[30/11/2010] News toscana
FIRENZE. Lo abbiamo detto più volte: la tutela del territorio inizia con una buona pianificazione urbanistica. E all'interno del territorio scorrono i fiumi e torrenti che non sono il "nemico" da cui è necessario difendersi. Basta rispettarli lasciando loro un adeguato spazio "vitale". Purtroppo così non è stato e quindi spesso siamo ricorsi ad opere infrastrutturali rigide e puntuali quali sono gli argini (o alcune difese spondali) per difendere beni posti in area di pertinenza fluviale dove non dovevano essere collocati, pensando di fare buona opera di prevenzione e riduzione del rischio idraulico, che invece spesso è stato semplicemente spostato più a valle. Non è fantascienza pensare oggi, in alcuni casi dove c'è territorio disponibile, di allontanare gli argini (o addirittura eliminarli) dal corso d'acqua per cercare di ripristinare le dinamiche fluviali. Questo approccio è praticato frequentemente in alcuni Paesi europei. Ma del resto è impensabile che si possa procedere in modo diffuso con questa pratica con fiumi ridotti a canali con le urbanizzazioni a ridosso degli alvei. Quindi le strutture arginali esistenti devono essere almeno mantenute in buono stato ed efficienti.
A tal proposito la Regione Toscana finanzierà uno studio dettagliato per capire qual è l'effettivo stato di salute di tutti gli argini dei fiumi toscani. Con questo nuovo elemento di conoscenza gli addetti ai lavori saranno in grado di individuare eventuali criticità e mettere in campo le necessarie azioni preventive in caso di future esondazioni e alluvioni. «Questo studio rappresenta un tassello importante nell'opera di prevenzione del rischio idrogeologico- ha dichiarato l'assessore all'ambiente Anna Rita Bramerini -In pratica si tratta di definire una metodologia che, a partire da dati disponibili, quali cartografie, dati idrologici, sezioni fluviali, rilievi Lidar, cioè una tecnica speciale di telerilevamento, e dati geotecnici permetterà di effettuare una prima valutazione delle condizioni di sicurezza delle arginature soggette a un evento di piena». In pratica dovranno essere monitorati circa 2000 chilometri (sui 4400 chilometri totali) di argini o strutture similari che contengono i corsi d'acqua principali oltre a tutti gli argini che limitano i fiumi secondari (sono 59mila chilometri di corsi d'acqua). Lo studio sarà finanziato con 284mila euro e l'Urbat (Unione regionale per le bonifiche, l'irrigazione e l'ambiente della Toscana) pubblicherà un bando di gara rivolto alle migliori professionalità nei settori dell'idraulica e della idrogeologia presenti sul mercato. Chi si aggiudicherà la gara avrà tempo fino a ottobre del 2011 per realizzare la prima "mappa" sullo stato di consistenza delle cosiddette strutture di contenimento dei corsi d'acqua toscani.