
[14/01/2011] News
LIVORNO. Gli scienziati di diverse importanti istituzioni - il Goddard institute for space studies della Nasa (Giss), Il National climatic data center della Noaa (Ncdc), l'Agenzia meteoerologica del Giappone e il Met office hadley centre britannico - hanno confrontato i loro dati e sono d'accordo che il 2010 è stato l'anno più caldo. L'anno scorso è stato anche il più piovoso in termini di precipitazioni medie globali, secondo il Global historical climatology network, che raccoglie i dati meteorologici provenienti da organizzazioni di tutto il mondo.
E' la conferma dell'annuncio dato il 12 gennaio da Giss/Nasa e Ncdc/Noaa che il 2010, insieme al 2005, è stato l'anno più caldo nei 131 anni in cui si sono raccolti dati sulla temperatura. Ma lo stesso Giss si chiede: «Quanto conta la classifica di un singolo anno? «Non più di tanto - risponde James Hansen, direttore dello stesso Giss a New York City - Nell'analisi del Giss, per esempio, il 2010 differisce dal 2005 per meno di 0,01°C (0,018°F), una differenza così piccola che le temperature di questi due anni sono indistinguibili, data l'incertezza del calcolo. Nel frattempo, il terzo anno più caldo, il 2009, è così vicino al 1998, al 2002, al 2003, al 2006 ed al 2007, con la differenza massima tra gli anni che è di un mero 0,03°C, che tutti e sei anni sono praticamente uniti. Anche per il prossimo da record come il 2010 il contesto più ampio è più importante di un solo anno. Certo, è interessante che il 2010 sia stato così caldo, nonostante la presenza de La Niña ed un sole incredibilmente inattivo, due fattori che hanno un'influenza sul raffreddamento del pianeta, ma le tendenze decennali sono molto più importanti della classifica di tutti i particolari anni presi in considerazione».
Uno dei problemi per stilare una classifica annuale, piuttosto che la tendenza a lungo termine, è che le classifiche dei singoli anni differiscono spesso nelle analisi delle temperatura più seguite di Giss, Ndc e Met office, una situazione che può generare confusione. Per esempio secondo il Giss il 2005 era stato l'anno più caldo, per il Met office o il record spettava al 1998. La discrepanza è servita agli eco-scettici ad alimentare l'errata percezione che i risultati dei tre gruppi differiscono fortemente e che contengono grandi quantità di incertezza, ma anche a dire che il global warming si è fermato nel 1998.
Hansen sottolinea che «In realtà, nulla potrebbe essere più lontano dalla verità» e il suo collega Reto Ruedy, che lo aiuta ad analizzare le temperatura della superficie terrestre sottolinea: «Le temperature globali hanno continuato ad aumentare costantemente. I tre documenti ufficiali variano leggermente a causa delle sottili differenze nel modo in cui si analizzano i dati, ma sono straordinariamente bene d'accordo. Tutti e tre i records mostrano picchi e valli che variano in virtual sync l'uno con l'altro dal 1880. Tutti e tre dimostrano un riscaldamento particolarmente rapido negli ultimi decenni. E tutti e tre dimostrano che l'ultimo decennio è il più caldo degli instrumental record».
Le ragioni per le piccole discrepanze che esistono tra i dati delle tre grandi istituzioni scientifiche sono diverse: la più importanze sono le "sottigliezze" nel modo in cui gli scienziati di ciascun istituto gestiscono le aree del mondo dove le stazioni di monitoraggio della temperatura producono scarse differenze. Mentre nei Paesi sviluppati esiste una fitta rete di stazioni meteorologiche e di apparecchiature per il monitoraggio della temperatura, queste sono scarse in alcune parti dell'Amazzonia, dell'Africa, dell'Antartide e dell'Artico. Nell'Artico, in particolare, per l'assenza di terre emerse ci sono ampie zone senza stazioni meteorologiche.
Met office e Ndc tengono fuori dalle loro analisi le zone del Mar Glaciale Artico prive di stazioni di rilevamento, mentre Giss colma le lacune con dati provenienti dalle stazioni a terra più vicine, fino ad una distanza di 1.200 km. «In questo modo - dicono i ricercatori della Nasa - l'analisi Giss raggiunge una copertura quasi totale nella regione artica. Ma entrambi gli approcci pongono problemi. Per non esporre a contestazione i dati il Met office presuppone che le aree senza stazioni abbiano un riscaldamento pari a quello medio di tutto l'emisfero settentrionale, un valore che le misurazioni satellitari e sul campo suggeriscono che sia troppo basso, dato il tasso di perdita di ghiaccio marino artico. D'altronde l'approccio del Giss può sovrastimare o sottovalutare l'Arctic warming. «Non c'è dubbio che le stime del riscaldamento dell'Artico sono incerte e che dovrebbero essere considerate con cautela - dice Hansen - Tuttavia, il rapido ritmo di ritiro del ghiaccio artico lascia pochi dubbi sul fatto che le temperature nella regione sono in forte aumento, forse più veloce di quanto noi presumiamo nella nostra analisi».
Un altro motivo delle differenze tra i dati dei tre istituti riguarda il "base period" che ogni gruppo di ricercatori utilizza per calcolare le variazioni della temperatura globale. Con le analisi Giss non è possibile calcolare la temperatura assoluta media di superficie perché le stazioni meteorologiche non sono distribuite abbastanza uniformemente in tutto il mondo per offrire misure significative. «Gli scienziati calcolano invece una misura relativa chiamata "temperature anomaly" per controllare se le temperature globali stanno cambiando - spiega il Giss - Per calcolare le anomalie della temperatura gli scienziati confrontano le temperature medie su un qualsiasi periodo di tempo, un mese o un anno, per esempio, con una media di lungo periodo, o periodo di riferimento. Il "base period" serve come punto di riferimento rispetto al quale può essere rintracciato il cambiamento climatico».
Giss/Nasa, Ncdc/Noaa e Met office utilizzano tutti questo stesso approccio, ma non tutti usano lo stesso "base period". Il Giss utilizza un periodo di base dal 1951 al 1980. Il Met Office 1961 - 1990 e l'Ncdc l'intero XX secolo. Le temperature medie durante i "base period" di Giss e Ncdc sono circa le stesse, ma il periodo di riferimento utilizzato dal Met office è leggermente più caldo rispetto a quello degli americani. «Questo significa che i valori numerici delle anomalie di temperatura sono diversi per le tre analisi - sottolinea il Giss - Tuttavia, la scelta del periodo base non dovrebbe avere alcun effetto sulla classifica dei diversi anni sull'entità del global warming nel corso del secolo passato. Invariabilmente, ogni anno c'è una grande attenzione sui centri per la classifica, ma è fondamentale concentrarsi sui trend lunghi decennali, che contano di più. In quel lasso di tempo, i tre record sono inequivocabili: l'ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato. Non è particolarmente importante se il 2010, il 2005 o il 1998 siano stati l'anno più caldo mai registrato, è la tendenza di fondo che è importante».
Le temperature globali sono state sopra la media del XX secolo per 34 anni consecutivi. Le analisi di Noaa e Nassa hanno rilevato un aumento di circa 1,34 F della temperatura media superficiale globale 1951-1980 , il trend a lungo periodo dimostra che il clima si è riscaldato di circa 0,36 F per decennio dal 1970. «Se continua la tendenza al riscaldamento, come è prevedibile, se i gas a effetto serra continuano ad aumentare, il record del 2010 non resterà a lungo - dice Hansen - La temperatura globale sta aumentando in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni, come nei precedenti due decenni, nonostante le variazioni di temperatura dell'oceano tropicale associate di anno in anno al ciclo di El Niño-La Niña». Invece l'inverno freddissimo che ha colpito il nord Europa potrebbe essere stato influenzato dal calo della banchisa polare artica ed entrambi i fenomeni (insieme al cambiamento dei venti artici) potrebbero essere collegati all'innalzamento delle temperature alle latitudini più settentrionali. Il nordest del Canada a dicembre ha avuto temperature di 18°F più calde del normale ed anche negli Usa, nonostante le nevicate record, il 2010 è stato uno degli anni più caldi.
Jim Hurrell, un ricercatore del National center for atmospheric research di Boulder, in Colorado, sottolinea che «Nonostante la variabilità di anno in anno, tutto questo continua a dimostrare che siamo ancora in un periodo estremamente caldo della storia della Terra. Le emissioni antropiche prodotte dei combustibili fossili stanno contribuendo al cambiamento climatico». E Daniel J. Weiss, responsabile climate strategy del Center for american progress, un influente think tank liberal Usa, conclude: «Speriamo che questi nuovi dati possano finalmente convincere i negazionisti climatici del Congresso che il global warming è reale e che è urgente agire. Respingere questa ultima prova è come ignorare le strane macchie su una radiografia del torace e continuare a fumare».