[13/12/2010] News toscana
FIRENZE. Mentre si attendono le votazioni di fiducia al governo, ci si chiede cosa succederà al decreto "milleproproghe" di fine anno. Tra i quesiti, uno riguarda le autorità d'ambito che gestiscono rifiuti e servizi idrici. Dal prossimo capodanno è prevista la loro abolizione secondo la legge 42/2010, conversione del decreto enti locali di fine anno. Alcune regioni hanno già deciso a chi girare le competenze, altre no.
La Toscana è orientata ad affidare a commissari regionali le funzioni. Uno per il servizio idrico e tre per il settore rifiuti. A questo punto non ci sarebbe da sorprendersi se ci fosse un rinvio del termine, che peraltro era già stato ipotizzato qualche mese fa, ancor prima della crisi politica.
Ma se a livello nazionale non sono ancora sicuri i tempi dell'eredità delle competenze Ato, pochi giorni fa a Firenze la Rete dei comitati per la tutela del territorio, riunita nell'assemblea di fine anno, ha prodotto un documento contenente un secco no al gestore unico per acqua e rifiuti in Toscana.
De Zordo e Asor Rosa, nella mozione che presenteranno al presidente della Regione Enrico Rossi, si chiedono in quale modo saranno gestiti i rapporti con i territori e quale assetto territoriale verrà disegnato per i gestori dei servizi. Perché, secondo loro, i processi decisionali sull'erogazione dei servizi rischiano di limitarsi alla sola consultazione dei comuni capoluogo e pochi altri, magari coinvolti dai sistemi di compensazione.
Non concorrenza tra privati ma "spartizione tra oligopoli interessati solo al profitto" è l'orizzonte che guiderebbe, per la Rete, i processi aggregativi industriali. In conseguenza di tutto ciò, la richiesta della Rete dei comitati è che la Regione Toscana fermi l'iter di approvazione di finanziaria e commissariamento delle autorità di ambito.
Se l'iter del "milleproroghe" dovesse far slittare la scadenza già prevista, non cambierebbe la sostanza dei passi da intraprendere. Che siano commissari regionali o altro, la necessità di aggregare le tante aziende pubbliche rimane obbligata. Soprattutto in Toscana, poiché nelle altre regioni del nord, ad esempio per il ciclo dei rifiuti, le aggregazioni dei soggetti gestori sono già il passato e hanno dimostrato di funzionare, contenendo i costi e dando autosufficienza per lo smaltimento.
Queste necessità di efficienza e controllo non sono più rinviabili. La Regione, d'altronde, è di fatto orientata verso pochi gestori dei servizi pubblici locali, con percorsi di gara che renderanno il tutto molto trasparente. Oggi scade la proroga per il bando del servizio pubblico locale e proprio questo sarà il primo banco di prova di una gara regionale che abbina la gomma alla rotaia tramite un soggetto unico regionale.
Le oltre venti aziende di trasporto pubblico operanti potranno trovare risorse solo con questo passaggio: l'alternativa, visto il taglio dei trasferimenti, è il parallelo taglio dei servizi e l'innalzamento della tariffa individuale di trasporto. Niente di diverso per l'acqua ed i rifiuti, dove la frantumazione ha creato disomogeneità di costi e di tariffe.
La lettura della Rete dei comitati, apprezzabile nella componente partecipativa, difetta nei progetti alternativi. Che di fatto non ci sono, lasciando tutto allo stato attuale o alle idee spot delle municipalità locali. Ascoltare tutti per far finta di accontentare tutti è una lettura impossibile, da prima repubblica, da finanza derivata. Ciò significherebbe tornare ad un sistema di gestione a macchia di leopardo, senza controllo economico e gestionale, con conoscenze che - queste sì - avrebbero la garanzia di funzionare solo nei comuni capoluogo e pochi altri.