[30/11/2010] News

Cancun: il piano minimo di Yvo de Boer

NAPOLI. Nessuno crede nel grande accordo. COP 16, la sedicesima Conferenza delle Parti che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti del Clima che si è aperta ieri a Cancun, sarà con ogni probabilità un vertice interlocutorio. L'attenzione dei media internazionali in questo momento è concentrata su altro. D'altra parte nella città messicana non è previsto l'arrivo di alcun capo di stato. Sarà un vertice a livello di ministri.

E i ministri non sembrano avere il mandato per sottoscrivere un accordo globale con valore legale e vincolante.

Tuttavia, anche se in tono minore, non è detto che l'incontro non possa produrre qualche risultato significativo, anche se in apparenza minore. Quali obiettivi raggiungere, dunque? L'olandese Yvo de Boer (Nella foto) - che lo scorso primo luglio ha lascito la carica di segretario esecutivo dell'UNFCCC, l'ufficio delle Nazioni Unite che coordina le attività della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici e ora è consigliere speciale su questi temi per la KPMG (un'azienda internazionale di consulenza economica con sede in Olanda) - ne ha proposto cinque in un editoriale pubblicato per la rivista Science. Yvo de Boer è un osservatore davvero privilegiato: da segretario dell'UNFCCC è stato lui, infatti, che ha coordinato i lavori dell'ultima Conferenza della Parti, quella di Copenaghen, e che ha gettato le basi per questa sedicesima conferenza che si tiene a Cancun. E, dunque, conviene ascoltarlo.

Primo: occorre attivare una strategia che consenta ai paesi in via di sviluppo sia di fidarsi - moti temono che i vincoli della Convenzione mirino in realtà a frenare la loro crescita economica - sia di attivare tutte le loro potenzialità nel settore della green economy e del cambio di paradigma energetica, dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Per fare questo occorre concedere loro un facile accesso ai meccanismi di finanziamento internazionale.

Secondo: attivare i meccanismi e mobilitare le risorse finanziarie e organizzative per consentire ai paesi meno ricchi di rispondere in maniera appropriata ai cambiamenti climatici. I cui effetti saranno di tipo fisico, economico e sociale.

Terzo:  bilanciare la politica delle Nazioni Unite, puntando (senza, per ora, grandi risultati peraltro) non solo sulla prevenzione (abbattimento delle emissioni di gas serra) ma anche sull'adattamento. Occorre, in altri termini, pianificare a livello globale le azioni per adeguarsi ai cambiamenti climatici in atto e futuri.

Quarto: migliorare in maniera significativa il trasferimento delle tecnologie dai paesi più avanzati ai paesi in via di sviluppo. Finora questi meccanismi non hanno funzionato. Si tratta probabilmente non tanto di vendere con le regole di mercato le tecnologie innovative a chi non sa produrle, ma di dare sostanza (diciamo noi) al principio del libero accesso alla conoscenza, in modo da rendere anche i paesi più poveri in grado di produrre e gestire le tecnologie più sostenibili.

Quinto: firmare un accordo sulle foreste e sulla lotta alla deforestazione che premi concretamente quei paesi che nelle foreste hanno la loro principale ricchezza e comunque non hanno molte altre possibilità di concorrere alle politiche di "mitigation", ovvero di abbattimento delle emissioni di gas serra.

Quello in cinque punti di Yvo de Boer è un "piano minimo". Tutto centrato sull'economia e poco sulla politica. Non ha slancio politico. Anzi, dimostra come a Cancun difficilmente troveremo un qualche slancio politico. In ogni caso è un piano che non basta a contrastare i cambiamenti climatici: non nella misura richiesta dai dati scientifici, almeno. Tuttavia i cinque obiettivi puntano tutti nella giusta direzione. E, allo stato attuale delle cose, sembrano gli unici obiettivi realistici per Cancun.

Speriamo, ovviamente, in una smentita. E che in Messico il prossimo 10 dicembre, a un anno da Copenaghen e a ben 18 anni dalla Conferenza di Rio de Janeiro dove è stata elaborata e sottoscritta la Convenzione, si realizzi quell'accordo globale sul clima che diventa sempre più urgente e appare sempre più sfuggente.

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