[21/12/2010] News

L'ultima lezione (ecologista) di Padoa Schioppa

LIVORNO. "L'ultima lezione" di Padoa Schioppa pubblicata oggi dal Sole24Ore è anche l'ultimo (purtroppo) prezioso aiuto che l'ex ministro dà anche a noi per un'analisi corretta della crisi mondiale, delle sue ripercussioni e delle prospettive anche in chiave di sostenibilità ambientale e sociale. Seppur non inclusi esplicitamente, noi abbiamo infatti "registrato" quanto poche settimane fa dichiarò in un'intervista, sempre al quotidiano di Confindustria, che nella sostanza completa un'elaborazione dello stato delle cose degna di un economista ecologico.

«Il 2010 - si legge oggi sul Sole - è stato l'anno in cui il tornado economico partito dagli Stati Uniti ha raggiunto l'Europa. Un tornado che - non servono grandi doti profetiche per prevederlo - si sposterà dalla finanza all'economia, poi si estenderà all'ambito "sociale" e infine a quello "politico". Il percorso è già partito e ben visibile. Come spesso è accaduto, il panico del mercato produce risultati sul mercato. E non solo. Perché la frenesia in atto è un processo dalle molteplici sfaccettature. Un'onda, che - appunto - dalla finanza si è allargata all'economia, alla società, alla politica».

Qui basterebbe aggiungere la parola "ambiente" per avere il quadro completo e non è una forzatura visto che Padoa Schioppa aveva detto solo poche settimane fa che «La crescita in sé non dovrebbe essere un obiettivo assoluto, ma non va nemmeno demonizzata, come alcuni giovani fanno. Bisogna parlare di crescita sostenibile: quella pre-crisi non lo era perché poggiava su debiti crescenti e finanza avventurosa. Ora dobbiamo cercare un percorso diverso, che tenga conto anche della sostenibilità ambientale, dell'uso delle risorse naturali, delle diseguaglianze sociali. La politica economica deve senz'altro proporsi un tasso di occupazione elevato, ma non è detto che questo si riassuma in un tasso di crescita elevato. Pensare che drogare il Pil sia l'unico modo per tornare a creare posti di lavoro può essere sbagliato».

Per uscire dalla crisi finanziaria, economica, sociale e dunque anche ambientale, da tempo noi sosteniamo, forse un po' ingenuamente, che prima di tutto bisognerebbe definanziarizzare l'economia e Padoa Schioppa lo dice esplicitamente e meglio di noi: «L'ultima domanda a cui siamo tenuti a rispondere alla fine di questo 2010 è la seguente: è giunto il momento di ridimensionare la finanza? La riflessione è obbligata. E la mia risposta è la seguente: occorre mettere un tetto alle componenti commerciali e speculative del mercato. E ricordare ai presenti che la classica risposta di mercato a questo genere di distorsioni è la tassazione».

L'ultima riflessione ne presuppone o ne innesca almeno un'altra: chi si sta muovendo in questa direzione? Se lo domandava anche Gianfranco Bologna su greenreport venerdì scorso relativamente alla lotta contro il cambiamento climatico, ma il senso è lo stesso. Le analisi anche approfondite e anche autorevoli sui "guasti" dell'economia alla sostenibilità ambientale e sociali non sono più (e da un pezzo) letture onanistiche per ambientalisti integralisti.

Anche le nazioni più recalcitranti in passato (vedi gli Usa) si sono giocoforza incamminate su questa strada. Il guaio è che ancora ognuno va per conto suo e se è sempre meglio rispetto al non fare, ritenere che una finanza e un'economia più sostenibile possa nascere da iniziative a macchia di leopardo in un mondo globalizzato, appare come minimo discutibile. «E di fronte a queste posizioni - ha detto qualcuno una decina di giorni fa - «oggi non c'è accordo o arbitraggio possibile. Credo proprio che ora più che mai servirebbero organizzazioni sovranazionali autorevoli e rispettate. Può darsi che sia un'utopia, ma poiché ogni grande progresso politico ha in sé una dose di utopia, credo proprio che oggi sarebbe il vero grande momento per rilanciare l'Onu».

Sapete chi l'ha detto? Romano Prodi, ecco anche questo dovrebbe far riflettere, visto che Padoa Schioppa è stato ministro proprio durante il vituperato, dimenticato e rinnegato governo del professore di Bologna.

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