
[09/12/2010] News
LIVORNO. Il 3 dicembre i turisti sulla spiaggia in erosione di Cancun, davanti alla barriera di brutti palazzoni di cemento, si sono trovati di fronte ad un insolito spettacolo: una quarantina di persone avevano piantato la testa nella sabbia accanto ad un orso bianco morto (che in realtà era un ragazzo mascherato), mentre Bill McKibben, famoso scrittore e attivista climatico di 350.org, arringava struzzi umani e orso posticcio di fronte ad uno stuolo di giornalisti e tra i flash dei fotografi.
Si trattava di un Heads in the Sand event organizzato dalla delegazione della Sierra Student Coalition alla Cop 16 per mostrare simbolicamente come alcuni Paesi, in particolare Stati Uniti, Cina e Canada, «Dopo 16 anni dal processo, devono ancora affrontare la realtà del cambiamento climatico o compiere progressi significativi per affrontare le minacce che pone».
Quelle teste sotto la sabbia sono per i giovani ambientalisti statunitensi una metafora per dimostrare come stanno andando le cose a Cancun «Nonostante tutta la scienza, i dati record dei disastri climatici e il forte mandato da cittadini del mondo, i key players dei negoziati non hanno ancora recepito il messaggio. Questo evento ha cercato un modo creativo per consegnare loro quel messaggio, così come dimostra la vergogna del popolo americano per come il suo governo sta agendo. In un mondo con fosche previsioni e terribili conseguenze, in questo tipo di gioco serio è anche questo un modo per il movimento giovanile per il clima per crescere e segnare dei punti vincenti. Mark Twain riteneva che il potere rivelatore e riformatore dell'umorismo fosse la sola grazia per salvare l'umanità e la sola speranza di sopravvivenza. Scrisse: "La risata può rompere gli atomi" perché l'utilizzo dell'umorismo ci permette di rivelare e comprendere i nostri gravi difetti e quelli della società (cough cough, negoziati Cop Unfccc), ma non deve essere eccessivamente al vetriolo. Questo crea nuovo spazio per la comprensione e la riforma e spiega perché: "L'umorismo è gentile, se non è un po' contorto"».
Gli ambientalisti Usa la buttano sullo scherzo probabilmente anche per nascondere la delusione per il mancato mantenimento delle promesse di Barack Obama, al quale Sierra Club aveva dato credito e sostegno. Lo stallo americano è diventato il bersaglio principale a Cancun, come dimostra anche la posizione unitaria ed aggressiva del Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) che pure aveva stipulato con gli Usa il deludente Accordo di Copenhagen e poi lo aveva fatto digerire a gran parte dei Paesi in via di sviluppo.
Secondo Besa Glen, direttrice di Sierra Club Virginia e che partecipa con la delegazione dell'Ong Usa alla Cop 16 di Cancun, «Il presidente Obama dovrebbe usare il suo "Bully Pulpit" per far andare avanti il nostro paese in sicurezza, con un futuro ad energia pulita. La scienza del cambiamento climatico ci dice che non possiamo aspettare più per intraprendere azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra, se vogliamo evitare le conseguenze più calamitose del global warming, ma i politici e l'opinione pubblica americana registrano a malapena questo problema mentre lottiamo contro un rallentamento economico duraturo. I segni del cambiamento climatico sono ovunque, se ci fermiamo solo a guardare in giro o a leggere i rapporti scientifici, sono ogni giorno più allarmanti. Bisogna chiedersi come Sarah Palin possa farla franca con la negazione del cambiamento climatico quando il suo Stato natale ne ha già sperimentando le conseguenze. I nativi dell'Alaska stanno vedendo i loro villaggi di pescatori, inghiottiti dal mare con il calo del ghiaccio marino, che aveva protetto queste comunità per centinaia se non migliaia di anni».
Quel che è sempre più evidente è la mancanza negli Usa di una leadership politica coraggiosa sul global warming che fronteggi ad un'aggressiva e denarosa campagna di disinformazione delle Big Oil e dei King Coal che domina il dibattito e finanzia e fa vincere i candidati repubblicani.
La Glen invia al presidente Obama qualche indicazione su «Cosa dovrebbe fare ora per affrontare il cambiamento climatico, per guadagnarsi il suo posto nella storia dell'umanità e forse anche per garantire la sua rielezione nel 2012: 1. Mettere il cambiamento in cima alla lista dei problemi. Il presidente Obama può essere il comunicatore efficace e appassionato che abbiamo visto nella sua campagna elettorale. Ora sulla questione del cambiamento climatico deve ritrovare la sua passione e metterla al servizio dell'umanità. 2. Lottare contro gli scettici e negazionisti. Nel suo discorso sullo stato dell'Unione, il presidente Obama deve dare pubblicamentev udienza e riconoscimento dal suo podio ad un nativo dell'Alaska, ad un residente di New Orleans e ad uno di Hampton Roads, Virginia, (il focolaio repubblicano dei climate skeptics che sembra essere diventato la seconda area urbana più vulnerabile del nostro paese) e spiegare alla nazione quale sarà il loro destino alla nazione se non si interviene sui cambiamenti climatici. Deve anche riconoscere dal suo podio eminenti scienziati del clima podio come James Hansen e Michael Mann e spiegare il loro lavoro in termini semplici, che tutti gli americani possono capire. 3. La visione di futuro energetico pulito e sobrio. Il presidente Obama deve enunciare una visione che sia equivalente all'obiettivo di Kennedy di portare l'uomo sulla luna in dieci anni, con un piano uguale a quelli di Harry Truman e George C. Marshall, il Piano Marshall per ricostruire l'Europa e il Giappone devastati dalla guerra. Potrebbe iniziare con l'incoraggiare ed incentivare su larga scala l'efficienza, il solare, l'eolico e la biomassa sostenibile e arruolando le utilities e le industrie nazionali per farle diventare una parte della soluzione anziché una parte del problema. 4. Riconoscere il ruolo di leadership che gli Usa devono svolgere a livello internazionale. Essendo la più grande economia e la maggiore potenza militare del mondo, gli Usa sono al tempo stesso ammirati e temuti. In entrambi i casi, il mondo guarda a noi come leadership e poiché il protocollo di Kyoto è stato raggiunto nel 1997, il atto che gli Usa ne fossero assenti è stato molto spesso un ostacolo ai negoziati sul clima. Il presidente Obama può usare la sua considerevole popolarità tra l i popoli di tutto il mondo per ottenere il sostegno per un' azione sul cambiamento climatico da parte delle nazioni del mondo. Quando il mondo riprenderà i climate talks a Durban, in Sudafrica, nel 2011, gli Usa potrebbero essere una forza costruttiva per il progresso sul cambiamento climatico. Ma lui non deve aspettare fino ad allora. Nei giorni che rimangono per i colloqui di Cancun, il presidente Obama può cominciare a tracciare la sua strategia e la sua visione per un futuro energetico pulito e sicuro per il popolo americano e il mondo. Se il presidente Obama prenderà queste iniziative assicurerà il successo della sua presidenza o addirittura la sua rielezione nel 2012? Non possiamo dirlo. Ma è la cosa giusta da fare, e potrebbe essere l'iniziativa politica che definirà la sua presidenza e il suo posto nella storia».