[15/12/2010] News

Una giornata da ricordare

LIVORNO. Non è stata la solita protesta degli studenti. Non è stato quel ripetersi sempre uguale a se stesso del "miracolo" di San Gennaro. Quella di ieri ha tutte le caratteristiche, o meglio le potenzialità, per essere quella sana incazzatura non pacifica che potrebbe finalmente dare uno scossone a questo Paese narcotizzato.

Non stiamo certo con i black bloc, anzi a loro diamo la colpa di avere, con le loro stupide e violente azioni, oscurato la "bellezza" di vedere migliaia di ragazzi che dicono basta con forza e con coraggio a un governo e a un modello economico insostenibile di Paese che non li rappresenta e anzi li mette in un angolo. Se siano borghesi figli di papà non è questione che ci interessa, i tempi cambiano anche molto velocemente e spazzano via idee e ideologie che oggi non sono nemmeno più utili all'analisi dei fenomeni.

Noi studenti non lo siamo più da un pezzo, ma con lo spirito siamo senza retorica e senza distinguo dalla parte di chi lotta per il proprio presente e di conseguenza per il proprio futuro. Noi ex giovani che la precarietà l'abbiamo e la stiamo ancora vivendo sulla nostra pelle guardiamo con grande speranza a questi ragazzi che troppo frettolosamente e ingiustamente vengono etichettati come bamboccioni, generazione X prima, XY dopo, sempre e comunque mai migliori di quelli che li hanno preceduti.

Sono germogli, è la nostra speranza, di una generazione che quanto meno proverà a metter fine a questo berlusconismo imperante che sembra sempre arrivato all'ultimo atto e che invece rischia di resistere anche dopo la caduta di Berlusconi.

Il berlusconismo è l'incarnazione di tutti i vizi dell'italiano medio convinto di poter da solo risolvere tutti i problemi grazie all'astuzia, alle furberie, alle amicizie, al savoir-faire da playboy di quarta categoria e che in tutte le occasioni se la cava con una battutaccia sulla gnocca. Questi ragazzi hanno semplicemente detto a tutto questo: basta! I giovani sono la forza del Paese, sarà anche un luogo comune, ma sono i nostri figli quelli che vorremmo crescessero il più possibile sereni e determinati ad affrontare la vita in modo dignitoso e con un'apertura verso l'altro indispensabile in un mondo globalizzato dove chi guida non sono più gli Usa, ma l'Asia e bisognerà pure farcene una ragione.

Questi ragazzi sono quelli che la multirazzialità già la vivono da molto, perché hanno amici e compagni di corsi stranieri, perché magari hanno già visto un po' di mondo (se hanno avuto questa fortuna) e perché comunque hanno ben chiaro che non si torna indietro. Sono studenti che hanno capito cosa sta sotto il Ddl Gelmini e per questo vi si oppongono, non perché sono di destra o di sinistra.

Un mondo più sostenibile passa attraverso una società consapevole a partire dalle generazioni più giovani. In mezzo a chi ieri protestava giustamente incazzato c'erano i ragazzi dell'Aquila, i book bloc, quelli di Terzigno, ragazzi che magari in modo sconclusionato cercano tuttavia di ritrovare le coordinate di una società più giusta. E più giusta vuol dire anche più sostenibile (socialmente e ambientalmente verrebbe da dire).

Come ha detto qualche giorno fa Roberto Saviano, questo è un Paese terremotato e lo è anche dove il terremoto non si è abbattuto. Dopo il suo monologo tra l'altro ha letto uno scritto di Franco Arminio, un poeta che ha raccontato il sisma d'Irpinia, che ancora fa venire i brividi: «Ci sono giorni in cui si muore in molti. Sono i giorni delle grandi sventure. Quel giorno in questa terra fu il ventitré novembre 1980". Ed allora parafrasando il poeta, "ci sono giorni in cui ci si arrabbia in molti. Sono i giorni delle grandi rivolte". Quel giorno in questo Paese sarà il 14 dicembre 2010?

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