[13/01/2011] News

Allarme diossina...e in Germania aumentano richieste e consumi di prodotti bio italiani

LIVORNO. Da sempre gli scandali alimentari "aiutano" il biologico. Successe con la mucca pazza, accade oggi con allarme diossina. Segnala FederBio che un sondaggio dell'Istituto Emnid di questi giorni in Germania ha rilevato che quasi un terzo dei consumatori non si fida più dei prodotti convenzionali e acquista solo quelli biologici. A voltare ancora di più le spalle ai prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento convenzionali sono le persone con più di 65 anni, il 44% delle quali intende d'ora in poi acquistare solo prodotti biologici.

Ciò che fa la differenza tra un prodotto della Gdo e uno biologico è che quest'ultimo è controllato e certificato da un sistema riconosciuto a livello internazionale, non prevede l'impiego di farine animali, né  additivi chimici e di farmaci di sintesi nell'alimentazione dei capi. Una caratteristica questa che evita a monte l'attuale questione della contaminazione da diossina, permettendo così ai consumatori di poter scegliere tra prodotti sicuri e garantiti.

L'Italia è leader in Europa per la produzione di uova biologiche e secondo le elaborazioni di FederBio circa il 15% della produzione italiana viene esportata in Germania, con un incremento nelle ultime settimane di oltre il 70%. Questa significativa percentuale di aumento è dovuta in buona parte, secondo la Federazione, alla creazione di nuovi allevamenti di galline ovaiole anche da parte di importanti operatori del settore avicolo nazionale che finora non avevano avviato programmi di produzione biologica, dunque la situazione del mercato tedesco sta determinando una ricaduta positiva sul settore bio italiano.

«La reazione dei consumatori in Germania - da sempre maggior mercato estero per le produzioni alimentari italiane, non solo biologiche - allo scandalo diossina sta comportando una crescita importante degli acquisti di prodotti biologici. - commenta Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio - Il settore sta rispondendo con efficienza a questo aumento della domanda , con la sola eccezione del comparto avicolo: in questi anni la zootecnia biologica in Italia è stata penalizzata da scelte ideologiche sul versante normativo e dalla totale assenza di una strategia di crescita nell'ambito dei piani di sviluppo rurale regionali. Da tempo FederBio chiede al Ministero e alle Regioni di condividere un piano d'azione dedicato alla zootecnia biologica: è una vera follia non sviluppare la zootecnia in un Paese dove quasi il 70% della superficie biologica è foraggiera e cerealicola. Quello che sta accadendo in Germania, che dimostra come ci siano molte opportunità non solo per le imprese già certificate bio, ma anche per i comparti oggi in crisi, come quello dei suini, che potrebbero avviare la riconversione produttiva, rende questa nostra richiesta più che mai attuale, nel contesto di una strategia nazionale che deve puntare decisamente alla sostenibilità e alla qualità delle produzioni animali. Le produzioni tipiche e la tracciabilità da sole non bastano più».

Vedremo poi come sempre che cosa accadrà a scandalo dimenticato. Di solito in molti tornano alle vecchie abitudini, ma ogni volta il biologico cresce un po'. La speranza non è tanto che l'agricoltura torni interamente ad essere biologica, sappiamo che è un'utopia, ma che cresce sempre più e che contemporaneamente spinga la grande distribuzione a migliorare la qualità dei suoi prodotti. L'avanzare del biologico, in un'economia di mercato, spinge (dovrebbe spingere) infatti gli altri a scegliere la via della qualità.

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