[27/12/2010] News
LIVORNO. In Sicilia, la regione del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, rischiano di chiudere le riserve naturali siciliane. Un taglio netto ai contributi della Regione, per 73 siti naturalistici di rara bellezza, mette in ginocchio aree uniche al mondo e apre al rischio di nuovi assalti a porzioni di territorio che sembravano ormai al riparo dall'abusivismo edilizio e dai cacciatori di frodo, dalla riserva Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale, nel cuore antico dell'Isola, alle Saline di Trapani, sottratte al bracconaggio e a ogni genere di speculazione, a Torre Salsa, la spiaggia nell'Agrigentino salvata dal progetto di un villaggio turistico, passando per Monte Pellegrino, nel Palermitano, e Vendicari, nel Siracusano...
A rischiare di più sono le 26 riserve gestite per conto della Regione da associazioni come Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Lipu, Cai, Gruppo ricerca ecologica, Rangers, che si sono già viste ridurre il contributo regionale del 40% e che, nel 2011, lo vedranno diminuire di un ulteriore 30%.
Angelo Dimarca di Legambiente e Giacinto Milazzo di Italia Nostra, coordinatore dei novanta lavoratori delle riserve che prestano servizio per conto delle associazioni ambientaliste, dicono con amara ironia che «È il contributo della Sicilia all'anno mondiale della biodiversità».
«Una situazione insostenibile - dice Dimarca - Tra un anno saremo passati dai 5 milioni e mezzo di euro del 2009 a un milione e mezzo scarso. Una somma che non basta neanche lontanamente a tenere in vita le riserve, a respingere le azioni di disturbo o a fronteggiare il vandalismo».
Già oggi la gestione delle aree protette siciliane è in una paralisi che coinvolge visite guidate e sorveglianza, iniziative di sensibilizzazione e di educazione ambientale, valorizzazione dei territori, conservazione degli ambienti naturali e divulgazione naturalistica. «Eppure - sottolineano le associazioni ambientaliste - la Regione potrebbe attingere a 140 milioni di fondi europei previsti per questi scopi, ma nessuno, negli uffici competente, lavora a progetti specifici».
La situazione ha anche aspetti paradossali: «Ad esempio - spiega il consigliere nazionale di Italia Nostra Leandro Janni - quello della società regionale Biosphera, cui l'Assessorato Territorio e ambiente assegna ogni anno 2,5 milioni di euro per effettuare lavori nelle stesse aree protette che rischiano la chiusura. Insomma, per salvare le ventisei riserve basterebbero 1,7 milioni di euro. Meno del contributo per Biosphera, dunque».
I tagli fatti dalla giunta "anomala" di Raffaele Lombardo hanno già colpito i 90 dipendenti delle associazioni, che da luglio non percepiscono gli stipendi da luglio e che nei giorni scorsi hanno protestato, per la quinta volta nel giro di un mese, davanti la sede dell'Assemblea Regionale, chiedendo una serie di emendamenti per salvare le oasi e i posti di lavoro. Una ventina di esperti e accademici di tutte le discipline naturalistiche, hanno lanciato un appello alle istituzioni locali per denunciare che «Le riserve naturali gestite dalle associazioni ambientaliste sono già a un passo dalla chiusura per mancanza di fondi; eppure hanno garantito in questi anni importanti risultati in diversi settori, e costituiscono spesso fondamentali presidi di legalità in contesti difficili».
Anna Giordano del Wwf, Goldman Environmental Prize nel 1998, sottolinea un altro aspetto: «Quasi sempre, dietro alla nascita di una riserva c'è una storia di contrasto alla criminalità. Dalle Saline di Trapani, preda di bracconieri e speculazioni varie, a Capo Rama, dove il riconoscimento regionale ha bloccato lottizzazioni e discariche. Un passo indietro della Regione Siciliana significherebbe far tornare in pista mafie e abusi».