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[06/12/2010] News
LIVORNO. L'United Nations environment programme (Unep) ha presentato a New Delhi il rapporto "Building the foundations for sustainable nutrient management", realizzato con il contributo di politici, scienziati, imprese private, Ong ed Agenzie Onu, e che è il risultato di una collaborazione con la Global partnership on nutrient management (Gpnm), che include le buone pratiche e gli approcci migliori dei diversi Paesi alla gestione delle sostanze nutritive e per garantire i benefici della sicurezza alimentare.
Il Gpnm è un partenariato tra governi, politici, scienziati, imprese, Agenzie Onu ed Ong che opera come un network volontario di stakeholders che evidenziano la sfida della gestione dei nutrienti e contribuiscono a costruire l'interesse e le azioni necessarie tra i Paesi, le agenzie e i donatori, con l'obiettivo di ottimizzare l'uso di nutrienti, compresi i problemi della loro carenza e della riduzione del loro impatto.
Il rapporto è stato presentato in occasione della quinta International nitrogen conference, iniziata il 3 dicembre nella capitale dell'India e che si conclude il 7, organizzata dall'International nitrogen initiative (Ini) e dal suo South Asia regional centre. L'Ini è una rete globale di scienziati, con i centri regionali in Europa, Nord America, America Latina, Africa e Sud-est asiatico, ideata e sponsorizzato dallo Scientific committee on problems of the environment (Scope) e dall'International geosphere-biosphere programme (Igbp).
Quasi 40 anni fa Scope ha avviato un importante programma sui cicli biogeochimici dei principali elementi. In tutti questi anni i progetti, spesso realizzati in collaborazione con l'Unep, si sono concentrati sullo studio di carbonio, azoto, zolfo e fosforo, così come alcuni dei "trace elements": piombo, cadmio, mercurio e arsenico e dei loro effetti sulla catena alimentare, il risultato sono state 17 monografie Scope e una serie di volumi di procedimento.
Il "Major Biogeochemical Cycles and Their Interactions" è stato il testo base della ricerca biogeochimica fino dalla sua pubblicazione nel 1983, venti anni dopo "Major Biogeochemical Cycles: Global Change and Human Impacts" ha rivisitato il problema. L'Ini è stato istituita proprio nel 2003 per rivedere l'attuale comprensione del ciclo dell'azoto e per interagire con i decision makers e gli operatori per individuare le opzioni gestionali che ottimizzino l'uso dei fertilizzanti azotati, riducendo al minimo gli effetti negativi dell'azoto per la produzione di alimenti ed energia sulla salute umana e sull'ambiente.
Secondo il nuovo rapporto «La sicurezza alimentare della metà della popolazione mondiale dipende dall'uso di fertilizzanti, ma grandi quantità di fertilizzanti e la loro emissione in atmosfera o nelle acque sotterranee, nel suolo, nei fiumi e nelle acque costiere, stanno provocando un eccesso di nutrienti nell'ambiente. Al tempo stesso, quasi un miliardo di persone è colpito da una produzione alimentare insufficiente, uno di fattori più importanti è la carenza di nutrienti da fertilizzanti, cioè l'azoto e il fosforo. Con l'aumento globale della popolazione, la crescente richiesta di cibo può essere soddisfatta solo attraverso una produzione ed un utilizzo sostenibile dei fertilizzanti, che se non gestito correttamente avrà un impatto sulla sicurezza alimentare, nonché sulla qualità e sulla disponibilità dell'acqua, sulla pesca e sulla biodiversità».
Molti dei laghi, fiumi e bacini idrici del mondo soffrono di eutrofizzazione, cioè di un eccesso di nutrienti e milioni di persone dipendono per la loro sopravvivenza da pozzi d'acqua in cui i livelli di nitrati sono ben al di sopra dei livelli raccomandati. Si stima che nei Paesi in via di sviluppo il 90% delle acque reflue, una delle principali fonti di sostanze nutritive in eccesso, dannose per la salute e gli ecosistemi, venga scaricato non depurato nei corsi d'acqua e nelle aree costiere. Nei mari il super-arricchimento di nutrienti ha causato un aumento della frequenza e durata dell'ipossia, la carenza di ossigeno, o di "dead zones", le zone morte.
Il rapporto utilizza il bacino del Mar Nero come un esempio di come la cooperazione transfrontaliera tra i Paesi e le agenzie dell'Onu sia in grado di promuovere una gestione efficace dei nutrienti. Quel mare è stato degradato da un massiccio inquinamento, da un'eccessiva concimazione e da quantità eccessiva di nutrienti, si sta riprendendo grazie agli sforzi di controllo dell'inquinamento, attraverso un partnership project finanziato dal Global environment facility (Gef ) e realizzato con la collaborazione di Unep, Undp, Banca mondiale e dei Paesi del bacino.
David Osborn, coordinatore del Global programme of action for the protection of the marine environment from land-based activities dell'Unep, ha detto: «Ci aspettiamo che il problema dell'eccesso di nutrienti acceleri con l'aumento della domanda di cibo e di bio-carburanti e la crescita delle popolazioni che produrranno più acque reflue, ma situazioni vantaggiose per tutti sono possibili. E' necessaria una produzione agricola sostenibile ed anche proteggere i principali servizi ecosistemici».
Il rapporto Unep/Gpnm spiega che «L'impatto dei nutrienti in eccesso è particolarmente sentito nelle zone costiere che contengono ecosistemi altamente produttivi così come grandi centri urbani. Circa il 60% della popolazione mondiale vive e lavora entro 60 chilometri dalla costa dove la pesca è un'attività importante. Mentre ci sono sfide enormi, ci sono anche soluzioni praticabili se la gestione dei nutrienti viene integrata nelle politiche e pratiche globali. Anche se i delta fluviali hanno grandi quantità di nutrienti, la gestione efficace di questi nutrienti è in grado di salvaguardare il contributo dell'agricoltura e della pesca alla sicurezza alimentare e alla tutela dell'ambiente».
Per farlo bisogna aumentare l'efficienza dell'utilizzo dei fertilizzanti, come ad esempio la fornitura di fertilizzanti per l'impianto, piuttosto che per il terreno, o l'utilizzo di semi di qualità superiore e una migliore gestione dell'acqua, potrebbero soddisfare il 38% di aumento della domanda mondiale di cereali previsto per il 2025, riducendo l'uso di fertilizzanti di circa 15 milioni tonnellate di azoto all'anno.
Il rapporto indica nella Direttiva nitrati dell'Unione europea un esempio da seguire, visto che fissa limiti di scarico attraverso regolamenti ed impegni degli stakeholder, per portare ad una crescente consapevolezza dell'industria Agricola riguardo all'importanza di un a gestione dei nutrienti che porti a: «Migliore gestione dei nutrienti con una conseguente riduzione degli input e una maggiore efficienza nel settore agricolo; Maggiore applicazione di programmi agro-ambientali nei programmi di sviluppo rurale; Capire che l'agricoltura produttiva può andare di pari passo con la tutela dell'ambiente attraverso una migliore gestione, mantenendo la produzione a livelli simili; Introduzione di pratiche agricole innovative con conseguente miglioramento della gestione dei nitrati e significativo risparmio complessivo da parte degli agricoltori».
Secondo Osborn «La sfida non è necessariamente quella di realizzare nuove strategie o tecnologie, ma di migliorare quello che abbiamo per aumentare il livello di produzione e tutela dell'ambiente. Queste sono le migliori pratiche che abbiamo inserito nella gestione dei fertilizzanti e che devono essere integrate nelle politiche e nella pratica».