare iraniana di Bushehr e Salehi aveva detto: «Senza propaganda né pubblicità, abbiamo finito di installare tutte le barre di combustibile e chiuso la calotta del reattore. Ora stiamo aspettando che l'acqua nel cuore del reattore si riscaldi poco a poco e speriamo di collegare la centrale alla rete elettrica nazionale entro un paio di mesi». Ma oggi il presidente iraniano in persona, Mahmud Ahmadinejad, ha dovuto ammettere che «Diverse centrifughe impiegate per l'arricchimento dell'uranio negli impianti nucleari sono state colpite da un virus informatico. Sono riusciti a creare problemi a un numero limitato delle nostre centrifughe dell'impianto di Natanz con il programma che hanno installato nelle parti elettroniche». Si tratterebbe del virus Stuxnet che sarebbe stato inoculato dagli hacker del solito Mossad.
Intanto in Iran scaldano gli animi le rivelazioni di Wikileaks sulle ripetute richieste agli Usa del Re dell'Arabia Saudita Abdullah «Di attaccare l'Iran per mettere fine al programma nucleare di Teheran». Secondo quanto scrive il The Guardian, sulla base dei documenti diplomatici visionati, l'ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir in un incontro nell'aprile 2008 con il generale Usa David Petraeus «Disse di tagliare la testa al serpente» e che «Dirigenti in Giordania e nel Bahrein hanno chiesto ripetutamente che il programma nucleare iraniano fosse formato con qualsiasi mezzo, compreso quello militare (...) i leader in Arabia Saudita, negli Emirati arabi uniti (Eau) ed Egitto hanno fatto riferimento all'Iran come ad una "minaccia esistenziale" e ad una "potenza che ci porterà alla guerra". L'Irib spiega l'articolata posizione dell'Iran sulle rivelazioni: «All'inizio sembrava che il Wikileaks avesse cercato di far luce sulle politiche belligeranti di Washington in Iraq e in Afghanistan. Però molti degli analisti ritengono che il lavoro del sito fa parte di uno scenario attentamente orchestrato dai servizi segreti americani per distogliere l'attenzione mondiale dai problemi interni degli Stati Uniti, compromettere la situazione nella regione mediorientale e pianificare un'azione militare contro l'Iran».
Probabilmente è anche di questo che parlava il 25 novembre la guida suprema iraniana, l'Ayatollah Khamenei, rivolgendosi nella città santa di Qom a un gran numero dei Basiji, la famigerata forza paramilitare volontaria del regime, aveva sottolineato che «Oggi, l'obiettivo principale della "guerra soft" avviata contro la Repubblica Islamica dai nemici del Paese è quello di travisare la realtà sull'Iran. La grande campagna propagandistica innescata dai nemici contro il paese è mirata a ritrarre un'immagine falsa e non reale della Repubblica Islamica. Misure del genere sono le prove di una grande debolezza e fallimento di questi Paesi nei confronti dei grandi successi e progressi ottenuti in vari settori dal governo e dalla nazione iraniana. Gli ostili nemici cercano di rappresentare l'Iran come un paese che si trova in una situazione economica disastrosa ma i fatti dimostrano un'altra realtà».