[02/12/2010] News
PISA. Oggi su Repubblica Valentini lancia un Sos per i parchi nazionali a rischio chiusura nonostante qualche euro strappato a fatica. E' sicuramente un fatto positivo e neppure frequente che un grande quotidiano mostri interesse e preoccupazione per questa vicenda che ben si accompagna a quella di Pompei.
Detto questo bisogna però aggiungere, ad esempio, che a rischio non sono soltanto i parchi nazionali e non solo perché anche quelli regionali devono vedersela con i tagli delle regioni messe a loro volta in gravi ambasce sempre a causa di Tremonti.
Per quelli regionali, infatti - ed è sorprendente che di questo non si parli e non solo in questo articolo- si è già cercato di ‘abrogarli' puramente e semplicemente come aveva tentato Calderoli e come sono tornati recentemente anche altri a riproporre, ad esempio l'Upi nella recente assemblea nazionale di Bologna e ancor più recentemente persino un documento nazionale di Legautonomie che ha fatto sua questa idea sbagliata e al tempo stesso velleitaria.
Sbagliata perché i parchi non sono assimilabili a quei consorzi e organismi con i quali regioni ed enti locali decidono di gestire insieme competenze proprie e definite. I parchi nazionali e regionali sono previsti da una legge per gestire competenze e strumenti come il piano del parco che non sono riconducibili unicamente a nessuno dei soggetti coinvolti stato incluso.
Se un parco nazionale o regionale si scioglie e chiude i battenti, quelle competenze, infatti, non le eredita nessuno. Che persino una così elementare verità sia ignorata tanto da essere ogni tanto rispolverata conferma purtroppo soltanto lo stato di confusione e di crisi dei parchi. Deve far riflettere, ad esempio, che non si ricordi mai o quasi che i parchi nazionali e regionali prima che arrivassero i tagli del ministro del tesoro e i crucci della Prestigiacomo erano stato azzoppati dal nuovo codice dei beni culturali che al piano del parco ha sottratto il paesaggio.
Tutto quel ben di Dio che giustamente Valentini ricorda e che si trova racchiuso nei forzieri dei nostri parchi, in parte e da tempo sfugge perché non compete come prima alla loro gestione. In più d'un caso ai parchi è già stato tolto persino il nulla osta sui beni culturali che in tante realtà -vedi la Toscana- hanno esercitato e bene per tanti anni.
Ecco perché non è solo il piatto che piange per i parchi. E la risposta ai tagli per essere davvero efficace e non solo una lacrima sul viso, deve riuscire finalmente a farsi carico- innanzitutto da parte delle istituzioni che finora non lo hanno saputo o voluto fare in maniera adeguata -di quel che effettivamente bolle in pentola. E mi si lasci concludere ricordando che se un gruppo di uomini di cultura ed amministratori di parchi e di altre istituzioni torneranno lunedì 6 dicembre ad incontrarsi in San Rossore per predisporre un documento nazionale su questi temi è proprio per contribuire -vedremo con quali esiti- per ‘rilanciare i parchi'.