
[01/12/2010] News
LIVORNO. Le donne devono essere pienamente inserite in tutti gli sforzi internazionali per salvare le foreste che rimangono nel mondo e per ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 17%. E' quanto ha detto l' International union for conservation of nature (Iucn) alla Conferenza delle parti Unfccc di Cancun lanciando la "Global initiative on Redd+ and gender equality" che punta a garantire che le donne siano parte integrante dei negoziati sula Reducing emissions from deforestation and forest degradation (Redd), il processo internazionale che vuole ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici causati dalla deforestazione e dalla cattiva gestione delle foreste.
I delegati presenti al lancio dell'iniziativa, ospitata dal governo della Norvegia e intitolata "The missing link to success: Women in Redd" erano vestiti di rosso per dimostrare la loro solidarietà con la campagna "Women in Redd".
Secondo Lorena Aguilar, global senior advisor on gender per l'Iucn, «Per Redd esiste la volontà politica, ma i donatori che sponsorizzano le iniziative Redd ancora non hanno visto i progetti che hanno finanziato produrre qualcosa sul terreno, anche se hanno dato il mandato, e quindi l'obbligo, di farlo».
Progetti pilota Redd sono in corso in 40 Paesi, e dopo l'accordo di Copenhagen del 2009 la comunità internazionale ha iniziato a lavorare per accordo Redd globale. Ma per l'Iucn «Le donne ancora una volta sono l'anello mancante, nonostante il loro ruolo essenziale nell'azione per il clima. Le donne costituiscono il 70% dei poveri del mondo e di forniscono fino al 90% del cibo nelle comunità che dipendono dalla foresta. Dipendono dalle risorse forestali per la raccolta di legna da ardere, frutti di bosco, ortaggi e medicine. In molte società rurali, solo le donne hanno accumulato le conoscenze tradizionali su cibo e prodotti per la famiglia tra quelli che forniscono le foreste».
Iucn e Women's economic development outreach (Wedo) e Women organizing for change in agriculture and natural resource management (Women), che collaborano alla "Global Initiative on Redd+ and Gender Equality", sottolineano che «Le attuali iniziative Redd+ si impegnano su iniziative per i popoli indigeni e comunità locali, ma non riconoscono i bisogni differenziati di uomini e donne all'interno delle comunità» e Consuelo Espinosa, responsabile foreste e cambiamento climatico dell'Iucn, spiega che «Un villaggio tipico nei Paesi con cui lavoriamo è composto da uomini con i diritti alla terra e donne che hanno accesso alla terra ed alle foreste per "cortesia", attraverso i loro mariti, ma senza diritti. Perché le donne non hanno necessariamente terreni forestali propri, sono spesso escluse dalle discussioni su come le foreste devono essere gestite a livello comunitario. Quel che ci preoccupa è che per lo stesso motivo ci sia il rischio che le donne vengano escluse dagli schemi di pagamento Redd».
La Aguilar fa alcuni esempi: «Nel Pacifico, spesso le donne hanno il diritto di utilizzare i frutti dell'albero del pane anche se l'albero stesso è di proprietà degli uomini, che lo usano come fonte di legno per mobili e canoe. In Nigeria, le donne possono avere i diritti sul kernel, ma non per l'olio di palma il cui raccolto viene spesso venduto in contanti. Sappiamo che i leader della comunità spesso trascurano le istanze delle donne e che non offrono un posto al tavolo decisionale alle leader delle donne o sono mal disposti a partecipare in modo efficace se si verifica questa eventualità. Quindi se Redd+ vuole avere un impatto positivo sui poveri che dipendono dalla foresta, i governi dovrebbero assicurarsi che le donne, la cui sussistenza dipende principalmente sulle risorse forestali, ottengano un'equa ripartizione dei vantaggi derivanti dal Redd».