[10/12/2010] News
LIVORNO. Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo è intervenuta ieri alla Cop16 dell'Unfccc a Cancun ad ha sottolineato «L'atteggiamento positivo che sta contraddistinguendo la conferenza, nella quale si stanno gettando le basi per arrivare a fare dei passi avanti importanti per vincere la battaglia del clima. Una vittoria che passa necessariamente attraverso l'impegno globale di tutti i Paesi che nella battuta d'arresto di Copenhagen devono trovare la forza per prevedere impegni equilibrati per tutti i paesi, formalizzando un'intesa che dovrà anche rappresentare l'opzione forte di uno sviluppo a basso contenuto di carbonio per i paesi in via di sviluppo, grazie al sostegno proveniente dai paesi più industrializzati».
La Prestigiacomo ha anche affrontato il tema della ricerca di un'intesa globale sul clima e lo sviluppo sostenibile ed anche qui ha apprezzato «I grandi passi avanti che sono stati fatti su settori chiave quali la definizione di un meccanismo per la diffusione e il trasferimento delle nuove tecnologie, che rappresentano da un lato lo strumento necessario per un progressivo abbandono dell'utilizzo del carbone, e dall'altro il mezzo per consentire una sostenibile crescita socioeconomica dei Paesi in via di sviluppo, impegnati nella ricerca di un miglioramento dei propri standard di vita e di benessere».
Il ministro ha sottolineato l'importanza della collaborazione tra i Paesi per la lotta alla deforestazione che «Ha un ruolo cruciale non solo per la riduzione delle emissioni globali, ma per lo sviluppo delle popolazioni indigene che con le foreste hanno un rapporto millenario e virtuoso» e ha rimarcato «I passi avanti che sono stati fatti sul fronte delle politiche e dei finanziamenti per l'adattamento, elemento chiave per qualsiasi strategia di sviluppo che sia omnicomprensiva e la definizione della futura architettura finanziaria di lungo termine che assicuri un incremento sostanziale delle risorse da varie fonti, al fine di dare continuità d'azione e quindi assicurare l'efficacia delle attività intraprese e da intraprendere».
Ottimismo a tutto campo (e una discreta faccia tosata, visto l'ostruzionismo praticato all'interno dell'Ue) anche per il ruolo svolto dal nostro Paese: «L'Italia ha lavorato intensamente per il successo di questa conferenza. Abbiamo cercato di essere, nell'ambito delle strategie comuni dell'Unione Europea, elemento di dialogo e mediazione per avvicinare le posizioni su vari temi chiave ribadendo in ogni sede l'importanza di un impegno che sia davvero di tutti. Un impegno che, per essere davvero efficace, deve vedere il coinvolgimento di paesi come Cina e Stati Uniti a cui rivolgo un appello forte per un impegno sempre maggiore sul fronte del contrasto a cambiamenti climatici».
E' proprio quest'ultimo passaggio che ha fatto arrabbiare di più gli ambientalisti italiani, a cominciare dal presidente di Legambiente che ribatte: «Niente alibi, l'Italia non si nasconda dietro Usa e Cina, qui a Cancun serve un segnale forte su Kyoto. L'appello a Usa e Cina del ministro Prestigiacomo qui a Cancun sembra un alibi per non prendere decisioni serie sul proseguimento di Kyoto. Ma l'impegno dell'Italia qui deve essere quello di contribuire a ristabilire e consolidare, anziché ostacolare come in passato, la leadership europea, senza la quale sarà difficile adottare le decisioni sugli aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo, l'adattamento, la cooperazione tecnologica e la protezione delle foreste, fermandosi davanti l'ostacolo di Kyoto. Il 2012 è alle porte e con esso la conclusione del primo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto. L' Europa, con il pieno sostegno dell'Italia, deve lavorare per garantire la sua continuazione. Proprio per questo chiediamo al ministro di non tirarsi indietro e garantire all'Unione europea il giusto supporto per raggiungere un accordo globale e legalmente vincolante per il prossimo anno in Sudafrica».
Secondo il responsabile green economy del Pd, Ermete Realacci «A Cancun è fondamentale che l'Italia si dimostri all'altezza della sfida in campo. Il Governo Berlusconi, con una visione arretrata e anacronistica, ha sempre giocato di rimessa durante gli appuntamenti internazionali e ha fortemente penalizzato le politiche ambientali nel nostro paese. Ma la strada da percorrere è un'altra perché l'Italia, pur avendo ancora molto terreno da recuperare, ha anche molte frecce al suo arco per trasformare i vincoli in materia ambientale in una grande occasione per rilanciare la nostra economia. E' la via della green economy dove l'Italia ha chance, anche più di altri paesi, di trovare la chiave per uscire crisi economica. Quando parliamo di green economy, pensiamo ad una sfida trasversale che comprende moltissimi settori e coinvolge decine di migliaia di imprese: dal settore dell'edilizia a quello dei trasporti, dagli elettrodomestici alle fonti rinnovabili, dal turismo all'agricoltura di qualità, dall'high tech al riciclo dei rifiuti, dalla diffusione di prodotti e di processi produttivi innovativi ed efficienti, nella creazione di nuova occupazione qualificata, in una forte spinta all'esportazione di processi e prodotti eco-efficienti. La green economy in salsa italiana, inoltre, incrocia la propensione alla qualità tipica di molte produzioni del nostro paese e la riconversione in chiave ecosostenibile di comparti tradizionali legati al manifatturiero».