[16/12/2010] News

L'oleodotto Burgas-Alexandropolis "salta" per i debiti della Bulgaria?

LIVORNO. Mikhaïl Barkov, vice-presidente del gruppo petrolifero russo Transneft, ha annunciato oggi in un'intervista a Ria Novosti che l'oleodotto Burgas-Alexandropolis (Russia, Bulgaria ,Grecia) potrebbe non essere realizzato. «Durante i recenti  incontri dei partecipanti al progetto, tenuti ad Amsterdam, la Bulgaria ha confermato che avrebbe regolato il suo debito prima del 15 dicembre. I partecipanti  bulgari non hanno mantenuto la parola e mettono in pericolo la realizzazione del progetto», ha detto Barkov. I governi di Russia, Grecia e Bulgaria nel 2007 hanno firmato un accordo per realizzare un oleodotto lungo 300 km, con una portata di 35 milioni di tonnellate all'anno, che dovrebbe collegare la città bulgara di Burgas, sul mar Nero, al porto greco di Alexandropolis, sul Mare Egeo, aggirando l'ingorgo dello stretto del Bosforo ed i Dardanelli, controllati dalla Turchia, Paese non proprio amico dei greci e che ha diversi conti in sospeso anche con i bulgari.

L'atteggiamento della Bulgaria sta facendo arrabbiare soprattutto i greci, ieri ad Atene, mentre la città era in fiamme per le proteste sociali contro il piano di austerità governativo, il vice-premier  Theodoros Pangalos ha approfittato di una conferenza russo-greco-cipriota per esprimere tutta la sua contrarietà: «La realizzazione del progetto dell'oleodotto transbalcanico Burgas-Alexandropolis costituisce un obiettivo prioritario del governo greco. Sfortunatamente sarà difficile da realizzare. Ogni volta che delle forze politiche filo-americane vincono le elezioni in Bulgaria, il progetto dell'oleodotto subisce un'impasse». Il socialista del Pasok Pangalos ce l'ha con la destra bulgara, ma la sua opinione, in nome del comune sentimento nazionalista anti-turco (e un po' anche anti-bulgaro), è condivisa anche da Simos Kedikoglu, un deputato dell'opposizione conservatrice: «L'oleodotto disingorga gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli».

I russi sembrano più ottimisti o forse solo più fatalisti: l'ambasciatore ad Atene, Vladimir Tchkhikvichvili, ha detto: «Spero che progetti così cruciali, non solo per le nostre relazioni ma anche per la sicurezza energetica europea, siano realizzati».

La cosa certa è che, dopo che è arrivato al potere nel 2009, il premier bulgaro Boiko Borissov (Nella foto) ha più volte messo in dubbio la partecipazione di Sofia al progetto, cominciando da un tema che di solito lo interessa abbastanza poco: l'ambiente. Qualche mese fa stoppò i negoziati perché «Secondo il progetto, l'oleodotto passerà attraverso delle zone protette da Natura 2000, programma ecologico europeo. Dovremmo abbattere la foresta per far passare la condotta?».

Poi cambiò idea (anche sulla centrale nucleare di Belene) quando i russi fecero tintinnare i rubli. Ma il governo populista di Sofia ora è di fronte ad una crisi economica spaventosa e partecipare ad un investimento valutato tra i 750 e gli 800 milioni di dollari probabilmente non è nelle sue capacità. A luglio Sofia aveva deciso di sbloccare 6,5 milioni di euro per il progetto, ma evidentemente erano solo sulla carta, almeno a sentire quel che dicono oggi i russi e gli arrabbiatissimi greci che su questo oleodotto puntavano molto.

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