[17/12/2010] News

Quote di emissioni della CO2, spiegata come funzionava la frode fiscale

LIVORNO. Per la seconda nel giro di due mesi, le certificazioni del mondo green sono finite al centro di un'inchiesta giudiziaria. Sono 21 gli indagati nell'inchiesta coordinata dalla Procura di Milano e condotta dalla Guardia di Finanza nell'ambito di inchiesta su una maxi frode fiscale stimata in 500 milioni di euro realizzata attraverso transazioni fittizie di quote di emissioni di gas ad effetto serra (certificati Co2) con lo scopo di evadere l'Iva.

Le persone iscritte nel registro degli indagati sono in gran parte i titolari stranieri di società di trading che si occupavano della compravendita dei certificati Co2, alcune delle quali sono state aperte questa primavera ed erano pronte a sparire nei prossimi mesi senza pagare le imposte dovute. Tra le persone al centro delle indagini, ci sono anche tre manager di una società di servizi che ha favorito la costituzione e l'operatività della stragrande maggioranza delle aziende al centro degli accertamenti. I militari delle Fiamme Gialle stanno effettuando, oltre alle 150 perquisizioni, sequestri di centinaia di 'conti proprietà' dove sono depositate migliaia di permessi di emissione.

Dopo l'inchiesta del mese scorso sulle false certificazioni per avere accesso a contributi erogati in favore dei produttori di energia eolica, la magistratura apre un nuovo fronte sempre legato al mondo dell'energia verde. Un'azione penale che farà il suo corso, come è giusto che sia, ma che non deve far dimenticare che il progresso delle rinnovabili non si deve fermare di fronte a chi sembra di voler approfittare delle opportunità del mondo green per realizzare delle truffe.

Apparirà quasi superfluo ricordarlo, ma la velocità dell'informazione spesso non permette di approfondire e quindi di capire che il problema è solo l'illegalità nella gestione delle operazioni, sia nel caso dei contributi, sia nel caso odierno delle transazioni fittizie di quote di emissioni di gas ad effetto serra. In questo momento, sarebbe invece più utile, tentare di vitare le frodi con legge apposite.

Una direzione che sembrerebbe quella del Governo che ha fatto sapere di voler accelerare su una legge anti-frode pensata per evitare che si ripetano nuove atti illeciti. Il ministero dell'Economia, secondo quanto si apprende da una nota Ansa, starebbe lavorando ad un emendamento che verrà inserito nel decreto milleproroghe di fine anno, mirato a risolvere ogni anomalia.

Tale emendamento, sempre secondo quanto riportato dall'Ansa, prevede l'uso del sistema di inversione contabile, o "reverse charge", sistema già usato in alti paesi europei e che risolve alla base la possibilità di nuove frodi. Con questo meccanismo contabile, il fornitore non addebiterebbe più l'Iva all'acquirente, che, a sua volta, si assume l'obbligo degli adempimenti Iva attraverso l'emissione di autofattura.

In pratica, col nuovo sistema, l'acquirente procederebbe autonomamente all'addebito, a se stesso, dell'Iva sull'operazione e alla conseguente imputazione, sempre a se stesso, del connesso credito Iva, eliminando cosi' il passaggio dell'Iva nelle mani del fornitore per il successivo versamento all'Erario. In questo modo si elimina la possibilità per il fornitore di commettere una frode attraverso l'omesso (dovuto) versamento dell'Iva all'Erario.
Staremo sa vedere se le intenzioni si trasformeranno in atti concreti.

 

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