
[04/01/2011] News
LIVORNO. Il ministro degli esteri ad interim dell'Iran, Ali Akbar Saleh ha assicurato che «Non sarà rinviata la connessione della centrale nucleare di Bushehr, la prima nella storia della Repubblica Islamica, alla rete elettrica nazionale dell'Iran». Saleh ha così smentito le voci che a Bushehr (Nella foto) problemi tecnici avrebbero provocato un ritardo al programma di sviluppo della centrale. L'avvio della centrale nucleare (annunciato e rinviato più volte) è previsto per febbraio. «Come abbiamo già annunciato, grazie a Dio, le ultime fasi dell'impianto nucleare stanno procedendo come previsto - ha detto il ministro direttore dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana (Oeai) a PressTV - Il caricamento del combustibile nel cuore del reattore è iniziato alla fine di ottobre. Le prove tecniche necessarie saranno portate a termine entro metà di gennaio». Il 27 novembre l'Oeai aveva annunciato che il rifornimento di carburante nucleare della centrale era stato completato e che «Tutti gli elementi di combustibile sono stati caricati dentro il reattore. Il trasporto delle barre di uranio nel bacino interno al reattore di Bushehr è stato effettuato sotto il controllo degli ispettori dell'Agenzia Onu per l'atomica (Iaea)».
Dopo 35 anni la prima centrale nucleare iraniana è pronta, un tempo di costruzione, iniziata da tecnici tedeschi, che avrebbe già dovuto portare alla chiusura di un impianto nucleare. I lavori invece furono interrotti nel 1979 con la vittoria della Rivoluzione islamica e la successiva guerra con l'Iraq, durata otto anni. Sono ripresi nel 1995, grazie ad un accordo con la Russia. Il reattore è stato attivato nell'agosto 2010, nel pieno delle accuse degli Usa e degli occidentali all'Iran (e dei russi che hanno costruito la centrale) di volerlo utilizzare per un programma nucleare militare. Oggi il portavoce del ministero degli esteri di Teheran, Ramin, ha confermato che l'Iran ha rivolto un invito agli ambasciatori di diversi Paesi aderenti all'Iaea ad effettuare un tour dei siti nucleari iraniani, prima della nuova tornata dei negoziati con il G5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) che si terranno ad Istambul a fine gennaio.
L'Iran ha invitato gli ambasciatori dei Paesi dell'Unione europea, dei Paesi del Movimento dei non allineati, dei cinque Paesi membri permanenti Consiglio di sicurezza dell'Onu e della Germania (il G5+1) e di altri Paesi "amici".
Mehmanparast ha detto durante una conferenza stampa che «L'invito agli ambasciatori stranieri a visitare i siti nucleari in Iran punta a dimostrare la sua buona volontà per quel che riguarda le attività nucleari pacifiche».
Il rappresentate iraniano all'Iaea a Vienna, Ali Asghar Soltanieh, ha proposto di fissare la data di questo tour nucleare guidato al 15 e 16 febbraio, ma alcuni giornali austriaci dicono che gli ambasciatori del G5+1 in realtà saranno solo del G5, visto che nella lista degli invitati non figura quello degli Stati Uniti d'America.
Potrebbe essere a rischio anche l'invito all'ambasciatore britannico all'Iaea, visto che I deputati del Majlis, il parlamento iraniano, hanno annunciato la formazione di un gruppo per esaminare un'eventuale rottura di rapporti diplomatici con la Gran Bretagna. Un'iniziativa sostenuta da 40 parlamentari su 290. Secondo l'agenzia stampa Irna «A decidere sui rapporti diplomatici con la Gran Bretagna è la commissione parlamentare sulla sicurezza nazionale e per la politica estera. A fine dicembre, l'Iran aveva convocato l'ambasciatore britannico a Teheran per aver accusato la Repubblica islamica di violare i diritti umani. Il Ministero degli Esteri aveva subito reagito affermando che Londra avrebbe ricevuto "una dura risposta" se non avesse smesso di interferire in questioni puramente interne».
Il capo della commissione per la sicurezza nazionale, Alaeddin Boroujerdi, non è molto d'accordo ed ha ribadito «L'importanza di analizzare meglio il piano perché dovrebbe tutelare i nostri interessi nazionali. In ogni caso, anche se il parlamento dovesse votare a favore di questa iniziativa, spetterebbe comunque al Consiglio dei Guardiani l'ultima parola».
L'Iran è in bilico tra aperture diplomatiche e minacce e recriminazioni. Secondo la radiotelevisione iraniana Irib «Il generale Masoud Jazayeri, vice capo di stato maggiore dell'esercito iraniano mettendo in guardia contro una "Guerra Ombra" mirata a isolare la Repubblica islamica ha sottolineato la necessità di rimanere vigili dinanzi a questo complotto». Jazayeri ha detto: «Abbiamo combattuto per otto anni l'invasione nemica (quella irachena sotto la dittatura di Saddam) ma la guerra contro la Repubblica islamica continua ancora, perché esiste tanta differenza tra il sistema globale amministrato dall'imperialismo e quello ideato dall'Iran». Jazayeri accusa gli occidentali per le nuove sanzioni economiche, per l'uccisione di diversi scienziati iraniani e per gli attacchi al sistema informatico che gestisce le centrifughe nucleari: «E' in atto ormai da mesi una guerra segreta al programma nucleare iraniano. Gli stessi Paesi occidentali hanno ammesso di aver fallito nei loro intenti, tutto ciò è dovuto al fatto che siamo riusciti a mantenere l'unità e sopportare le pressioni trasformando le minacce in opportunità».
E' evidente che il regime della destra teocratica iraniana punta a fare l'eroe terzomondista di una strana coalizione di "Stati canaglia" sempre più intoccabili grazie al nucleare, al petrolio, ad un forte riarmo ed alla loro posizione geopolitica che, facendo saltare qualche tessera, potrebbe provocare un effetto domino. E' l'eredità che i neo-con e George W.Bush hanno lasciato ad Obama e all'Occidente con la loro idea di imporre la democrazia del pensiero unico sulla punta delle baionette. Un gioco in parte riuscito solo grazie alla globalizzazione ma che ha seminato il mondo di Paesi "ribelli" ma zeppi di risorse o armi, fatto nascere alle porte di casa intrattabili governi di sinistra e lasciato i rimasugli del marxismo-leninismo a trasformarsi in nazional-socialismo dinastico, come nella Corea del nord e nei Paesi "occidentalizzati" dell'Asia centrale.