[10/12/2010] News

Vía Campesina a Cancún: «Meglio nessun accordo che un cattivo accordo»

CANCUN. Il Foro Global por la Vida, y la Justicia Social y Ambiental che ha riunito dal 4 dicembre a Cancun i rappresentanti di La Vía Campesina provenienti da più di 30 Paesi di tutto il mondo ha approvato la Declaración de Cancún che è una sconfessione totale delle trattative e dei progetti della Cop 16 dell'Unfccc ed un atto di sfuducia dei più poveri verso i colloqui internazionali sul clima. Non a caso il documento inizia con due slogan senza appello: «Meglio nessun accordo che un cattivo accordo. Migliaia di soluzioni sono nelle mani dei popoli». La Vía Campesina esige dalla Cop 16 dell'Unfccc «giustizia ambientale e rispetto per la Madre Tierra» e denuncia «Gli intenti ambiziosi dei governi, soprattutto del Nord , di commercializzare tutti gli elementi essenziali della vita a beneficio delle imprese multinazionali», ma vuole anche far conoscere «Le migliaia di soluzioni per raffreddare il pianeta e per frenare la devastazione ambientale che oggi minaccia molto seriamente l'umanità».

Ieri, il Foro alternativo Global por la Vida, la Justicia Social y Ambiental, ha accolto come un eroe il presidente boliviano Evo Morales e la dichiarazione ribadisce che «Gli attuali modelli di consumo, produzione e comercio hannno causato una distruzione ambientale della quale noi popoli indigeni,  contadini e contadine, siamo le principali vittime. Così la nostra mobilitazione verso Cancun ed a Cancun è stata fatta per dire ai popoli del mondo che abbiamo bisogno di un cambio di paradigma dello svilluppo e dell'economia. Dobbiamo trascendere il pensiero antropocentrico.

Dobbiamo ricostruire la visione del mondo dei nostri popoli, basata sul pensiero olistico del rapporto con il cosmo, la Madre Terra, l'aria, l'acqua e tutti gli esseri viventi. L'essere umano non è padrone della natura, ma fa parte di tutto ciò che ha vita. Di fronte a questa necessità di ricostruire il sistema, il clima, la Madre Tierra, denunciamo che: 1. I governi restano indifferenti davanti al riscaldamento del planeta e, invece di discutere dei cambiamenti politici necessari per raffreddarlo, discutono delle attività finanziarie speculative, della nuova economía verde e della privatizzazione dei beni comuni. 2. Le false e pericolose soluzioni che il sistema capitalista neoliberale implementa, come l'iniziativa Redd+ (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation); il Cdm (Clean Development Mechanism), la geoingeniería, reppresentano una commercializzazione dei beni naturali, l'acquisto di permessi per inquionare o crediti di carbonio, con la promessa di non tagliare boschi e piantagioni nel Sud. 3. L'imposizione dell'agricoltura industriale attraverso l'implementazione dei prodotti transgenici e l'accaparramento delle terre attentano alla sovranità alimentare. 4. L'energía nucleare, che è molto pericolosa, non è in nessuna maniera una vera soluzione. 5. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio facilitano l'intervento delle grandi multinazionali nei nostri Paesi. 5. Gli impatti che producono i trattati sul libero commercio con i Paesi del Nord e l'Unione europea, que non sono niente di più che accordi commerciali che aprono di più le porte dei nostri Paesi alle imprese multinazionali perchè si approprino dei nostri beni  naturali  6. L'esculsione dei contadini e dei popoli indigeni dalla discussione su temi fondamentali per la vita dell'umanità e della Madre Tierra. 7. L'espulsione dei compagni e delle compagne dallo spazio ufficiale della Cop 16 per la loro opposizione alle proposte dei governi che fanno appello ad un sistema predatorio pensato per sterminare la Madre Tierra e l'imanità».

I punti che segnano differenze anche oprofonde con i documenti dell'Unfccc e i rapporti dell'Ipcc, ma anche con molte associazioni ambientaliste occidentali, su temi come il Redd+ e la green economy, ma che portano allo scoperto l'atro punto di vista: quello dei rappresentanti di centinaia di milioni di poveri dei Paesi cosiddetti in via di sviluppo che non guardano più al modello capitalista-occidentale, ma ne propongono uno più radicalmente solidale, che può sembrarci alieno perchè si basa, appunto, su un rovesciamento di paradigma che fa sembrare inaccettabile il modello fino a qui ritenuto virtuoso, vincente ed insostituibile e tutt'al più riformabile. E non è solo il pensiero unico liberal-liberista che viene messo in dubbio, ma anche il comunismo dirigista e nazional-capitalista cinese della crescita rapida e violenta, che nulla ha a che fare con questa radicalissima idea di democrazia sociale dal basso e di gestione diretta delle risorse da parte dei popoli e delle comunità. Non a caso la  Declaración de Cancún dice: «Non siamo d'accordo con la semplice idea di "attenuare" o "adattarci" ai cambiamenti climatici. E' necessaria la giustizia sociale, ecologica e climatica, per questo esigiamo di: 1. Riprendere i principi degli accordi di Cochabamba del 22 aprile 2010 come un processo ci porti alla riduzione reale delle emissioni di gas serra e a raggiungere la giustizia sociale ed ambientale. 2. La sovranità alimentare basata sull'agricoltura campesina sostenibile ed agroecologica, dato che la crisi alimentare e la crisi climatica sono entrambe conseguenze del sistema capitalista. 3. E' necessario cambiare gli stili di vita e le relazioni distruttive per l'ambiente. Dobbiamo ricostruire la cosmogonia dei nostri popoli originari, che si basa sul pensiero olistico della relazione con il cosmo, la Madre Tierra, l'aria, l'acqua e tutti gli esseri viventi».

Vista da questa parte dell'Occidente satollo e consumista, sembra una visione "poetica" della vita e del mondo, ma che la Dichiarazione di Cancun ci avverte che è patrimonio di una rete, La Vía Campesina, «Che reppresenta milioni e milioni di famiglie contadine nel mondo» che «Preoccupate per il recupoero dell'equilibrio climatico chiamano: 1. Ad assumersi la responsabilità collettiva verso la Madre Tierra, cambiando i modelli di sviluppo delle strutture economiche e facendo sparire le imprese multinazionali. 2. A riconoscere a governi come quelli della Bolivia, di Tuvalu ed altri ancora, che hanno avuto il coraggio di resistere di fronte alle imposizioni dei governi del Nord e delle imprese multinazionali e a fare un appello perchè altri governi si uniscano alla resistenza dei popoli davanti alla crisi climatica. 3. A fare accordi vincolanti perchè tutti quelli che inquinanono l'ambiente debbano rendere conto dei loro disastri e delitti commessi contro madre natura. Allo stesso modo dobbiamo obbligare a ridurre le emissioni di carbonio nei luoghi dove vengono  prodotte. Chi inquina deve smettere di inquinare. 4. Ad allertare i movimenti sociali del mondo su ciò che sta accadendo nel pianeta, per difendere la vita della Madre Tierra, perchè stiamo definendo quello che sarà il modello per le generazioni future. 5. All'azione ed alla mobilitazione sociale delle organizzazioni urbane e contadine, all'innovazione, al recupero delle forme ancestrali di vita, ad unirci in una grande lotta per salvare la Madre Tierra, che è la casa di tutti e tutte,  contro il grande capitale ed i cattivi governanti, è la nostra responsabiliotà storica. 6. A fare in modo che le politiche di protezione di biodiversità,  sovranità alimentare, gestione ed amministrazione dell'acqua si basino sull'esperienza e la partecipazione priena delle proprie comunità. 7. Ad una consultazione mondiale dei popoli per decidere le politiche e le azioni globali per fermare la crisi climatica. Oggi, proprio ora chiamiamo l'umanità ad agire immediatamente per la ricostruzione della vita di tutta madre natura, ricorrendo all'applicazione del "cosmovivir". Per questo dai quattro angoli del pianeta ci alziamo in piedi per dire: Non più danni alla nostra Madre Tierra! Non più distruzione del pianeta!. Non più sgomberi nei nostri territori! Non più morte dei figli e figlie della Madre Tierra! Non più criminalizzazione delle nostre lotte! No all'Accordo di Copenhagen. Si ai principi di Cochabamba. Redd No! Cochabamba Si! La terra non si vende, si recupera e si difende! Globalizziamo la lotta, globalizziamo la speranza».

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