[22/12/2010] News
LIVORNO. Solo pochi giorni fa le associazioni ambientaliste esprimevano apprezzamento per la decisione del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo di rinviare ad oggi la decisione del Consiglio dei Ministri sul decreto che prevede la soppressione del Consorzio del Parco dello Stelvio. Ieri Cai, Cipra Internationale ed Italia, Dachverband für Natur- und Umweltschutz-Cipra Südtirol, Fai, Pro Natura, Federparchi, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness Italia, Pro Natura Svizzera, Società Speleologica Italiana, Touring Club Italiano e Wwf avevano inviato un ultimo accorato appello al governo perché i ministri non procedessero allo smembramento del Parco che tutti sanno che è stato concordato in cambio del voto di astensione della Südtiroler Volkspartei nella recente fiducia risicata al governo Berlusconi.
L'appello e il rinvio non hanno ottenuto quel che chiedevano gli ambientalisti ed il patto politico Pdl-Lega-Svp sulle spoglie del Parco nazionale ha avuto oggi il via libera del Consiglio dei ministri che ha approvato il nuovo assetto amministrativo del Parco nazionale dello Stelvio, la cui gestione passa alle Province autonome di Bolzano e Trento e alla Regione Lombardia. Intanto la Prestigiacomo, che aveva strappato un illusorio rinvio, si dimette in lacrime dal Pdl ed entra nel gruppo misto e praticamente rimette il suo mandato nelle mani di Berlusconi, accompagnata dal grido di "dimissioni, dimissioni" dei suoi ax amici di partito alla Camera (ve4di altro articolo, link a fondo pagina).
Secondo il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, quella sullo Stelvio è «Una decisione incostituzionale. Uno schiaffo all'ambiente cancellare il più grande parco italiano. Ci appelleremo al presidente della Repubblica contro questo provvedimento che cancella il più grande dei nostri parchi nazionali e 75 anni di storia italiana. Il frastagliamento della gestione del parco è un atto incostituzionale, che viola la competenza esclusiva dello Stato in materia d'ambiente. Senza eccezioni per le province autonome di Trento e Bolzano. Anche il consiglio regionale della Lombardia si è espresso, ieri, contro lo smembramento deciso dagli altoatesini, ma non si è voluto accogliere il suo parere, consentendo alle province autonome di Bolzano e Trento di far saltare un istituto nazionale di tutela. Questa è anche, purtroppo, una grande sconfitta per la protezione della natura in Europa e uno sfregio all'anno mondiale della biodiversità».
Il Wwf sfida il governo ad essere coerente e conseguente con la decisione presa: «l Governo abbia il coraggio di togliere la dicitura Nazionale al parco dello Stelvio, visto che passato oggi al Cdm lo smembramento, non si può più parlare di ente controllato dal Ministero dell'Ambiente e in linea con gli obiettivi della legge quadro nazionale sulle aree protette. Una operazione questa che si ammanta di un forte sostegno alle autonomie ma che costituisce un precedente pericolosissimo che potrebbe essere ripetuto in altre realtà sotto la spinta di interessi localistici e particolaristici non sempre coerenti con la finalità di tutela dell'ambiente di competenza statale, come stabilito dalla Costituzione»
Anche l'Associazione 394, che il personale aree protette, si rivolge al governo Berlusconi definendo quella approvata «Una prospettiva gestionale antistorica. La paventata frammentazione della gestione del Parco Nazionale dello Stelvio, con una ripartizione basata meramente su confini amministrativi desta rammarico nell'associazione 394 e in tutti coloro che credono e conoscono il ruolo dei parchi. La più grande area protetta dell'arco alpino, con i suoi 131.000 ettari, garantisce la tutela di ecosistemi e beni comuni di interesse nazionale, tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future (comma 1, art. 2, legge quadro n. 394/91). Solo una gestione unitaria, che tenga conto unicamente delle unità ecosistemiche e paesaggistiche, può garantire il perseguimento degli obiettivi di conservazione e sviluppo compatibile delle comunità locali di un'area storicamente omogenea. Come per molti altri parchi nazionali, che insistono territorialmente su più enti locali, anche per lo Stelvio la composizione degli organi direttivi della Legge Quadro assicurerebbe la partecipazione e la rappresentanza di interessi nazionali e locali, per una strategia di gestione e pianificazione unitarie e rispettose di ogni istanza. Fermo restando il ruolo nazionale e internazionale dei parchi nazionali per la difesa e la valorizzazione della biodiversità. Se emergono problemi, siano gestionali o finanziari, non è con lo spezzettamento delle attribuzioni che si risolvono, anzi ciò sarebbe un danno. E' utile rammentare che Qualora il parco o la riserva interessi il territorio di più regioni, ivi comprese quelle a statuto speciale o province autonome, è comunque garantita una configurazione ed una gestione unitaria. (comma 4, art. 8, legge quadro n. 394/91). Preoccupa l'aspetto localistico della vicenda, la tendenza a confondere ciò che è ricompreso in un confine amministrativo come un possesso, un territorio con contenuti propri, da gestire in isolata autonomia dell' "ognuno per sé". Così non è e non deve essere in particolare quando si tratta di ambiente, ecosistema, paesaggio, salute, acqua, aria, suolo. Beni riconosciuti di interesse collettivo, peraltro dal 1935, come nel caso dello Stelvio. Amareggia la semplificazione e la banalizzazione culturale, su temi che non riguardano solo chi oggi ne discute, ma l'intera cittadinanza della Nazione e le generazioni future. Per questo chiediamo con forza che quanto si paventa venga riconsiderato, con senso di responsabilità, dagli enti locali e dal ministero dell'Ambiente, vigilante e garante dell'applicazione della Legge quadro sulle aree protette».